Di Pierre Coppi

-Codice Review fornito da Forever Entertainment
-Versione Testata: Nintendo Switch

-Disponibile per:Nintendo Switch, PC (Steam, GOG)
-Sviluppatore: Megapixel Studios
-Publisher: Forever Entertainment

“Suffer, like G did.”

Forever Entertainment e MegaPixel Studio, il binomio che ci ha già deliziato con il remake di Panzer Dragoon e con il rifacimento del primo The House of the Dead, torna a farci sognare. Dopo aver sventato la minaccia nella spettrale Curien Mansion, è il momento di un nuovo, sanguinoso capitolo: il remake di uno dei light-gun-shooters più leggendari di sempre, House of the Dead 2 REMAKE.

La nostra generazione, come abbiamo già avuto modo di raccontare, è cresciuta nelle fumose e competitive sale giochi, o arcade. Abbiamo speso vagonate di gettoni e monetine per temprarci con i titoli più disparati, e tra tutti i light-gun-shooters, se il primo House of the Dead era il nostro “succhiagettoni” preferito, il suo successore ha rappresentato il passo successivo, un’evoluzione che ha consolidato la serie nel nostro cuore. Rilasciato per le sale giochi nel 1998 e approdato su Dreamcast nel 1999, The House of the Dead 2 ci ha rapiti con la sua azione ancora più frenetica, i suoi scenari surreali e il suo iconico, seppur bizzarro, doppiaggio. Ora, a venticinque anni di distanza, Forever Entertainment e MegaPixel Studio ci propongono una volta di più un capostipite della serie, rifatto da zero, in un glorioso e attesissimo remake. Cosa aspettarci da questo nuovo revival?

La formula di base è, per fortuna, rimasta la stessa. Esattamente come per i remake di Panzer Dragoon e del primo House of the Dead, la filosofia degli sviluppatori è quella di prendere un titolo iconico e ricostruirlo interamente, pur rimanendo fedeli al materiale originale. Prima di tutto, però, è bene fare un riepilogo della trama. Il gioco si svolge tre anni dopo il tragico incidente alla Curien Mansion. Le creature del Dottor Curien hanno in qualche modo scatenato una nuova, massiccia epidemia, e il loro creatore, il biochimico ed ex-collaboratore di Curien, Caleb Goldman, ha un piano ancora più sinistro per scatenare una nuova generazione di non-morti. Tocca a due nuovi agenti dell’AMS, James Taylor e Gary Stewart, raggiungere la città di Venezia per porre fine alla minaccia e sconfiggere i mostruosi guardiani che Goldman ha scatenato. La narrazione è un pretesto semplice ma efficace per spingere il giocatore in un’avventura ad alto tasso di adrenalina.

E veniamo al gameplay, che si conferma il fulcro dell’esperienza. L’elefante nella stanza di cui dobbiamo parlare è il fatto che il gameplay, per la sua stessa natura di arcade, è quanto di più semplice si possa desiderare. Dovrete muovere il vostro mirino in giro per lo schermo, crivellando di colpi le decine di nemici, salvando i civili, scovando segreti e power-up, e sconfiggendo i boss di fine livello. Il primo House of the Dead REMAKE ci aveva già dimostrato che il gameplay rimaneva immortale, e in questo sequel viene ulteriormente rifinito. Il ritmo dell’azione è ancora più incalzante, la varietà di nemici è aumentata e le celebri diramazioni dei percorsi, che portano a finali e segreti diversi, sono ancora più numerose e ricche di sorprese. Questa non è una critica, ma un pregio: come abbiamo detto per il primo capitolo, il gioco non punta alla longevità di un JRPG, ma a quella di un arcade game, che vuole essere rigiocato più e più volte, alla ricerca del punteggio perfetto o di quel percorso segreto che si era perso la volta precedente.

Tecnicamente, il lavoro di restauro, o per meglio dire, di ricostruzione che il gioco ha subito è evidente. Anche qui, non stiamo parlando di un semplice remaster, ma di un rifacimento intero, un REMAKE nel senso più puro del termine. Il gioco originale è stato usato come riferimento, ma tutto il resto è stato creato ex-novo: nuovi modelli poligonali per i mostri, per i livelli di gioco e per qualunque cosa vi venga in mente. Il salto grafico è notevole, e il mondo di Venezia è stato reso con una direzione artistica che riesce a combinare il classico sapore “horror da B-movie” con una resa visiva moderna e dettagliata. L’illuminazione gioca un ruolo fondamentale, con il sole che inonda i canali e le piazze, ma anche con i vicoli oscuri e le sezioni sotterranee che rendono l’atmosfera tesa e terrificante.

Durante il nostro playtesting abbiamo notato un’ottimizzazione tecnica purtroppo non all’altezza delle aspettative. Se il primo remake aveva avuto alcune incertezze, qui le critiche sembrano aver trovato un riscontro più diffuso, con alcuni rallentamenti e un pop-up più evidente che ne compromettono l’esperienza. Questo dimostra chiaramente che il team di MegaPixel Studio ha avuto difficoltà a gestire le maggiori complessità grafiche e di gameplay del sequel, offrendo un’esperienza non del tutto rifinita.

Il lavoro di rifacimento si è espanso anche a tutto il resto, nel tentativo di rendere questo remake una vera e propria edizione definitiva. Sono presenti nuovi dialoghi registrati appositamente, nuovi effetti sonori campionati, una colonna sonora riarrangiata che mescola sapientemente brani iconici con arrangiamenti più moderni, e diversi livelli di difficoltà per i giocatori di ogni livello. Come nel primo remake, è presente una nuova modalità Orda che aumenta il numero di nemici, e una nuovissima galleria dove ammirare i modelli poligonali dei nemici e leggere le loro descrizioni.

Ma le novità non finiscono qui. In questo remake, la galleria è stata ampliata con la possibilità di sbloccare i modelli 3D dei boss e del protagonista, e la modalità Orda è stata arricchita con nuove varianti di nemici e power-up. Oltre al già citato Photo Mode, abbiamo anche un sistema di punteggio migliorato e una nuova armeria dove poter personalizzare le proprie armi. Tutto questo lavoro dimostra una dedizione encomiabile da parte degli sviluppatori, che hanno saputo espandere e arricchire un titolo che, e ci teniamo a ribadirlo, non aveva bisogno di essere rimaneggiato.

Tirando le somme, House of the Dead 2 REMAKE si rivela un’esperienza complessa da giudicare. Se da un lato il gioco mantiene inalterato il fascino arcade che lo ha reso celebre, dall’altro le sue incertezze tecniche e le scelte artistiche discutibili lo rendono un prodotto che non riesce a convincere appieno. Pur non tradendo le aspettative dei fan più accaniti, che ritroveranno l’azione frenetica che amano, il gioco fatica a proporsi come un’esperienza di alto livello per un pubblico più vasto, mostrando che anche un remake fedele può inciampare nella sua esecuzione.

POWER RATING:
6.0/10
“Un remake che ripropone la frenesia del classico, ma purtroppo non riesce a convincere fino in fondo. Le incertezze tecniche e alcune scelte artistiche ne limitano il potenziale, rendendolo un’esperienza adatta principalmente ai fan della serie.”

PRO:
+Gameplay solido e arricchito
+Ricostruzione audiovisiva in gran parte riuscita
+Altissima rigiocabilità

CONTRO:
-Ottimizzazione tecnica non all’altezza delle aspettative
-Alcune scelte artistiche non convincono pienamente

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