E’ di pochi giorni fa l’ufficializzazione della chiusura (messa in liquidazione) di Ubisoft Italia Spa, braccio del colosso Francese con sede a Montreuil.
Localizzata ad Assago (Milano), Ubisoft Italia Spa è l’ennesima vittima del piano relativo a tagli e ridimensionamento messo in atto dalla sede centrale. Prima di lei infatti, ci fu la chiusura definitiva della sede Polacca, seguita a ruota da quella della filiale del Benelux. Ora, all’inizio di marzo Ubisoft Spa, controllata al 100% dalla multinazionale con sede a Montreuil, alle porte di Parigi, ha comunicato la cessazione definitiva delle attività della filiale commerciale in Italia, facilmente confermabile tramite una semplice Visura Camerale. Purtroppo, questa notizia si porta dietro anche il conseguente licenziamento delle 14 persone attualmente impiegate, già vittime, anche loro, di un precedente ridimensionamento in termini di organico. In questo mare di brutte notizie, un faro di luce: rimane fortunatamente indenne lo studio di sviluppo dietro agli ottimi Mario + Rabbids, ovvero Ubisoft Milano.
Non è la prima volta, tra l’altro, che la sede Italiana subisce drastici ridimensionamenti. Citiamo i colleghi di WIRED:
“Ubisoft sta soffrendo. Le azioni sono in calo da cinque anni, molto lontane dalla soglia dei 100 euro sfondata a luglio 2018. Oggi viaggiano sui 22-23 euro, dopo uno scivolone dei 27 a cui si attestavano a gennaio. Proprio all’inizio del 2023 l’azienda ha comunicato una revisione al ribasso dei suoi obiettivi finanziari. Per il terzo trimestre 2022-2023 l’obiettivo di net booking (equivalente al fatturato) è stato ridotto a 725 milioni di euro, rispetto ai precedenti 830 milioni, a causa della performance inferiore al previsto di Mario+Rabbids: Sparks of Hope e Just Dance 2023, altro titolo di punta del gruppo. Sulla scia di un contesto negativo Ubisoft ha anche rinviato l’uscita del gioco Skull and Bones all’inizio del 2023-2024.”
Dopo l’uscita dell’articolo di Wired, Ubisoft ha rilasciato una posizione ufficiale:
“Ubisoft sta lavorando a una riorganizzazione strategica delle filiali di business europee. Il processo è in corso e non abbiamo dettagli da condividere in questo momento”. Ubisoft precisa poi che lo studio di Milano, “come parte della rete di studi di sviluppo, non è toccato dalla predetta riorganizzazione”.

Quanto riportato sopra, traduciamo noi, è fondamentalmente “legalese” (quel meraviglioso idioma creato per dare in egual misura pomposità e rendere indecifrabili le comunicazioni) per far passare un messaggio sulla falsariga di “Non siamo alla canna del gas ma quasi, e stiamo tappando i buchi alla bell’e meglio“. Ora, noi di PW83 ci chiediamo: dobbiamo davvero mantenere una espressione stupita e far finta di cadere dalle nuvole, come si usa dire, mentre scriviamo tutto questo? Dobbiamo come al solito fare “gli italiani” e nasconderci dietro un dito, far finta che queste cose non fossero già nell’aria? Guardiamo il remake di Prince of Persia: annunciato, rimandato, spostato ad un altro team e ora nel limbo. Guardiamo ora Beyond Good & Evil 2, ormai una barzelletta del web: confermato, annunciata la data di uscita più volte, e caduto nel dimenticatoio altrettante. Ancora? Skull and Bones: fedele al copione riportato giusto un paio di righe fa. Rayman, la mascotte dell’azienda? Spremuta fino all’osso e dimenticata. Non solo, non dimentichiamoci che Ubisoft, sempre nell’ottica del risanamento, chiuse l’anno scorso i server per più di 90 giochi, senza indicare una qualsivoglia motivazione. Ubisoft, come azienda e come riportato sopra, se la sta passando male, malissimo. E a ben vedere, se l’è anche cercata. Ha munto il franchise di Assassin’s Creed fino a farlo diventare l’ombra di sé stesso, con uscite a cadenza annuale una meno ispirata dell’altra (si é risollevata con Origins e Odyssey, ma ormai il danno era bello che fatto, come dimostrato dai pareri contrastanti su Valhalla). Non ha ascoltato la sua fanbase, negandole quanto chiedeva. Un esempio? Il bel For Honor, forse uno dei pochi azzardi che la Casa francese ha preso. I fan chiedevano una modalità Storia a giocatore singolo che non fosse una pagliacciata come quella inserita nel gioco base, e Ubisoft ha pensato bene di continuare imperterrita con non si sa quante stagioni (7? 9?) per la componente multiplayer.
In un mercato come quello attuale, dove il trait-d’union tra sviluppatori e fan non è mai stato così sottile, ignorare apertamente le richieste della community è un pessimo modus-operandi. Rimaniamo in attesa di vedere cosa riserverà il futuro per il colosso Francese, perché per uscire da questa situazione, ovvero lenire la perdita finanziaria ma soprattutto riguadagnare la fiducia dei fan, servirà uno sforzo immane.
Vi lasciamo con la recensione del divertente, ma anch’esso ormai totalmente abbandonato dalla player-base, Tom Clancy’s Rainbow Six Extraction, che potete leggere CLICCANDO QUI.
Ci siete andati soffici come una piuma.
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