Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da crim Inc.
-Versione Testata: Nintendo Switch

-Disponibile per: Nintendo Switch (HD Remaster), Xbox 360, PC (originale)

Il controverso El Shaddai: Ascension of the Metatron fa il suo ritorno 13 anni dopo la pubblicazione originale, nella forma di un Remaster in HD

Gli anni in cui Xbox 360 e PlayStation 3 regnavano incontrastate hanno, pur in misura nettamente inferiore rispetto alle precedenti generazioni di console, portato diversi titoli interessanti sul mercato. Capite bene, però, che “interessanti” é un aggettivo dalle molteplici implicazioni, spazianti dal significato della parola in termini letterali (ergo, giochi davvero interessanti. NdR), a concetti meno lusinghieri nella stessa misura in cui, descrivendo una persona, si userebbe il cliché del “é un tipo“. El Shaddai: Ascension of the Metatron, non si riuscirebbe a categorizzare in nessuno di quei due estremi proprio per la sua natura altalenante tra picchi di eccellenza ed abissi di mediocrità. Ora, tredici anni dopo la sua pubblicazione originale, crim lo porta ancora una volta sul mercato in una versione HD Remastered per Nintendo Switch.

Non ce ne vogliano i fan più hardcore della console ibrida Nintendo (noi stessi ne facciamo parte. NdR), ma il concetto stesso di HD Remaster ci fa alzare un sopracciglio sulla piattaforma scelta per questa operazione. Anche i sassi sono a conoscenza del fatto che i punti di forza di Nintendo Switch sono ricercabili in tutt’altri parametri al di fuori di quello della pura potenza di calcolo, quindi, in base a questo ragionamento, la domanda ci é sorta spontanea: “per quale motivo realizzare una versione graficamente più lussuosa del gioco, scegliendo come target la console meno potente sul mercato?” E’ un discorso di licenze di pubblicazione, e Nintendo é più accomodante rispetto a Sony o Microsoft? Oppure in futuro dovranno uscire versioni veramente HD, e al momento non c’è ancora un comunicato stampa ufficiale? Non ne abbiamo sinceramente idea, queste sono solo congetture, ma l’intero concetto dietro a questa operazione ci ha lasciato con tante domande.

Ora, disquisizioni etico/filosofiche a parte, andiamo a vedere il gioco in sé. Di base, El Shaddai è un gioco d’azione simile a molti titoli hack-and-slash oggi sul mercato: pensate a giochi come Devil May Cry, Bayonetta, Metal Gear Rising, i primi God of War, Dante’s Inferno… bene, il concetto é quello. Il punto é che in El Shaddai sono inseriti diversi colpi di scena che lo distinguono dai suoi competitor, regina su tutti la sua trama. Ascension of the Metatron ruota attorno al Libro di Enoch, un’antica scrittura ebraica che la maggior parte delle sette religiose non considera canonica alla Bibbia. È una storia di alta caratura, sulla carta, ma è anche lì che le cose iniziano a crollare come un castello di carte quasi immediatamente. Il gioco espone la sua storia male, interrompendo costantemente il gioco con spiegazioni e descrizioni insignificanti di eventi e personaggi nebulosi. Come menzionato dal gioco stesso durante l’introduzione, l’ordalia di Enoch potrebbe avvenire 360.000 anni fa, 14.000 anni fa, forse ieri o forse domani. A confermare ulteriormente questa confusione terribile, la vostra principale forma di assistenza arriverà sotto forma di Lucifel, nientemeno che il Lucifero pre-caduta dal Paradiso, che fungerà da principale tramite tra voi e Dio. Lucifel, oltretutto, sarà in grado di parlare con Dio al cellulare, guiderà una motocicletta e indosserà una giacca di pelle. Questo perché, a quanto pare, può viaggiare nel tempo. Il punto della questione é un altro: la trama di El Shaddai non sarà mai perfettamente chiara, e questo, in virtù dei temi trattati, è un grosso problema.

Problema che ci porta, per consecutio-temporum, a dover parlare immediatamente di un’altra debolezza del titolo. Come ripetiamo in continuazione, il gameplay è fondamentale e in buona misura quello di El Shaddai lascia molto a desiderare. Esteriormente, El Shaddai ha le caratteristiche di un gioco d’azione in terza persona abbastanza profondo, che richiede l’uso di combo e varie armi per far sì che il giocatore progredisca nella dozzina di capitoli componenti la trama. Ma qui stiamo parlando solo di finta profondità. El Shaddai è innegabilmente un button-masher e, anche se potreste sicuramente utilizzare alcune combo e abilità, per quale motivo dovreste sforzarvi se il gioco non vi obbliga mai a farlo? Potreste semplicemente schiacciare il tasto di attacco fino alla nausea, bloccando saltuariamente qualche attacco nemico o effettuando qualche schivata. Con l’eccezione di alcune battaglie contro i boss che diventeranno leggermente più complicate del solito, queste tattiche di base saranno ben più che sufficienti per terminare il gioco.

Un altro grosso problema con il gameplay di El Shaddai è qualcosa che in realtà avrebbe dovuto essere una delle sue caratteristiche più interessanti: l’enfasi sul furto delle armi nemiche e sul loro utilizzo per sfruttare i punti deboli. Bello sulla carta, non fosse che il gioco ha solo tre armi di cui parlare (Arch: una sorta di spada, Veil: una coppia di guanti per il corpo a corpo, e Gale: un attacco a lungo raggio. NdR) e rubarle e usarle ancora e ancora diventerà purtroppo molto ripetitivo, molto velocemente. Sebbene nei primi capitoli sia divertente cercare di capire i punti deboli dei nemici, diventerà presto evidente cosa funziona su chi, e combattere si trasformerà in un compito via via sempre meno divertente. Male, per un gioco di questo genere.

Un ultimo problema relativo al gameplay degno di nota è la completa mancanza di un HUD su schermo. Anche se si tratta di una scelta progettuale tutt’altro che unica nel mondo dei videogiochi (Dead Space ne ha fatto un marchio di fabbrica. NdR), la filosofia no-HUD di El Shaddai è davvero problematica. Ci sono molte meccaniche in gioco in El Shaddai che semplicemente non potrete vedere durante il vostro primo playthrough, incluso un misuratore di punti, un sistema di potenziamento che vi consente di usare attacchi speciali e persino un indicatore che governa la vostra capacità di tornare in vita dopo essere morti. Ma l’unico suggerimento che riceverete dal gioco sulla vostra salute generale sarà lo stato della vostra armatura. E ricordate quando poche righe fa abbiamo scritto che non potrete vedere l’HUD durante la vostra prima partita? Questo perché una volta completato El Shaddai, potrete rigiocarlo con un HUD. Sul serio. Dovrete completare il gioco una volta e poi trovare il coraggio di giocarci di nuovo. Siamo assolutamente sconcertati da una scelta progettuale così terribile.

Se ricordate però, prima abbiamo menzionato come questo El Shaddai fosse un gioco diviso tra picchi di eccellenza e altre cose meno positive. Avendo smarcato la problematica relative a queste ultime (trama, combattimenti, e HUD, per chi non fosse stato attento. NdR), possiamo ora parlare dei punti di forza del titolo. El Shaddai è un gioco bellissimo che a volte sconfina nell’assolutamente sorprendente. Sebbene non sia graficamente superiore a qualsiasi altro gioco sul mercato di per sé, vanta comunque un design impressionante diverso da qualsiasi cosa abbiate mai visto prima, con temi in costante cambiamento e palette di colori che mantengono le cose fresche. Uno dei primi livelli darà l’idea di essere all’interno di una sorta di fuoco d’artificio vivente. Un altro vi presenterà sezioni platform 2D che sembrano uscite da Loco Roco. Un livello sottomarino in qualche modo non è un problema (MIRACOLO! NdR). Anche all’interno dei livelli, le cose cambieranno spesso. Per farvi capire, l’idea che un personaggio biblico viaggi in una città futuristica è in qualche modo uno dei livelli meno interessanti da guardare. Anche se il design dei personaggi rasenta il ridicolo e i design dei nemici sono ripetitivi e banali, gli ambienti in cui combatterete saranno l’esatto opposto. Anche la colonna sonora è fantastica, con alcuni brani davvero epici.

Tirando le somme, anche tredici anni dopo la pubblicazione originale e in virtù dei miglioramenti introdotti in questo Remaster, quantificabili in una migliore pulizia grafica, miglior framerate, due DLC e tempi di caricamento ridotti, El Shaddai si conferma un gioco con una scissione tra pregi e difetti misurabile in un 50/50 praticamente perfetto: ogni punto positivo in grado di elevare l’esperienza é semplicemente trascinato a terra da qualcosa realizzato in maniera superficiale, con l’unico risultato di rendere semplicemente mediocre un gioco che sulla carta avrebbe avuto il potenziale per tenere testa ai grandi nomi del genere. El Shaddai: Ascension of the Metatron HD non é brutto, ma semplicemente non é bello quanto avrebbe meritato.

POWER RATING:
5.0/10

“Oggi come allora, El Shaddai si conferma un titolo dalle due facce: Tanto bello e visionario quanto confuso e disorientante, tanto accessibile quanto piatto, l’opera di Crim rimane comunque interessante, per quanto minata da difetti gravi e lampanti. ”

PRO:
+ Trama di gioco concettualmente intrigante
+ Gameplay accessibile
+ Artisticamente superlativo
+ Superba colonna sonora

CONTRO:
– La trama é esposta in maniera confusa e disorientante
– Gameplay piatto e poco ispirato
– Le meccaniche del gameplay vengono a noia abbastanza presto
– Nessun tipo di HUD nel primo playthrough. Capiamo il voler stilizzare l’esperienza, ma é una scelta terribile.

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