Di Redazione PW83
-Codice Review fornito da Bethesda
-Versione Testata: Xbox Series X
-Disponibile per: Xbox Series X|S, Xbox Game Pass, PlayStation 5, PC (Steam)
-Sviluppatore: Bethesda / Virtuos
-Publisher: Bethesda
Diciannove anni dopo la pubblicazione originale, Oblivion torna prepotentemente sulle piattaforme moderne. Bentornati a Cyrodiil!
Ci sono giochi che, per un motivo o per l’altro, riescono a cambiare totalmente la percezione di un dato genere o di un certo tipo di esperienza. Per chi sta scrivendo questa recensione, uno di quei momenti arrivò nel 2006, quando Xbox 360 era ancora una novità, con The Elder Scrolls IV: Oblivion. L’epico RPG open-world di Bethesda fu qualcosa di semplicemente troppo trascendentale per lasciare indifferente il nostro redattore ed ora, diciannove anni dopo, le 400 ore circa passate con il titolo originale si mescolano e fondono in maniera del tutto naturale con le nuove emozioni dettate da questa edizione rimasterizzata: le prigioni, l’incontro con l’Imperatore Uriel Septim, una fuga precipitosa per le fogne della Città Imperiale e immediatamente dopo, la libertà: sconfinata, rinfrescante, terrificante, opprimente libertà.

“Dove vado ora?” fu il nostro pensiero nel 2006 ed è stato replicato nel 2025. Anche oggi, dopo aver aperto il passaggio segreto che in termini di progressione ha messo fine al tutorial di gioco, ci siamo ritrovati sommersi da una valanga di possibilità: il peso della libertà, appunto. E la risposta è che, detto molto brutalmente, potrete fare quello che vorrete. Volete mettere in moto l’ordalia della quest principale, con i suoi portali verso l’Oblivion? Fate pure. Volete rientrare immediatamente nella Città Imperiale ed iniziare le dozzine di quest secondarie che la popolano? Siete i benvenuti. Volete semplicemente superare a nuoto lo specchio d’acqua che vi trovate davanti ed iniziare a girovagare per Cirodiil, fregandovene bellamente della quest principale, delle secondarie e via dicendo? Nessun problema. Questo è il vero punto di forza di Oblivion (degli Elder Scrolls, in realtà, ma abbiamo sempre preferito l’ambientazione di TES4 a quelle di Morrowind e Skyrim).
Abbiamo detto che originariamente giocammo a Oblivion per 400 ore. Volete sapere come furono suddivise? A noi piace definirle come “Pre-Crash” e “Post-Crash”, manco stessimo parlando di Avanti Cristo e Dopo Cristo. Ad ogni modo, le ore Pre-Crash furono un centinaio (113, a memoria) e sono così chiamate perchè di punto in bianco, i nostri salvataggi sull’ HDD di Xbox 360 semplicemente vennero corrotti, rendendoli de-facto inutilizzabili. Seguì ovviamente un certo periodo di sconforto, ma in tutta onestà non durò a lungo. Adoravamo troppo Oblivion, e quindi decidemmo di ricominciare il tutto, non curandoci dei potenziali rischi (all’epoca non esistevano le patch correttive, era già tanto avere qualche DLC). Morale della favola, andammo ad investire nel gioco tre volte le ore impiegate inizialmente. Oblivion era semplicemente qualcosa di speciale, e 19 anni dopo, possiamo confermarvi che lo è ancora.

Anche gli sviluppatori di Virtuos sembrano aver capito il fascino che contraddistingue Oblivion, perché la rimasterizzazione mantiene intatto il meglio del gioco, incluse le famose “pecche” di Bethesda, pur rielaborando con delicatezza alcune delle meccaniche più datate del gioco. I puristi troveranno sicuramente qualcosa da criticare, e i neofiti potrebbero alzare un sopracciglio incontrando alcune delle sopramenzionate pecche rimaste, ma Oblivion Remastered sembra il compromesso più logico, in termini di risultato finale. La grafica è stata completamente ricreata per sfruttare l’Unreal Engine 5, ma i personaggi non sono ancora perfetti. Le animazioni d’attacco sono state rifatte, ma il combattimento è rimato in larga misura generalmente pessimo. Le meccaniche di livellamento semplificate mantengono il sistema di classi, ma sarà finalmente molto più difficile ottenere un soft-lock (di cui parleremo più avanti). L’interfaccia utente e i menu sono stati consolidati e aggiornati, ma l’iconica schermata della mappa di Oblivion è identica all’originale. Nel complesso, Oblivion Remastered riesce a camminare abbastanza disinvoltamente sul sottile confine tra familiarità e freschezza, e siamo dell’idea che sia una cosa egregia.
La prima e più grande sorpresa di questa “nuova” esperienza sarà ovviamente la sua presentazione. Oblivion Remastered è sbalorditivo. Virtuos e Bethesda Game Studios hanno sfruttato l’Unreal Engine 5 ed è senza dubbio il gioco tecnicamente più impressionante che Bethesda Game Studios abbia mai pubblicato. L’illuminazione dinamica, gli skybox vibranti, la palette di colori più ampia e le texture iperrealistiche conferiscono alla rimasterizzazione quella lucentezza da tripla A di ultima generazione che i giocatori si aspettano. Questi miglioramenti si estendono anche ai modelli dei personaggi, con i PNG riccamente dettagliati. Si potranno vedere le ciocche di peli sulle loro barbe appena cresciute (una novità: nell’originale barbe e baffi non erano presenti) e i pori sulla pelle dei loro volti, ma rimarranno sempre e comunque un po’ inquietanti. Nella maggior parte dei casi, i PNG sembrano ancora più strani quando aprono bocca. C’è una bizzarra discrepanza tra la grafica iperrealistica e questi volti “strani”, mossi da animazioni facciali datate. Il punto è che questa goffaggine, questa idiosincrasia, è parte di ciò che rende Oblivion così speciale, e questa rimasterizzazione ne è piena zeppa.

Oltre alla presentazione, il sistema di combattimento, la visuale in terza persona e il sistema di livellamento di Oblivion hanno ricevuto le modifiche più significative. Le nuove animazioni di attacco conferiscono al combattimento corpo a corpo un tocco più raffinato, l’arco è molto più facile da mirare, i nemici reagiscono ai colpi invece di limitarsi a grugnire o ringhiare mentre continuano a caricarvi, e l’aggiunta di un pulsante per lo scatto offre maggiore manovrabilità dentro e fuori dai combattimenti. Tutte queste modifiche si integrano perfettamente con la visuale in terza persona. Sebbene la terza persona non sia ancora il modo ideale per giocare a Oblivion, la visuale è notevolmente migliorata rispetto all’originale. Il tutto è completato da un sistema di livellamento rinnovato, un po’ più permissivo per i giocatori occasionali.
Sebbene queste modifiche al combattimento e al sistema di livellamento rendano Oblivion più accessibile, il suo sistema di combattimento vero e proprio è ancora, senza volerci girare tanto attorno, pessimo. Manca dell’impatto e della solidità che altri giochi in prima persona incentrati sul combattimento corpo a corpo hanno da tempo imparato a possedere. La maggior parte degli scontri corpo a corpo si ridurrà al parare e all’arretrare tra un colpo e l’altro mentre l’avversario continuerà ad assalirvi. Nel 2006 questo era perdonabile, data l’ambizione di Oblivion, ma è più difficile ignorarlo nel 2025. Fortunatamente, questo verrà leggermente compensato da tutti gli strumenti a disposizione e dal sistema di livellamento più flessibile. Quando ci stancavamo di brandire il nostro spadone a due mani, passavamo agli incantesimi. Quando ci stancavamo di tempestare di attacchi elementali i nemici, passavamo ad arco e frecce. Quando ci stancavamo di usare i nemici come puntaspilli, passavamo a coltelli o altre armi corpo a corpo. E’ tutto fuorchè una soluzione elegante, ma funziona alla grande nel rendere i combattimenti meno ripetitivi.

Nonostante i suoi difetti, abbiamo sempre preferito il sistema di livellamento di Oblivion a quello di Skyrim. Scegliendo una classe e specializzandoci in determinate abilità fin dall’inizio, ci sentivamo più inclini a interpretare un ruolo specifico o, allargando il concetto, a giocare di ruolo nel senso più diretto del termine. I personaggi di chi sta scrivendo questa recensione, in Oblivion come in dozzine di altri giochi di ruolo, eccellevano in alcune cose e facevano schifo in altre, e questo era la chiave di tutto. La chiave era sfruttare quei punti di forza per salire di livello. La versione rimasterizzata permette ancora di scegliere (o creare di sana pianta, non dimentichiamolo) una classe con una manciata di abilità principali che, una volta allenate, velocizzano significativamente il processo di livellamento. Ogni abilità che non sia un’abilità principale può comunque essere migliorata e influenzare il livellamento. Questo significa che sarete sempre incoraggiati a sviluppare uno stile di gioco costruito attorno alla vostra classe, ma se dopo 10 ore decidete di voler imparare la magia dell’illusione, non c’è letteralmente nulla che vi impedisca di farlo. La versione rimasterizzata mantiene anche alcune delle sue abilità e attributi più strani come Atletica, che vi permette di saltare più in alto, e Velocità, che semplicemente aumenta la velocità di movimento. Durante una partita di prova (successivamente cancellata a favore di quella definitiva che stiamo portando ancora avanti), abbiamo investito molti punti nella velocità per curiosità e il risultato è stato che non c’era più motivo di usare il nuovo pulsante per scattare perché anche premerlo il nostro personaggio sembrava muoversi più velocemente del nostro cavallo. Ma, cosa ancora più importante, queste modifiche renderanno molto più difficile creare una classe scadente e bloccare temporaneamente il proprio livello (il soft-lock di cui parlavamo all’inizio), un problema che ha sempre afflitto l’ Oblivion originale.
Difetti? Senza dubbio. Oblivion Remastered ha la sua buona dose di bug tanto quanto li aveva l’ Oblivion originale, ma per quanto riguarda i giochi di ruolo di Bethesda moderni, abbiamo sicuramente giocato un jolly: fidatevi, poteva andare molto peggio di così. Il gioco è crashato totalmente di punto in bianco e abbiamo notato una manciata di stranezze visive, soprattutto per quanto riguarda l’illuminazione: nello specifico, riflessi e ombre bizzarre. Non solo. La missione dell’assedio di Kvatch si è buggata (nella parte dove dovevamo ripulire il cortile del castello dai nemici), e il vestito di Uriel Septim ha iniziato a comportarsi in maniera decisamente bizzarra, con la parte superiore che “funzionava” in maniera perfetta e quella inferiore che non seguiva i movimenti del personaggio. E’ assurdo provare a spiegare una cosa simile, ma speriamo di aver reso l’idea. In soldoni, i bug c’erano nel 2006 e ci sono ancora nel 2025, ma onestamente non ci hanno dato fastidio: la maggior parte delle volte semplicemente alzavamo le spalle e continuavamo a giocare, magari sfoggiando un sorrisetto.

Vedete, il punto è che rimasterizzare Oblivion (o, Dio ce ne scampi, rifarlo da zero) è un’impresa singolare. È un gioco meccanicamente, sistematicamente caotico che, sulla carta, è stato superato da The Elder Scrolls V: Skyrim sotto praticamente qualunque aspetto si voglia analizzare. Il sistema di combattimento di Skyrim è superiore, il suo mondo è visivamente più distinto, il design dei dungeon è più focalizzato, il doppiaggio ha qualche sfumatura e, naturalmente, i personaggi sono molto più belli. Tuttavia, se Bethesda Game Studios e Virtuos Studios avessero ricostruito Oblivion da zero con l’intento di eguagliare o addirittura superare Skyrim, avrebbero perso il punto e i veri fan di questo “capolavoro fallace” sarebbero insorti. Oblivion è un gioco bizzarro. Particolare. Non sarebbe Oblivion se non avesse alcune abilità totalmente inutili (Agilità in primis, come abbiamo visto), o se non veniste accolti da un coro di linee di dialogo che si accavallano non appena mettete piede in una locanda, o se quelle poche linee di dialogo non venissero ripetute sino a farvi venire la nausea. Pensate che il meme di Skyrim della freccia nel ginocchio fosse ripetuto spesso? Non avete mai giocato TES4, e già che ci siamo, Oblivion non sarebbe nemmeno Oblivion senza quella strana meccanica di persuasione che ancora oggi, quasi 20 anni dopo, non abbiamo ancora capito come diavolo funziona. Esattamente come un neo, una cicatrice o lo strabismo di Venere, sono queste particolarità a dare carattere a Oblivion, particolarità che, se rimosse, lo sminuirebbero semplicemente a uno dei tanti giochi fantasy in circolazione.
Tirando le somme, siamo di fronte ad uno dei remaster più riusciti di sempre, e soprattutto siamo finalmente in grado di trovare una scusa per tornare a far danni in lungo e in largo per Cirodiil. Splendido, emblematico, bizzarro, scoordinato, divertente, appassionante, Oblivion è tutto questo ed anche di più: The Elder Scrolls IV Remastered è un gioco che non può assolutamente mancare in alcuna ludoteca. C’è un motivo se per tanti, noi in primis, è il miglior The Elder Scrolls di tutti i tempi.
POWER RATING:
9.5/10
“The Elder Scrolls IV Oblivion Remastered non è esente da difetti, ma non potrebbe o dovrebbe essere altrimenti. Tolti quelli, semplicemente non sarebbe l’Oblivion di cui ci siamo innamorati diciannove anni fa. Splendido.”
PRO:
+Cirodiil rimane grandiosa, un parco giochi enorme
+Tecnicamente e graficamente splendido
+Migliorie a diverse meccaniche di gioco
+Senza dubbio le migliori missioni secondarie/questline dell’intera saga
CONTRO:
-Pur aggiornato, il combattimento rimane un punto debole
-Diversi bug e glitch





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