Di Redazione PW83
-Codice Review fornito da EastAsiaSoft
-Versione Testata: PlayStation 5
-Disponibile per: Xbox One, Xbox Series X|S, PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, PC
-Sviluppatore: Retrofiction Games
-Publisher: EastAsiaSoft
Retrofiction e EAS ci portano negli spaventosi (ma adorabili) recessi della misteriosa Velvet Island!
Chiamateci viziati, ma ultimamente è davvero raro che qualcosa riesca a tenerci incollati allo schermo e, dio ce ne scampi, giocarlo fino alla sua conclusione. Negli anni, i titoli sono diventati sempre meno: una decina, 5 o 6, un paio… pensavamo che anche il 2025 iniziasse a seguire questo pericolosissimo trend, quando tutto ad un tratto ci è arrivato il comunicato stampa relativo a Dead of Darkness, sviluppato da una sola persona sotto lo pseudonimo di Retrofiction, pubblicato dagli amici di EastAsiaSoft ma, soprattutto, ispirato a quello che per noi è non solo il Resident Evil migliore di tutti, ma anche il miglior survival horror di tutti i tempi: l’originale Resident Evil, classe 1996.

Dead of Darkness non perde tempo e già dal prologo ci fa capire che la situazione è canonicamente partita male e destinata ad andare ancora peggio, come da copione. Ambientato nel 1985 su Velvet Island, al largo delle coste inglesi, all’inizio ci vengono mostrate le premesse: all’interno di una villa, un’anziana donna guarda dalla finestra qualcosa noto soltanto a lei, salvo poi affidare una lettera di estrema importanza a una domestica affinché la spedisca. Mentre quest’ultima si allontana assistiamo a una discussione tra l’anziana di poco prima e un uomo che dal dialogo potrebbe essere suo figlio: i toni sono tesi, da parte di lui c’è una nemmeno troppo velata minaccia, poi la scena si sposta di nuovo sulla domestica, che consegna la lettera a un ragazzo dandogli le stesse indicazioni ricevute a sua volta. Subito dopo, l’uomo (il figlio?) della scena prima chiede alla domestica di andare a prendere una bottiglia di vino per la cena e qui ci rendiamo conto di come il gioco decida fin da subito di mostrare, seppur misteriosamente, alcune delle proprie carte.

Ci spostiamo altrove per conoscere il protagonista della storia, Miles Windham, ex poliziotto e adesso investigatore privato con una discreta dipendenza dall’alcol nonché prono a uno stile di vita tutt’altro che salutare. Un po’ le stereotipo del detective noir, se vogliamo: scorbutico, con un passato tragico che lo tormenta mentre fatica a tirare avanti tra una bolletta e l’altra. Svegliatosi da una nottata alcolica sul divano di casa propria, riceve una lettera con un’audiocassetta (non poteva essere altrimenti, essendo l’opera ambientata a metà anni ’80) il cui contenuto lo spinge ad andare senza indugi verso Velvet Island. Sul traghetto che lo porterà a destinazione facciamo la conoscenza di Olivia Greene, neo infermiera che è stata assunta per lavorare proprio in un centro di igiene mentale sull’isola. Una volta approdati, si rendono conto entrambi che la situazione è strana ma non possono ancora immaginare quanto peggiorerà ancora, quando l’incubo in cui è sospesa Velvet Island diventerà reale nella forma di creature dell’orrore: tra le ombre della disperata sopravvivenza cui saranno costretti Miles e Olivia riposano un mistero e una trama che affondano le proprie radici molto indietro del tempo, addirittura secoli.

Dal punto di vista del gameplay, Dead of Darkness si struttura come un horror vecchia scuola e in particolare Resident Evil 1 come abbiamo già detto, al quale si ispira anche solo per il concetto della villa. La mappa delle diverse aree si compone a mano a mano che esploriamo, oppure può essere sbloccata per intero trovando le relative piantine (che non sono mai nascoste ma nemmeno troppo evidenti); le zone completate, ossia dove non ci sono più enigmi da risolvere od oggetti da raccogliere, sono colorate in verde mentre quelle in cui restano questioni in sospeso sono evidenziate in rosso. Ogni parte dell’isola è perfettamente interconnessa, a patto di ricordarsi i percorsi, e backtracking è la parola d’ordine per eccellenza, non soltanto in termini di trama ma anche di esplorazione ai fini del completismo o per meglio armarsi e mettere da parte quante più ricorse possibili: ci sono i bauli in cui ammassare oggetti, per fortuna collegati tra loro, e saranno una componente essenziale del gioco perché lo spazio nell’inventario non si espanderà mai, obbligando il giocatore a una gestione ben più oculata di quanto già non fosse nel citato Resident Evil.

Le due uniche armi a disposizione nel gioco, pistola e fucile a pompa, potranno essere potenziate fino a un massimo di tre volte trovando i rispettivi componenti ed è qualcosa di assolutamente raccomandato poiché anche in modalità Normale non ci sarà troppo margine per sprecare colpi, ergo, più danno fanno, meglio è. Sarà disponibile inoltre di un coltello da affilare ogni volta che la sua percentuale di resistenza scende a zero, utilizzando una pietra da affilatura consumabile, e che a sua volta può essere potenziato se sarete abbastanza bravi da trovare l’oggetto per farlo (qualcosa di molto più raro dei succitati componenti per le armi da fuoco). Con queste poche risorse dunque dovrete farvi strada tra diverse creature d’incubo, ciascuna in grado di ferirvi in modi e con gravità differenti: esistono infatti degli stati alterati in cui il protagonista può cadere, come avvelenamento, sanguinamento e shock in base a chi lo ferisce, ma non mancano neanche i nemici in grado di uccidervi con un solo colpo, senza possibilità d’appello. Insomma, il bestiario non si fa mancare nulla e quando è il turno dei boss sa mettere in scena dei mostri di un certo livello: i combattimenti contro di loro non sono mai davvero difficili, rispetto ad esempio all’affrontare le varie creature sparse per l’isola, a patto di essere ben armati e di avere soprattutto coscienza dello spazio disponibile per ricaricare le armi senza rischiare di essere colpiti.

In termini di esplorazione, come abbiamo accennato, Dead of Darkness presenta un level design dove tutto, alla fine, arriva a interconnettersi. Da parte vostra sarà richiesta buona memoria per ricordarsi in che punto le singole mappe comunicano tra loro ma, in generale, il lavoro svolto è molto valido. Come ogni survival horror che si rispetti, non manca di enigmi da risolvere o chiavi da possedere per aprire le diverse porte chiuse sparse un po’ ovunque, e proprio qui entra in scena un’interessante meccanica: quella degli indizi. Esaminando documenti o interagendo con alcuni punti dell’ambiente, comodamente evidenziati premendo L1 sul controller, è possibile ricavare per l’appunto indizi da utilizzare al momento opportuno. Sono quasi degli oggetti a sé, hanno persino una sezione dedicata nell’inventario, e possono persino essere combinati o tra loro oppure con degli oggetti per ottenere quello che serve, sia esso un oggetto o l’accesso a una determinata area. Un approccio un po’ diverso dal solito, che valorizza in modo particolare la ricerca di documenti e con essa la narrazione stessa, aspetto tanto importante quanto curato dall’inizio alla fine di Dead of Darkness.
Tecnicamente, Dead of Darkness è realizzato in una fantastica pixel art a 16 bit. Ambienti e personaggi sono tutti bellissimi, e le creature, insieme al sangue e allo splatter vario ed eventuale, sono realizzate molto bene. Gli effetti sonori sono però ciò che rende questo gioco davvero inquietante: le urla, il sangue che gocciola e le finestre che si rompono sono fantastici. In tutta onestà, abbiamo sussultato più di una volta quando una finestra si è rotta e delle creature inquietanti hanno iniziato a correrci incontro.

Tirando le somme, Dead of Darkness racconta una storia piena di tradimenti, mistero e follia che vi spingerà a continuare a giocare nonostante le sfide e il backtracking che vi richiederà. Man mano che avanzerete, riuscirete a svelare strati e strati degli oscuri e inquietanti segreti di Velvet Island. Se siete quindi alla ricerca di un survival horror fatto a regola d’arte mentre aspettate i colossi pubblicati dai soliti sospetti, fidatevi, Dead of Darkness sarà una sorpresa davvero piacevole.
POWER RATING: 8.0/10





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