Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da Nyctophile Studios
-Versione Testata: Xbox Series X

-Disponibile per: Xbox Series X, PlayStation 5, PC
-Sviluppatore: Nyctophile Studios
-Publisher: Nyctophile Studios

Avete mai provato a fuggire da un Dio Azteco? Con Death Relives potrete finalmente avere il piacere (?) di farlo!

Siamo stati immediatamente attratti da Death Relives, l’ultima fatica di Nyctophile Studios che si propone di immergerci in un horror psicologico in prima persona. L’idea di esplorare un incubo tetro e misterioso, intriso delle atmosfere e delle divinità terrificanti della mitologia Azteca, con una minaccia incombente e un’atmosfera tesa, ci ha fatto drizzare le orecchie fin dal primo annuncio. Voi che siete appassionati di titoli come Amnesia o Outlast, dove l’orrore non è solo questione di jump scare ma anche di pressione psicologica, potreste aver provato un’iniziale eccitazione. Tuttavia, l’esperienza finale si è rivelata essere un viaggio con i suoi alti e bassi, dove le promesse iniziali trovano un riscontro sufficiente, ma con una realizzazione che, pur con qualche spunto interessante, non riesce a raggiungere i livelli di terrore e coinvolgimento dei grandi del genere.

Il punto di partenza è solido: voi vi calate nei panni di Adrian, un ragazzo alla ricerca della madre scomparsa, ritrovandovi intrappolati in un incubo popolato da creature e manifestazioni che richiamano le divinità e i riti sanguinari dell’antica civiltà Azteca. L’ambientazione è senza dubbio suggestiva: i corridoi claustrofobici, le strutture inquietanti che evocano templi e sacrifici, le luci fioche che proiettano ombre danzanti, tutto concorre a creare un’atmosfera potenzialmente terrificante e che strizza l’occhio a suggestioni storiche e mitologiche. In diversi momenti il gioco riesce a trasmettere un senso di disagio palpabile, sfruttando bene il folklore scelto (Adrian e sua madre guidano una Audi A5 Cabrio, un dettaglio che aggiunge un tocco inaspettatamente realistico all’incipit del gioco). Il gioco punta molto sulle meccaniche di stealth e puzzle solving, invitandovi a nascondervi da nemici invincibili e a risolvere enigmi per avanzare. Sulla carta, questa combinazione è l’ossatura di molti grandi horror, in cui la vulnerabilità del protagonista amplifica la paura. Noi abbiamo apprezzato il tentativo di focalizzarsi su questo approccio, che preferiamo a un semplice sparatutto con mostri. La scarsità di risorse e la necessità di agire con cautela sono elementi presenti e, a volte, capaci di costruire una tensione valida.

Adrian non è del tutto indifeso: il vostro protagonista ha a disposizione una pistola, ma non aspettatevi che sia la vostra salvezza. Le munizioni sono estremamente limitate e il suo uso è concepito più come ultima risorsa o come modo per guadagnare tempo prezioso. Non trasforma il gioco in uno sparatutto, anzi, il rischio di esaurire i proiettili e ritrovarsi completamente esposti amplifica il senso di vulnerabilità. Altro elemento chiave del vostro equipaggiamento è una specie di bracciale, che funge da strumento vitale per l’interazione con l’ambiente e la risoluzione di enigmi. Questo artefatto permette di manipolare alcuni elementi del mondo di gioco o di attivare meccanismi, inserendosi bene nel contesto delle antiche tecnologie azteche. Questi oggetti cercano di bilanciare il senso di impotenza con strumenti minimi, ma il loro utilizzo deve essere ponderato, mantenendo l’enfasi sulla furtività.

Un elemento distintivo e particolarmente interessante di Death Relives è la sua Companion App. Questa applicazione, pensata per essere utilizzata in parallelo con il gioco, permette una maggiore interazione e, nelle intenzioni degli sviluppatori, dovrebbe amplificare l’immersione e il terrore. Voi potete utilizzarla per ricevere messaggi, indizi o persino per essere disturbati da eventi che si manifestano direttamente sul vostro dispositivo mobile, creando un ponte tra il mondo di gioco e la vostra realtà. Tuttavia, proprio qui emerge una nota dolente: è lampante che le risposte e le interazioni della Companion App sono spesso generiche e generate da una IA, piuttosto che create “ad hoc” per specifiche situazioni di gioco. Questo si traduce in interazioni che, pur nell’idea potenzialmente innovativa, risultano spesso sterili e poco significative, minando l’efficacia dell’immersione e del fattore sorpresa che un’applicazione del genere dovrebbe garantire. Non sempre riesce a mantenere costante l’effetto voluto o a integrarsi perfettamente con il flusso di gioco principale, penalizzando un’idea altrimenti molto promettente.

Purtroppo, le buone intenzioni narrative e di design incontrano a tratti i limiti di una realizzazione tecnica che non sempre è all’altezza delle ambizioni. La grafica, pur presentando alcuni scorci suggestivi e un buon lavoro sulla creazione di un’atmosfera opprimente ispirata all’immaginario Azteco, mostra in altre occasioni delle texture che possono apparire un po’ datate e una modellazione poligonale non sempre all’ultimo grido. Gli ambienti, sebbene promettenti nel loro design iniziale, talvolta tendono a ripetersi, generando una sensazione di “già visto” che può attenuare l’esplorazione dopo le prime ore. Il sistema di illuminazione, cruciale per un horror, sebbene funzionale, non sempre riesce a creare il giusto contrasto tra luci e ombre per massimizzare l’effetto sorpresa o la tensione visiva. Nonostante questo, ci sono comunque momenti in cui l’atmosfera riesce a imporsi.

Il punto dove Death Relives mostra più i suoi limiti risiede però nel gameplay e nell’intelligenza artificiale. I nemici, pur essendo visivamente inquietanti e ben integrati nel tema Azteco, tendono a seguire pattern di movimento che possono diventare prevedibili e, a volte, l’IA non reagisce in modo sempre coerente alle vostre azioni. Questo può leggermente ridurre il senso di minaccia costante. Voi vi ritrovate spesso a capire in fretta i loro percorsi, trasformando alcune sequenze di fuga più in un esercizio di timing che in un vero e proprio atto di sopravvivenza dettato dall’istinto. Il senso di pericolo si attenua quando si comprende che il nemico è più guidato da routine che da un’intelligenza dinamica. I puzzle, sebbene presenti, non sempre brillano per originalità o complessità, risultando a volte semplici interruttori o compiti che, pur non essendo particolarmente impegnativi, servono allo scopo di farvi avanzare. Il ritmo di gioco ne risente, con picchi di tensione che si alternano a momenti più lenti.

I controlli, sebbene generalmente funzionali, potrebbero richiedere un po’ di adattamento e non sempre brillano per la reattività che ci si aspetterebbe da un gioco in prima persona dove ogni istante conta. Si può avvertire una certa legnosità nei movimenti e la gestione dell’inventario o l’interazione con gli oggetti può risultare macchinosa, soprattutto nei frangenti di maggiore pressione. Questi piccoli attriti tecnici, pur non compromettendo irrimediabilmente l’esperienza, possono intralciare leggermente la completa immersione. Non si raggiunge sempre quel senso di disagio profondo che i grandi horror psicologici sanno infondere, ma il gioco riesce comunque a proporre alcuni momenti di discreto coinvolgimento.

In conclusione, Death Relives è un gioco che dimostra di avere buone intenzioni e un potenziale non indifferente, specialmente per la sua ambientazione suggestiva basata sulla mitologia Azteca e l’idea di un horror incentrato sulla furtività e i puzzle. Il titolo avrebbe probabilmente potuto funzionare egregiamente se fosse stato pubblicato diversi anni fa, in un contesto videoludico meno saturo. Purtroppo, nel 2025, il tutto ha un vago retrogusto di déjà vu, non riuscendo a distinguersi in un panorama affollato di produzioni simili e più raffinate. Pur con una Companion App che, nonostante l’idea brillante, si scontra con una realizzazione delle interazioni limitata, e con una realizzazione tecnica che presenta alcune incertezze, un’intelligenza artificiale che non sempre eccelle, un gameplay che non riesce a mantenere costantemente alta la tensione e un uso basilare degli strumenti del protagonista come la pistola o il bracciale, il titolo riesce comunque a offrire un’esperienza discreta. Voi che cercate un’avventura con atmosfere cupe e siete disposti a tollerare qualche sbavatura, potreste trovarlo un’opzione passabile per qualche ora di intrattenimento. È un tentativo apprezzabile, e, pur non raggiungendo i vertici del genere, propone un’esperienza sufficiente a giustificare un’occhiata per gli appassionati.

POWER RATING: 6.0/10

https://game.page/deathrelives/PowerWave83.com

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