La Peste Nera. Una delle più terribili disgrazie che abbiano mai flagellato l’umanità. Per mettere tutto in prospettiva, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, combinate, reclamarono la vita di 150 milioni di persone quando la popolazione mondiale era di 2.3 miliardi, ovvero un 6%. La Peste causò la morte di 100 milioni di persone, nel quattordicesimo secolo, quando si supponeva che la popolazione mondiale fosse di 450 milioni, effettivamente falciando il 22% dell’intera popolazione mondiale. Sono serviti due secoli affinchè il mondo si riprendesse da questa terribile tragedia. Assolutamente spaventoso, terrificante.

Probabilmente non conoscete Asobo Studio, gli sviluppatori francesi dietro questo gioco. E non potremmo nemmeno farvene una colpa, visto che per la maggior parte, hanno sempre lavorato a titoli third-party. A Plague Tale: Innocence (APTI da ora) è il loro primo lavoro indipendente, ed è paradossalmente la miglior cosa che potesse capitare, sia a loro come studio, sia a noi come videogiocatori: un IP nuovo di zecca, uno sviluppatore sconosciuto, una nuova premessa mai usata in nessun altro gioco, e nessun hype mediatico. Una tavolozza vergine, su cui dipingere una nuova avventura.

Francia, quattordicesimo secolo. Amicia De Rune, giovane nobildonna di una importante casata, è con il padre durante una battuta di caccia. In quel momento, il loro cane viene improvvisamente trascinato verso il sottosuolo da qualcosa di sconosciuto. Colti dal panico, corrono a perdifiato verso la tenuta di famiglia, dove una nuova minaccia li attende: nientemeno che l’Inquisizione, alla ricerca del fratello di Amicia, Hugo, per motivi non meglio identificati. Questo è il pretesto che darà il la a una delle avventure migliori che ci sia capitato di giocare negli ultimi anni, una storia scritta con una sensibilità esemplare, dove il rapporto tra questi due fratelli nasce, si evolve, e culmina facendoli diventare a tutti gli effetti uno dei migliori duo dell’industria videoludica. Amicia sarà sorella, madre improvvisata, padre all’occorrenza, mentre Hugo sarà, o diventerà senza dubbio, la vostra maggiore preoccupazione, volenti o nolenti, tanto sarà ben caratterizzato il personaggio. Sarà adorabile (complice anche l’ottimo voice-acting di Logan Hannan), vi farà disperare, vi terrà il broncio, e sarà in grado di scaldarvi il cuore per gesti di innocente, ingenua bontà disseminati per tutto il gioco. Sublime.

Sublime come sarà, onestamente un po’ sorprendentemente, il comparto più squisitamente tecnico del gioco. Ammettiamo, con un lieve rossore sulle guance, di esserci fermati ben più di quanto vorremmo ammettere ad osservare i dettagli che costellano l’intera esperienza. Dalle viuzze dei borghi medievali ai campi di battaglia, da stalle ed edifici di ogni guisa a strade secondarie fangose costeggianti un ruscello, APTI sarà una continua fonte di stupore, considerata la natura “quasi-indie” del titolo. C’è una sorta di poesia in ogni location visitabile, specialmente in quelle bucoliche, dove graziose costruzioni di mattoni si stagliano, coperte di vegetazioni, contro cieli dalle tinte quasi surreali, al punto di dare l’impressione di muoversi dentro a un dipinto. I ragazzi di Asobo Studio hanno fatto un lavoro di ricerca assolutamente monumentale per il titolo, e tutto questo è stato reso ottimamente nel gioco vero e proprio. E’ chiaro, ci sarà ogni tanto l’occasionale indecisione grafica: alcune espressioni dei personaggi ci hanno lasciato un po’ perplessi, così come abbiamo constatato l’occasionale glitch o clipping, e parimenti qualche strana animazione, in particolare quando Hugo verrà a prendere per mano Amicia, ma tutto questo non è riuscito minimamente a detrarre dal piacere provato durante il test.

A livello sonoro siamo sulla stessa linea d’onda di quello visivo. Olivier Derivière, che i nostri lettori conoscono già per le lodi sperticate che abbiamo lanciato verso la colonna sonora di Streets of Rage 4, compone in questo APTI quella che forse può considerarsi come la sua opera migliore. Dalle dolci melodie che costellano le fasi più calme ed esplorative, a quelle più sincopate e terrificanti durante le fasi di fuga o, peggio ancora, durante l’incontro con la manifestazione fisica della Peste Nera, il lavoro di Derivière convince sempre. Nota di merito anche per il doppiaggio, recitato con perizia e per la maggior parte credibile, specialmente se si considera l’età dei due doppiatori principali (sia Hannan che Charlotte McBurney. NdSpike).

Il gameplay di APTI è forse dove Asobo Studios ha giocato la carta della “sicurezza”. Il gioco è fondamentalmente uno stealth game, con alcune variazioni sul tema, derivanti in maggior parte dal fatto di avere un partner per l’intera durata del gioco, e soprattutto derivante da quello che sarà il vostro principale nemico: La manifestazione fisica della Peste, i ratti. Questi piccoli roditori infatti, saranno il vettore della più terrificante pandemia mai accaduta, e verranno rappresentati nel gioco come questa fiumana di piccoli corpi impazziti e febbricitanti, con occhi iniettati di sangue. Quello che comporterà per il giocatore sarà che a conti fatti, ogni singolo incontro con questo nemico sarà una sorta di enigma, in quanto i maledetti (letteralmente? NdSpike) roditori saranno terrorizzati dal fuoco, l’unica cosa in grado di tenere i personaggi al sicuro. In ogni incontro si dovrà quindi cercare di incendiare qualcosa per aprirsi un varco e proseguire, oppure usare esche di diverso tipo (prosciutti, corpi impiccati, corpi vivi, ecc.) per distrarre i piccoli demoni. Ci è piaciuta moltissimo questa meccanica, implementata veramente bene. Per il resto, Amicia sarà equipaggiata con una fionda (Migliorabile, così come altre parti d’equipaggiamento) e potrà usarla per i modi più svariati: dal distrarre i nemici al colpirli (a morte), dall’accendere torce e lanterne ad altre funzioni che sbloccherete giocando. Come già detto, il gameplay di APTI è quello di uno stealth game, dovrete nascondervi, distrarre nemici e trovare il modo per proseguire. Preparatevi però a dover ricaricare più volte i vostri salvataggi, perchè nè Amicia nè Hugo saranno in grado di difendersi, se scoperti (sono ragazzini, in fin dei conti. Ha senso. NdSpike). Non nascondiamo che alle volte, specie nelle fasi più avanzate, abbiamo trovato questa cosa un po’ frustrante.

Tirando le somme, abbiamo veramente adorato questo A Plague Tale: Innocence. Un gioco che ci ha attratto inizialmente per l’ambientazione inusuale, e ci ha tenuti incollati allo schermo per tutta la durata dell’avventura di Amicia e Hugo, grazie a una cura speciale ricevuta in ogni comparto. Dalla grafica dettagliata ed evocativa, alla caratterizzazione dei personaggi, alla trama ben scritta (complice anche un pizzico di sovrannaturale, per dare quell’extra in più), APTI è un gioco che ci consigliamo di giocare a chiunque, specialmente in virtù del fatto che, a differenza di titoli ben più blasonati, non sarà nè troppo lungo nè troppo corto, ma della durata giusta.
Ricordatevi, “di più” non è sinonimo di “meglio“.

POWER RATING:
8.5/10
“A Plague Tale: Innocence è un titolo che consigliamo di giocare a chiunque, una piccola gemma.”

PRO:
-Graficamente dettagliatissimo
-Level-Design incredibile
-Trama e caratterizzazione dei personaggi d’alto livello

CONTRO:
-Qualche piccolo bug occasionale
-Frustrante in alcune parti

-Codice review fornito dal Publisher
-Testato su PS4Pro

Una replica a “A Plague Tale: Innocence – PS4, XOne Review”

  1. […] il brodo. Come già abbiamo detto nella recensione di A Plague Tale: Innocence (La trovate qui: https://powerwave83.art.blog/2020/07/03/a-plague-tale-innocence-ps4-xone-review/ ) continuamo a essere ostinati sostenitori della teoria secondo la quale “di più non […]

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