Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da NIS America / PLAION
-Versione Testata: PlayStation 5

-Disponibile per: PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, PC (Steam)

Maghi e Streghe che si danno guerra nel cuore di Shibuya? Le premesse dell’ ultima produzione di Furyu/NIS America sono ottime!

Reynatis, sviluppato da FuRyu e pubblicato da NIS America, è stato un gioco che ci ha intrigato sin dal primo comunicato stampa pervenuto in redazione. Personaggi super cool che se le danno di santa ragione utilizzando magie e incantesimi per le strade di Shibuya? “Decisamente interessante” abbiamo pensato, “speriamo che anche il resto sia all’altezza della premessa!“. Non era finita, perché mano a mano che i comunicati stampa arrivavano in redazione, venivamo a conoscenza che il gioco avrebbe avuto alle spalle una sorta di dream-team del mondo videoludico: Kazushige Nojima (Final Fantasy VII) avrebbe scritto la trama mentre l’immensa Yoko Shimomura avrebbe curato la colonna sonora (CLICCATE QUI per capire di chi stiamo parlando). Oggi, siamo qui per raccontarvi se tutto questo potenziale ben di Dio videoludico é effettivamente riuscito a lasciare il segno.

Questo nuovo action RPG è uscito per la prima volta su Switch in Giappone a giugno 2024 e ora, tre mesi dopo, é disponibile anche fuori dai confini nipponici. Vorremmo dire che è motivo di festa, ma per quanto allettante possa sembrare un gioco che vanta alcuni degli stessi talenti chiave e basi di gioco di alcuni dei più amati franchise d’azione di Square Enix, riteniamo che questa nuova produzione avesse bisogno di più tempo in forno. A noi, sia chiaro, continua a piacere nell’ottica del “guilty pleasure“, ma sappiamo che in tanti non la penseranno allo stesso modo.

Vediamo la trama. Reynatis è ambientato nel vivace quartiere di Shibuya, Tokyo, ma è un posto molto diverso da quello che conosciamo. In questa versione, la magia è reale, molto pericolosa e temuta dalla popolazione non magica. Gli utilizzatori di magia nascondono le loro abilità o si uniscono a un’organizzazione governativa chiamata M.E.A. per dare la caccia a streghe e maghi ribelli. La storia segue due serie di personaggi, la prima guidata da Sari Nishijima, un membro dell’agenzia governativa M.E.A. che cerca di rintracciare la fonte del rubrum, una droga che crea dipendenza e che può trasformare i suoi utilizzatori in mostri; e la seconda guidata da Marin Kirizumi, un mago ribelle che aspira a diventare il più forte di tutti e liberarsi dall’oppressione del governo. I capitoli si alternano tra loro fino a quando le loro storie, inevitabilmente, si andranno ad intrecciare.

La trama, così come tutto il discorso relativo alla mitologia di gioco ed al world-building (ovvero la concettualizzazione e l’adattamento dei vari elementi “extra” nell’ottica del loro inserimento in-game) é davvero intrigante, ed é un peccato che poi il gioco si vada a perdere in altri dettagli, mandando all’aria quanto di buono abbiamo potuto analizzare finora. Il gameplay di Reynatis è diviso tra esplorazione e combattimento. Nelle battaglie, prenderete il controllo di Marin, Sari e di un certo numero di altri personaggi giocabili. Ognuno ha un distinto attacco magico standard, insieme a due attacchi speciali assegnabili.

Ciò che distingue principalmente Reynatis è la possibilità di passare da una modalità di combattimento all’altra. In modalità Liberazione, i personaggi esercitano le loro abilità magiche e consumano MP con gli attacchi. In modalità Soppressione, non possono attaccare ma possono eseguire schivate speciali che consentono loro di recuperare rapidamente MP, contrastare attacchi nemici mortali e persino rallentare il tempo per ottenere diversi vantaggi. Una solida evasione è tanto cruciale quanto un solido attacco in Reynatis, e padroneggiare entrambe le tattiche è la chiave del successo.

Sebbene siano presenti alcune particolarità intriganti nel sistema di combattimento di Reynatis, è in definitiva piuttosto semplicistico e ripetitivo. Ciò potrebbe deludere i giocatori che speravano in una maggiore profondità meccanica, ma a noi non dispiace, ogni tanto, un po’ di sano gameplay vecchio stile che non richiede molta destrezza tecnica. Le battaglie sono frenetiche e appariscenti e ogni personaggio gioca in modo abbastanza unico da mantenere l’azione varia. Ci sono alcuni modi semplificati per personalizzare i combattenti, come ottenere potenziamenti di base per abilità speciali e riassegnare abilità a qualsiasi personaggio in base alle vostre preferenze. Potrete anche trovare potenziamenti delle statistiche passive e altro ancora esplorando Shibuya e individuando punti di graffiti magici chiamati Wizart, che vengono sbloccati completando missioni secondarie e abbassando il misuratore di Malice della città.

L’esplorazione è ugualmente basilare, anche se le sue poche meccaniche uniche sembrano ancor meno elaborate. Mentre esplorate Shibuya, potrete passare dalla modalità Liberazione a quella Soppressione, con la prima che vi consentirà di vedere oggetti nascosti ma allarmando i civili e vi costringerà a nascondervi in punti designati prima di essere segnalati alle autorità. C’è anche un misuratore di Stress che aumenta quando parlate con i civili e vi costringe a entrare in modalità Liberazione quando raggiunge il 100%. Per fare un paragone, il nostro misuratore di stress non è mai salito oltre il 15% e abbiamo scoperto che evitare di essere segnalati equivale semplicemente a rimanere fuori dalla visuale dei civili per un secondo o due.

L’altra componente dell’esplorazione sarà il dungeon crawling. Entrando nei portali di nebbia sparsi per la città, potrete accedere a una dimensione magica alternativa nota come Another. Gran parte della storia principale procede facendo viaggi in questi portali e navigando fino alla fine di foreste labirintiche mentre combattete mostri e raccogliete oggetti lungo il percorso. Tutto sommato, è più o meno il più elementare possibile per quanto riguarda il dungeon crawling.

Se c’è una parte di Reynatis che avrebbe giovato dall’essere più semplificata, è la narrazione. Addentrarsi nel fantasy urbano ed esplorare un racconto di crimine, corruzione e ingiustizia sociale tinto di magia è un concetto ispirato, ma il gioco sembra più interessato a buttare fuori costantemente un’esposizione che suona bene piuttosto che a sviluppare una storia avvincente. Vedete, il problema é che la maggior parte degli utilizzatori di magia ottiene i propri poteri quando ha un’esperienza di pre-morte, ma sono solo “Repliche”. I maghi di sangue sono chiamati “Legacy” e sono alleati con “la Gilda”, che distribuisce una droga magica che crea dipendenza agli umani chiamata “Rubrum”, che li trasforma in creature mostruose note come “Dannati”, che sono diversi dai mostri magici chiamati “M”. Ma i Dannati in grado di resistere alla dipendenza sono chiamati “Folli” ed in ultima analisi é tutto sin troppo arzigogolato per essere apprezzabile. Alla lunga scenderete a patti con tutta questa terminologia, ma rimarrà comunque una forzatura che avrebbe potuto essere facilmente evitata.

Sarebbe più facile abbracciare l’impegno di Reynatis nel world-building se la trama vera e propria avesse una qualche risonanza emotiva, ma non è così. La trama è banale e piena di cliché, e serpeggia senza un vero senso di urgenza indipendentemente da quanto siano importanti le azioni del cast principale. I personaggi stessi sono sterili, con motivazioni confuse e hanno un talento per rimanere completamente impassibili durante i pochi momenti emotivi del gioco. C’è una scena all’inizio in cui un personaggio incontra un suo vecchio amico mentre è in pattuglia, solo per scoprire che è diventato uno dei Dannati. Al che, procede ad uccidere l’amico come qualsiasi altro nemico comune. L’intera sequenza si conclude in circa un minuto o due, e raramente viene menzionata di nuovo. Per assurdo, riescono a dare più emozioni gli scambi di battute via cellulare tra i personaggi, spesso divertenti ed interessanti, che non quelle che appaiono in-game.

Di certo non aiuta il fatto che tecnicamente, e soprattutto visivamente, Reynatis non sia un granché, per usare un eufemismo. Alcune grandi direzioni artistiche e un design dei personaggi fenomenale sono affossati da una presentazione altrimenti deludente del gioco. Gli ambienti emanano un’atmosfera sin troppo “lucida” e incompleta, i modelli dei personaggi non sono rifiniti e le scene di gioco hanno sin troppe animazioni di camminata forzate e goffe dissolvenze su nero. È come se tutto fosse avvolto da un’aura di mediocrità che rende impossibile anche solo un po’ di sospensione dell’incredulità. A parte qualche strana scena di intermezzo pre-renderizzata e la colonna sonora stellare di Shimamura, il gioco fallisce costantemente nell’offrire l’idea di spettacolo che ci si aspetterebbe da un gioco che parla di un gruppo di maghi ultra-potenti che fanno cose da maghi.

Tirando le somme, nella sua forma migliore, Reynatis è un gioco di ruolo con una storia esposta in maniera quasi svogliata che compensa solo in parte questo fatto con un sistema di combattimento funzionale basato sull’azione. Un conto sarebbe se Reynatis fosse un gioco di ruolo d’azione abbastanza decente da farvi spegnere il cervello e godervi delle battaglie semplicistiche in cui premere pulsanti a più non posso. Il problema è che i creatori di questo titolo volevano ovviamente che fosse più di questo, ma Reynatis non ha la qualità della scrittura, lo spettacolo tecnico o la profondità meccanica per realizzarlo. Proprio come il suo co-protagonista Marin, l’ambizione ostinata di Reynatis di raggiungere vette più alte svela le sue più grandi debolezze: un senso di mancanza di scopo e un’apatia generale verso il suo mondo fantastico. Se pensate di poter ancora trovare un po’ di divertimento in Reynatis nonostante i suoi difetti, potrebbe valere la pena provarci. Il problema é che con un sacco di altri fantastici giochi di ruolo d’azione sul mercato, dovrete chiedervi se ne vale la pena.

POWER RATING:
5.5/10
“Reynatis aveva il potenziale per essere qualcosa di davvero speciale. Sfortunatamente, la realizzazione tecnica sottotono, il gameplay semplicistico e una esposizione narrativa quasi “svogliata” lo relegano a metà classifica. Peccato.“

PRO:
+ La colonna sonora di Yoko Shimomura é fantastica
+ Artisticamente e concettualmente fantastico

CONTRO:
– Tecnicamente molto sottotono (sembra un gioco di metà anni 2000)
– La storia e i personaggi sono banali e poco interessanti
– Le meccaniche di esplorazione sono insipide e mal implementate
– La telecamera va in crisi nei livelli più angusti

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