Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da Microsoft Xbox Studios
-Versione Testata: Xbox Series X
-Disponibile per: Xbox Series X|S, PlayStation 5, PC
-Sviluppatore: Team Ninja / Platinum Games
-Publisher: Microsoft Xbox Studios

“L’anno del Ninja” si conclude con il ritorno della più grandiosa saga hack ‘n slash di tutti i tempi.

Se c’è un nome, un solo nome, che da solo è in grado di innescare un cortocircuito emotivo che mescola l’ansia paralizzante per la paura del fallimento e un hype così incandescente da bruciare lo schermo, quello è Ryu Hayabusa. Per noi, e per chiunque abbia mai impugnato un controller con l’intenzione di mettere davvero alla prova i propri riflessi, Ryu non è solo un personaggio; è il simbolo stesso dell’eccellenza, della disciplina brutale e della coreografia letale nel gaming. È il ninja definitivo, l’unico vero Super Ninja, e il suo ritorno in NINJA GAIDEN 4 non era semplicemente desiderato; era necessario.

Aspettavamo questo momento con un misto di timore riverenziale e gioia maniacale. L’ultima volta che Ryu ha dominato le scene con una nuova, vera, e non rimaneggiata, avventura, la scena action 3D era diversa. Oggi, dopo un decennio di assenza nel suo franchise principale, la pressione su Team Ninja e PlatinumGames (una collaborazione che da sola basterebbe a far crollare Internet) era sovrumana. Potevano eguagliare la perfezione cinetica e la difficoltà spietata che definirono il Reboot del 2004? Potevano farci sentire di nuovo quell’esaltazione sadica che solo la mente del geniale del compianto Tomonobu Itagaki fu in grado di concepire?

La risposta, dopo ore e ore di sangue versato (principalmente il nostro), è un clamoroso, gutturale .

NINJA GAIDEN 4 non è un ritorno: è una dichiarazione di guerra. Ritorna alle radici della challenge più pura, ma lo fa con una consapevolezza stilistica e una fluidità moderna che lo collocano immediatamente tra i picchi più alti del genere hack-and-slash. Nonostante l’introduzione del nuovo protagonista, Yakumo, le sezioni che vedono al centro l’infallibile figura di Ryu sono il cuore pulsante e inequivocabile dell’esperienza, e sono le sezioni che abbiamo divorato con più frenesia. La storia stessa funge da tela di fondo per la sua grandezza, con l’azione che ruota attorno alla sconfitta definitiva di ciò che rimane del Drago Nero e all’eliminazione della maledizione della “Pioggia di Putrefazione Oscura” che minaccia di consumare il mondo. Questo plot demoniaco-tecnologico, pur non essendo il focus principale, è un driver sufficiente per giustificare la furia di Ryu e le sue incursioni in ambienti tanto futuristici quanto antichi, unendo la mistica ninja tradizionale con la tech-noir di Tokyo. L’attesa è stata estenuante, ma la ricompensa è stata la dimostrazione che l’Ultimate Ninja è tornato a dettare legge sul frame-rate e sul combo-count. Il fan service è gestito con maestria, omaggiando il lore senza mai sacrificare la novità delle meccaniche. Ogni riferimento a personaggi secondari o eventi passati è un sussurro per il veterano, un elemento che rafforza la sensazione che questo non sia solo un gioco, ma una celebrazione monumentale di uno dei personaggi più badass che la storia videoludica ci abbia mai regalato.

La Fusione Perfetta: Team Ninja incontra PlatinumGames

La collaborazione tra Team Ninja e PlatinumGames non è stata solo un espediente di marketing; è stata una trasfusione di DNA che ha rinvigorito la serie. Team Ninja ha mantenuto l’ossatura della serie: il combattimento basato su parry, dodging preciso, e un moveset che punisce severamente il button-mashing sconsiderato. PlatinumGames ha aggiunto il loro tocco inconfondibile di stile dinamico, finishing moves cinematografiche e, soprattutto, l’introduzione della Bloodraven Form di Yakumo, che agisce come una sorta di Devil Trigger (quello di Devil May Cry) aggressivo e visivamente devastante.

Ma è nel moveset di Ryu che questa fusione raggiunge l’apice della raffinatezza, con il nostro ninja preferito che opera con una disciplina diversa rispetto al nuovo arrivato. Ryu è l’essenza della precisione. Tecniche fondamentali come il Flying Swallow, l’Izuna Drop e il Wall Running sono qui, più fluide e reattive che mai, e non sono semplici reliquie del passato; sono strumenti di sopravvivenza che devono essere padroneggiati con tempismo millimetrico. Inoltre, la meccanica di Perfect Block è stata affinata. Bloccare un attacco all’ultimo istante non è solo una parata; è un’introduzione allo stagger nemico che apre immediatamente al Counterattack (contrattacco) o all’Obliteration Technique, il marchio di fabbrica della serie, dove si amputano arti per poi finire il nemico in un bagno di sangue che carica la barra Ninpo. Questo ciclo di Offense/Defense è l’anima del gameplay. Le sezioni di Ryu, sebbene in alcuni leak meno attenti siano state erroneamente percepite come meno varie a causa di un moveset più concentrato (solo la Dragon Sword e armi Ninpo classiche, a differenza delle molteplici armi di Yakumo), in realtà rappresentano la sfida definitiva per i veterani. Usare Ryu significa operare con efficienza chirurgica: ogni combo ha un proposito, ogni lancio di Wind Blades deve essere calcolato per massimizzare il danno di massa senza sprecare Chi. La sua giocabilità è un test di purezza marziale, un’esperienza che ci ricorda perché lo amiamo: non ha bisogno di gimmick aggiuntivi; la sua tecnica è la sua forza. L’agilità di Ryu, unita alla sua indomabile risolutezza, lo rende il punto di riferimento per l’intero sistema di combattimento, un’entità che si muove tra gli scontri con una grazia che smentisce la carneficina che lascia dietro di sé. Il suo moveset si espande gradualmente, ma si basa sempre sulla maestria e non sulla mera varietà, spingendo il giocatore a conoscere intimamente le potenzialità della sua singola, leggendaria lama, piuttosto che affidarsi a un arsenale eterogeneo. Questa concentrazione sulla Dragon Sword costringe il giocatore a sfruttare al massimo ogni singola animazione e ogni possibile variazione di timing e distanza, un’arte di scherma virtuale che raramente trova rivali nel panorama action moderno.

La Natura Ibrida della Difficoltà: Non Un Soulslike Qualsiasi

È essenziale definire immediatamente e inequivocabilmente la natura della sfida proposta da NINJA GAIDEN 4. In un panorama videoludico ormai saturo di imitatori dei giochi FromSoftware, dove la difficoltà è spesso sinonimo di combattimento metodico, stamina management e attacco ragionato, Ninja Gaiden rappresenta l’antitesi di questa filosofia. La difficoltà di Dark Souls, Bloodborne, Sekiro o anche di Nioh (sviluppato da Team Ninja stesso, ma con un pacing diverso) è intrinsecamente basata sull’attesa, sulla punizione dell’avidità e sulla gestione paziente delle risorse.

Ninja Gaiden 4, al contrario, è un’esplosione di furia calcolata. La sua sfida è data da una combinazione letale di velocità folle, aggressione nemica costante e precisione al micron. Qui non si gestisce la stamina; si gestiscono gli spawn in arrivo, il frame-perfect del parry contro un nemico che ti circonda e la necessità di mantenere il flow cinetico. Il gioco ti getta contro decine di nemici, tutti in grado di obliterarti con due colpi e tutti aggressivi allo stesso livello, costringendoti a muoverti come una saetta e a uccidere con l’efficienza di un dio. Non c’è tempo per arretrare, studiare i pattern per lunghi minuti, o aspettare che l’energia si ricarichi. Devi essere sempre in attacco, usando la schivata o il blocco per interrompere l’offensiva nemica e trasformarla immediatamente nella tua.

Questa è la vera difficoltà old-school: una sfida che misura i millisecondi di reazione del giocatore e la sua capacità di calcolare una combo da trenta colpi nel mezzo di un assalto aereo, senza un momento di tregua. Ninja Gaiden è un genere a sé stante, un baluardo di azione pura e non mediata, in cui il fallimento non è dovuto al non aver gestito la barra verde della resistenza, ma all’aver sbagliato l’angolazione di un Flying Swallow o il timing di un Izuna Drop. La sua superiorità in questo campo è innegabile, e il gioco è una boccata d’aria fresca, o meglio, una sferzata letale di vento, per chi cerca una challenge basata sull’abilità meccanica in tempo reale piuttosto che sulla pazienza strategica.

Il Level Design Derivativo e il Pacing della Furia

La serie Ninja Gaiden non è mai stata nota per i suoi livelli pittoreschi, quanto piuttosto per l’implacabile sequenza di trappole e combattimenti. NINJA GAIDEN 4 mantiene fede a questa tradizione, ma, ed è un difetto lampante, il level design è spesso generico e poco ispirato, con un layer di design ambientale che purtroppo satura l’esperienza. I livelli sono lunghi, incredibilmente lunghi. E non è solo una questione di lunghezza fisica; è una questione di densità nemica. Ogni corridoio, ogni tetto, nasconde spawn nemici che, anche a difficoltà normale, non concedono un secondo per respirare.

Se da un lato il pacing implacabile costringe il giocatore a rimanere costantemente in uno stato di iper-concentrazione, dall’altro, la ripetizione di wave di nemici leggermente troppo lunghe inizia a minare l’energia e il focus. Il combattimento è così sublime che merita un pacing altrettanto sublime. Un level design che potesse “potare” 4-5 incontri per livello, o che fosse strutturato in modo meno derivativo e più unico, avrebbe reso l’esperienza meno estenuante e più incisiva, evitando quella che molti definiscono combat fatigue. Fortunatamente, l’esplorazione, che è spesso lineare, con sezioni di rail gliding o wall running che fungono da intermezzi, ci porta da una Tokyo piovosa e demoniaca a regni ultraterreni e, sì, a villaggi che ricordano le atmosfere classiche. Questa varietà ambientale è cruciale per combattere la fatica da combattimento che si accumula. Il gioco eccelle quando il level design si apre in arene che permettono a Ryu (o Yakumo) di sfruttare al massimo la verticalità e le pareti per le sue manovre acrobatiche, ma inciampa quando ci si ritrova intrappolati in corridoi stretti contro ondate infinite di grunt che costringono a un approccio più cauto e, onestamente, meno esaltante. La necessità di esplorare la mappa alla ricerca di sfide secondarie e oggetti nascosti è un elemento che aggiunge longevità, ma la sua implementazione è a volte goffa, con ricompense che non sempre giustificano il rischio e la deviazione dal percorso principale. L’esperienza di gioco è un ciclo perpetuo di tensione e rilascio, ma il rilascio è spesso brevissimo, il che lo rende un titolo profondamente impegnativo, non solo in termini di abilità richiesta, ma anche in termini di resistenza mentale. È importante sottolineare, tuttavia, che anche nei suoi momenti più ripetitivi, la qualità intrinseca del combattimento impedisce al gioco di crollare. Anche quando si affrontano le ennesime ondate di nemici, la sfida di eseguire una combo perfetta o un parry all’ultimo istante mantiene vivo l’interesse e la gratificazione. Questa resilienza del core gameplay è una delle sue maggiori forze.

Il Mito di Hayabusa e il Problema Yakumo

La narrazione in NINJA GAIDEN 4, incentrata sulla corruzione della terra da parte del Dark Dragon e la maledizione del Pioggia Marcescente, è funzionale. Non è mai stata la storia l’elemento centrale di Ninja Gaiden; è sempre stata l’azione. Tuttavia, in questa release, la dicotomia tra Ryu e Yakumo (il nuovo Raven Clan ninja con la Bloodraven Form e le armi sci-fi) è un tema affascinante. Yakumo è un personaggio flashy, più in linea con gli standards PlatinumGames e Devil May Cry. È potente, i suoi finisher sono appariscenti, e la sua meccanica di Bloodbind Ninjutsu (che carica il Bloodraven Form con le uccisioni) è una scarica di adrenalina immediata.

Il problema di Yakumo non risiede nelle sue meccaniche, ma nel suo character building che risulta piatto e mono-dimensionale. Sebbene Ryu Hayabusa non sia certo un campione di espressività, la sua storia, il suo lore e la sua presenza muta hanno costruito un’aura di rispetto e mistero. Yakumo, al contrario, non riesce a eguagliare questo peso emotivo, offrendo una storyline secondaria che, seppur utile per espandere il moveset del gioco, non riesce a coinvolgere emotivamente il giocatore in modo significativo.

Ryu, al contrario, è la disciplina ancestrale. Quando lo si controlla, si sente il peso della sua eredità. Le sue Ultimate Techniques sono caricate assorbendo l’essenza (i globi rossi) in modo più tradizionale (sebbene l’opzione di acquisto per l’Ultimate Guidance per la ricarica rapida sia una concessione alla modernità che abbiamo subito accettato). Giocare con Ryu non è solo un omaggio al passato; è la rappresentazione del Ninja Assoluto. Le sue sezioni, sebbene a volte ripercorrano gli stessi ambienti di Yakumo, sono intese come il laboratorio della perfezione. Ryu ha meno gimmick, meno customization visiva, ma in cambio offre l’esperienza di combattimento più pura, affilata e letale del gioco. Per noi fan incalliti, il ritorno di Ryu in questa forma, che bilancia il suo classicismo con la fluidità e la violenza moderna, è stato un momento catartico. È ancora l’uomo di poche parole, il cui corpo parla una lingua di katana e shuriken che è più eloquente di qualsiasi cutscene. La sua presenza è la garanzia che, qualunque direzione prenda il franchise, il codice ninja della difficoltà e dell’abilità resterà immutato. Il gioco riesce a preservare l’aura di Ryu, quella di un guerriero che non prova piacere nella crudeltà, ma che è un agente del destino freddo e indomabile. Il suo storytelling silenzioso, fatto di sguardi determinati e azioni decisive, parla a un pubblico che apprezza la forza intrinseca del personaggio più della sua verbosità. Egli è l’antitesi di molti protagonisti moderni: non è tormentato da sensi di colpa eccessivi, ma è spinto da una volontà incrollabile di proteggere ciò che è giusto, anche a costo di atti di violenza inimmaginabili per un eroe comune. Questa profonda caratterizzazione, trasmessa interamente attraverso il gameplay e l’animazione, è un trionfo narrativo senza bisogno di dialoghi superflui.

Considerazioni Finali: La Catarsi del Sangue Perfetto

Tecnicamente, NINJA GAIDEN 4 è uno spettacolo di prestazioni. Il framerate è solido come una roccia (cruciale per un gioco basato sulla reazione al millisecondo), e la direzione artistica è un mix riuscito tra l’estetica techno-demonica del reboot e la lucentezza next-gen. I modelli poligonali dei personaggi sono animati con una fluidità incredibile; ogni slash ha un peso visivo, e le animazioni di Obliteration non invecchiano mai, ricompensando la precisione con un gore stilizzato e soddisfacente.

Tuttavia, anche qui si ripropongono i difetti. Sebbene la camera sia generalmente migliorata rispetto ai suoi predecessori, in alcuni angoli stretti o durante i combattimenti con boss di grandi dimensioni, può ancora essere un fastidioso ostacolo al gameplay pulito, costringendoci a morire per un elemento che il giocatore non può controllare. La decisione di introdurre nuove meccaniche di accessibility (come la modalità “Hero” che offre auto-block in condizioni critiche) è un’aggiunta intelligente che apre le porte ai nuovi arrivati, ma il vero spirito del gioco, quello che amiamo, si trova nelle difficoltà massime, dove ogni nemico è una minaccia e ogni parry è una vittoria. La curva di apprendimento è ripida, ma il training room e i tool per la pratica sono lì per chiunque voglia dedicarsi al perfezionamento delle combo e del timing—una dedizione che Ryu Hayabusa approverebbe.

NINJA GAIDEN 4 è un atto di bilanciamento quasi miracoloso. È riuscito a modernizzare una serie che rischiava di rimanere intrappolata nella sua stessa reputazione, iniettandole il dinamismo PlatinumGames senza sacrificare la ferocia inesorabile di Team Ninja. È un gioco per cui vale la pena rompere i controller, imprecare contro gli sviluppatori (con affetto), e poi ricominciare immediatamente da capo, perché la perfezione del battle-flow è una droga. Il nostro hype era giustificato, e l’esperienza è la più grande iniezione di adrenalina che il genere action abbia ricevuto negli ultimi anni. Nonostante il level design derivativo e il pacing non sempre ottimale che a volte inficia la perfezione del core gameplay, l’esperienza generale è così visceralmente soddisfacente e tecnicamente rifinita nel suo aspetto cruciale—il combattimento one-to-many—da meritare un posto d’onore. Il gioco brilla quando ti permette di concatenare dodge perfetti, parry, e Obliteration in una sinfonia di violenza senza soluzione di continuità, un ciclo di sangue e abilità che definisce il genere. La gestione oculata del Berserk Meter di Yakumo e delle classiche Ultimate Techniques di Ryu aggiunge uno strato tattico essenziale, trasformando il campo di battaglia in una scacchiera ad alta velocità dove ogni mossa deve essere calcolata per ottimizzare la furia. Questo è il Ninja Gaiden che aspettavamo, un titolo che ci chiede di superare i nostri limiti, proprio come fa Ryu in ogni sua leggendaria avventura, dimostrando che l’Ultimate Ninja è un concetto atemporale, al di là delle mode del gaming moderno. La sua grandezza risiede nel fatto che, anche dopo un decennio, il franchise ha saputo ritrovare il suo spirito più puro e incompromissorio, stabilendo un nuovo standard per il combat design a cui gli altri dovranno aspirare. Nonostante questo indubbio successo e il fatto che NINJA GAIDEN 4 sia oggettivamente superiore al suo predecessore, Ninja Gaiden 3, per i veterani del genere e per noi che abbiamo consumato le console con le sue lame, i capitoli Ninja Gaiden (2004) e Ninja Gaiden 2, specialmente nelle loro splendide edizioni “BLACK”, rimangono il non-plus-ultra della saga, il picco inarrivabile di bilanciamento e sfida che definisce il canone.


POWER RATING:
9.1/10
“Il ritorno di Ryu Hayabusa è un trionfo di combattimento fluido, brutale e iper-tecnico. NINJA GAIDEN 4 fonde la ferocia di Team Ninja con lo stile di PlatinumGames, creando un hack-and-slash che premia la precisione come nessun altro. Nonostante un level design generico e un pacing a tratti estenuante, la sua eccellenza cinetica è ineguagliabile e stabilisce un nuovo punto di riferimento per il genere, distinguendosi nettamente dalla lentezza metodica dei Soulslike.”


PRO

  • Ryu Hayabusa in una delle sue performance più fluide e precise di sempre.
  • Combattimento hack-and-slash tecnico che premia il timing e la strategia.
  • Fusione vincente tra la brutalità Ninja Gaiden e lo style PlatinumGames.
  • Performance tecnica solida e framerate impeccabile, vitale per il gameplay.
  • Ottime opzioni di accessibilità per i neofiti, pur mantenendo la difficoltà estrema tanto cara ai veterani.

CONTRO

  • Level design generico, poco ispirato e derivativo, con sezioni di attraversamento datate.
  • Ritmo del level design troppo lento e denso, che porta a combat fatigue.
  • Il nuovo protagonista Yakumo, pur essendo meccanicamente solido, è piatto in termini di character building.
  • La telecamera può ancora creare problemi negli scontri più caotici.

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