Di Redazione PW83
Amici di PowerWave83.com, preparate le vostre lame e affinate i vostri riflessi. Per gli appassionati di action-platformer e hack and slash, il 2025 è stato universalmente ribattezzato dal mondo del gaming come “l’anno del ninja”, a seguito della straordinaria serie di annunci e pubblicazioni che hanno dominato il mercato. Raramente si è avuta la fortuna di assistere a una tale fioritura di capolavori in un solo ciclo di dodici mesi, ognuno dei quali non solo rende onore alla sua eredità storica, ma la ridefinisce a modo suo.
Il 2025 non è stato segnato da una singola eccellenza, ma da un’epica e irripetibile convergenza di visioni, stili e filosofie di gameplay che ci ha regalato un quartetto di giochi indimenticabili. I protagonisti di questa rivoluzione sono stati: SHINOBI: Art of Vengeance, NINJA GAIDEN: Ragebound, la riedizione definitiva di NINJA GAIDEN 2 BLACK, e il tanto atteso capitolo che chiude il cerchio, NINJA GAIDEN 4. La domanda non è quale sia il migliore, ma come ognuno di loro abbia plasmato a suo modo la figura del guerriero dell’ombra, contribuendo a un’era di eccellenza senza precedenti.
Il Duello delle Anime: Shinobi vs. Ninja Gaiden: Ragebound
Il primo e più acceso confronto stilistico che ha infiammato la comunità è stato quello tra due visioni radicalmente opposte: l’eleganza raffinata di SHINOBI: Art of Vengeance e la brutalità iper-cinetica di NINJA GAIDEN: Ragebound. Pur condividendo lo stesso spirito di velocità e letalità, i due titoli si muovono su binari paralleli che definiscono due filosofie di action gaming distinte e affascinanti.
Il cuore pulsante di ogni ninja game è inevitabilmente il combattimento, e qui le differenze tra i due contendenti diventano evidenti. SHINOBI è una coreografia, un balletto mortale, un’espressione di grazia e stile che risuona con la tradizione del platforming d’azione bidimensionale. Il gameplay di Art of Vengeance si concentra sulla fluidità ininterrotta, sulle combo che si susseguono in modo quasi poetico, sull’eleganza misurata con cui si lanciano i kunai e si scatta in aria tra i nemici. Il protagonista non è semplicemente un combattente, ma una forza della natura controllata, un artista marziale che trasforma ogni fendente di katana in un tocco di pennello su una tela di pixel art. Il flow qui è l’obiettivo: il giocatore è premiato per l’esecuzione pulita, per la capacità di attraversare lo schermo senza mai toccare terra, trasformando il massacro in una forma d’arte.
Questo titolo, sviluppato da Lizardcube, è l’unico nel Quartetto a non essere legato al marchio dominante Koei Tecmo e al franchise di Ninja Gaiden. SHINOBI: Art of Vengeance rappresenta il Ninja Indipendente, l’outsider che ha avuto il coraggio di affermare che l’anima del guerriero dell’ombra non risiede solo nella grafica 3D iper-realistica, ma anche nella bellezza senza tempo del 2D artigianale. La sua presenza è fondamentale: ha impedito all’Anno del Ninja di diventare un monopolio, offrendo una visione alternativa che attinge direttamente alle radici arcade del genere, mantenendo al contempo un livello di sfida e perfezionamento del gameplay degno dei migliori action game moderni. L’enfasi è posta sull’esecuzione precisa dei salti, dei dash a mezz’aria e sull’annullamento delle animazioni per mantenere un ritmo frenetico, una vera e propria ode ai capolavori del passato di SEGA, aggiornata con hitbox e i-frame impeccabili.
L’approccio al combattimento in SHINOBI è minimalista ma profondo. Il moveset limitato in termini di pulsanti (attacco, salto, kunai, magia) è compensato dalla stratificazione delle interazioni contestuali. Il sistema di parry è particolarmente degno di nota: un blocco eseguito con timing perfetto non solo annulla il danno nemico, ma rigenera una porzione di chi vitale e crea una breve finestra di rallentamento, incoraggiando il rischio e la padronanza del ritmo. Questo si lega indissolubilmente alla filosofia di score attack, in cui il punteggio finale non è dato dal semplice numero di nemici eliminati, ma dalla lunghezza e dalla varietà delle combo eseguite senza subire interruzioni o danni. In questo senso, Art of Vengeance si rivolge a una nicchia di giocatori che apprezzano la purezza meccanica e la ricerca del perfect run più di quanto apprezzino la pura violenza cinematica. L’estetica pixel art serve a rendere immediatamente chiare tutte le hitbox e le traiettorie nemiche, eliminando l’ambiguità visiva che a volte affligge i giochi d’azione 3D ultra-frenetici.
NINJA GAIDEN: Ragebound, al contrario, è l’impatto crudo di un pugno nello stomaco. La sua filosofia è la brutalità viscerale, la precisione chirurgica di un fendente in un ambiente tridimensionale che non ammette errori e premia l’aggressività pura. Il gameplay di Ragebound è notoriamente feroce, punitivo, e si basa su meccaniche fondamentali come l’Hypercharge (un sistema per potenziare le armi attraverso l’energia nemica) e il Guillotine Boost (una mossa di annientamento rapido che richiede tempismo) per alimentare un ciclo di violenza in cui l’offensiva è l’unica vera difesa.
È fondamentale notare come anche Ragebound contribuisca, in modo indipendente da Ninja Gaiden 4, al tema del “passaggio del testimone”. Sebbene Ryu Hayabusa appaia come figura di mentore e leggenda, i protagonisti giocabili che affrontano la maggior parte dell’avventura sono Kenji Mozu, un giovane discepolo del clan Hayabusa, e, in sezioni specifiche, Kumori, un’abile ninja del clan rivale Black Spider. Questo shift narrativo, pur essendo ambientato in un formato 2D side-scrolling, cementa l’idea che l’universo Ninja Gaiden si stia evolvendo oltre il suo eroe iconico. Kenji e Kumori rappresentano un’alleanza tattica e temporanea contro un male comune, introducendo dinamiche di gameplay ibride, come la Ninja Fusion, che consente di combinare le loro abilità. Se SHINOBI vi chiede di muovervi con eleganza e strategia nel platforming, NINJA GAIDEN vi spinge a scatenare l’inferno in un combattimento incessante, dove la padronanza delle i-frame e la conoscenza del moveset nemico sono requisiti minimi per la sopravvivenza.
Il sistema di combattimento di Ragebound è costruito sul principio del rischio e della ricompensa immediata. L’introduzione di un sistema di counter denominato Retribution non è solo una meccanica difensiva, ma una tecnica aggressiva che, se eseguita con successo, stordisce intere folle di nemici, aprendo la strada a devastanti attacchi di massa o a un rapido cambio di bersaglio. La progressione delle armi è più lineare rispetto ad altri capitoli della serie, ma ogni arma è stata bilanciata per avere un ruolo tattico specifico, scoraggiando l’abuso di un singolo moveset dominante. Il fatto che il giocatore controlli Kenji, un personaggio con un moveset più snello ma focalizzato sulla velocità e sui pugnali di Kumori (che è controllabile in sezioni limitate), enfatizza la necessità di apprendere uno stile di combattimento meno onnicomprensivo rispetto a quello di Ryu. Questa è la prima vera spinta al rinnovamento, antecedente a NG4. La gestione della telecamera è stata elogiata come la migliore nella storia del franchise, risolvendo uno dei problemi cronici dei vecchi Ninja Gaiden e rendendo il campo di battaglia caotico ma leggibile. Ragebound si posiziona, quindi, come la risposta moderna e in pixel art (un omaggio visivo, ma 3D nel gameplay) al concetto di action game punitivo, un vero e proprio soulslike mascherato da hack and slash classico.
Il Ritorno del Demone: Ninja Gaiden 2 BLACK
In un angolo del ring, a rappresentare l’irripetibile potenza del passato, c’è l’icona che ha gettato le basi per gran parte del genere moderno: Ninja Gaiden 2 BLACK. Se Shinobi e Ragebound rappresentano le nuove direzioni e le interpretazioni contemporanee del ninja, 2 BLACK è un ponte diretto e sanguinoso con il passato, un’eredità brutale resa più letale e splendente che mai grazie a una riedizione tecnicamente ineccepibile. Questo titolo, rivisitazione definitiva dell’originale capolavoro per Xbox 360, non si è preoccupato minimamente di reinventare le meccaniche; si è concentrato esclusivamente sull’iper-perfezionamento e la stabilizzazione di una formula già vincente e venerata.
Ninja Gaiden 2 BLACK è, per antonomasia, l’hack-and-slash iperfocalizzato sul combattimento, senza compromessi stilistici o filosofici. La sua ragion d’essere non si basa sul flow elegante o sulla precisione del timing difensivo, ma sul puro, catartico, irrefrenabile dismemberment (smembramento) e su una violenza viscerale e ininterrotta. A differenza di molti hack and slash moderni che cercano di inserire elementi RPG o pause narrative, questo gioco non vuole che i nemici si facciano eliminare con grazia; vuole che il giocatore sopravviva a una valanga implacabile di avversari aggressivi, ognuno dei quali è intenzionato ad annichilirlo nel più breve tempo possibile.
La vostra unica speranza di uscirne vivi è Ryu Hayabusa, che in questo capitolo si conferma come l’arsenale ambulante definitivo. Con un numero impressionante di armi da mischia (spade, artigli, falci, bastoni), a distanza (shuriken, archi, frecce esplosive) e i potenti ninpo (arti magiche), il giocatore ha a disposizione una gamma di opzioni offensive che ancora oggi fatica a trovare eguali. L’esperienza di 2 BLACK è un’estasi di aggressività pura, dove la sinfonia della morte non viene diretta con l’eleganza di un maestro d’orchestra, ma con un’implacabile e caotica furia. Il gioco vi spinge a un livello di esecuzione e reazione senza pari, premiando in modo smodato chi si getta nella mischia con violenza e rapidità, trasformando i nemici in un nugolo di arti mutilati e carcasse senza vita. Certo, per i puristi il fatto che la riedizione sia basata sulla versione Sigma introduce alcune minime modifiche di design e level layout, ma per chiunque cerchi un’esperienza d’azione definitiva, primordiale e senza fronzoli, 2 BLACK è la risposta definitiva al concetto di hardcore hack-and-slash. Il suo ruolo è fondamentale in questo 2025: ha fornito il metro di paragone della brutalità per tutti gli altri contendenti, costringendo i nuovi Ninja Gaiden a misurarsi con la sua eredità sanguinosa.
La meccanica del dismemberment è il cuore pulsante di 2 BLACK. I nemici perdono arti dopo un certo numero di colpi o a causa di attacchi specifici, ma non muoiono immediatamente. Questo non è un vezzo estetico, ma una geniale e sadica meccanica di gameplay: un nemico mutilato diventa più debole, ma allo stesso tempo più aggressivo e pericoloso, spesso ricorrendo ad attacchi suicidi o esplosioni. Il giocatore è quindi costretto a bilanciare l’offensiva con l’esigenza di completare l’annientamento attraverso l’Obliteration Technique, un colpo finale che richiede un breve timing ma garantisce l’eliminazione completa. L’intero sistema incoraggia il giocatore a essere costantemente in movimento e a non indugiare, pena l’essere sopraffatto da un esercito di moncherini inferociti. La varietà delle armi, dal versatile Dragon Sword alla potente Lunar Staff o al velocissimo Falcon’s Talons, permette una profondità strategica basata sulla velocità di esecuzione e sull’efficacia di eliminazione di massa. Il sound design contribuisce enormemente a questa sensazione: il crunch secco di una lama che taglia la carne e le urle di morte dei nemici creano una sinfonia di distruzione che non ha eguali negli altri titoli del Quartetto, rendendo 2 BLACK un’esperienza quasi sensoriale nella sua violenza ineguagliabile.
Il Culmine: NINJA GAIDEN 4 – La Nuova Generazione di Ninja
E poi è arrivato lui, il capitolo che tutti i fan attendevano da oltre un decennio e la vera pietra angolare che ha completato la definizione del 2025: NINJA GAIDEN 4. L’uscita di questo titolo non ha semplicemente concluso l’anno del ninja; lo ha elevato, proponendosi come la Nuova Generazione di Ninja e, in parte, come passaggio di testimone fondamentale per la serie.
La scelta degli sviluppatori è stata audace e coraggiosa, e si è riflessa nel gameplay. Ninja Gaiden 4 si posiziona come la ricerca di un equilibrio perfetto tra la furia incontenibile del dismemberment di 2 BLACK e la precisione millimetrica del timing e del flow richiesti da titoli più moderni e tecnicamente raffinati. Gli sviluppatori hanno fatto tesoro delle lezioni apprese e delle critiche mosse ai capitoli precedenti (specialmente Razor’s Edge), creando un sistema di combattimento che è al tempo stesso sorprendentemente accessibile nei momenti iniziali per i neofiti, ma infinitamente profondo e gratificante quando si affrontano i livelli di difficoltà più elevati.
Il punto focale della critica e dell’analisi è il gameplay stesso, dominato dall’introduzione di Yakumo, il co-protagonista creato ad hoc che il giocatore impersona per la maggior parte del tempo, con Ryu Hayabusa che appare in sezioni chiave e come figura di riferimento. Se Ragebound ha dato il via alla transizione con Kenji e Kumori, NG4 la cementa a livello canonico con Yakumo, sollevando però l’interrogativo più grande: questo “passaggio di testimone” è una mossa definitiva per il futuro della serie o una fase temporanea, concepita per rinfrescare il gameplay e la narrativa?
Si tratta di una mossa azzardata, specialmente in relazione all’adorazione quasi religiosa che la base di fan nutre per Ryu Hayabusa. L’icona del ninja, il Dragon Ninja per eccellenza, è l’elemento unificante e l’identità stessa del franchise sin dagli anni Ottanta. Mettere in secondo piano il protagonista per favorire Yakumo è un rischio calcolato che mira a evitare la stagnazione del moveset di Ryu, che dopo oltre due decadi rischiava di diventare prevedibile.
Yakumo introduce uno stile di combattimento con dinamiche uniche, decisamente meno dipendente dall’arsenale massivo e onnicomprensivo di Ryu, e molto più focalizzato su tecniche di chi potenziato, mobilità aerea avanzata e un nuovo sistema di concatenazione delle combo basato sul consumo e il recupero rapido dell’energia spirituale. Questo shift di prospettiva è la vera dichiarazione d’intenti di NG4: è l’atto di fondazione per i futuri capitoli. Ryu Hayabusa, pur mantenendo il suo status iconico, assume un ruolo più di mentore, di leggenda vivente che appare per i momenti epici, lasciando a Yakumo il compito di affrontare l’azione in prima linea e ridefinire la violenza. La sua introduzione non è stata un semplice espediente narrativo, ma una necessità di design per alleggerire l’eccessiva complessità accumulata nel moveset di Ryu. Yakumo, pur essendo letale, è più snello nelle sue opzioni, rendendo l’apprendimento del gioco più digeribile per i nuovi arrivati, senza sacrificare la profondità per i veterani, che dovranno imparare a padroneggiare due stili di combattimento distinti.
Le nuove meccaniche di NG4 sono state attentamente calibrate per modernizzare il feel della serie senza tradirne la difficoltà. Il sistema di Deflect menzionato in precedenza non è un semplice parry difensivo, ma un meccanismo aggressivo che genera un “Impulso Spirituale” utile a ricaricare l’energia necessaria per le tecniche di Yakumo o per i ninpo di Ryu. Questo forza il giocatore a rimanere in un ciclo costante di attacco e difesa attiva, premiando chi interrompe l’offensiva nemica con la propria. L’ambientazione, vasta e non più claustrofobica come nei capitoli precedenti, ha permesso l’introduzione di elementi verticali e di platforming 3D molto più elaborati, dando finalmente un senso alla mobilità aerea del ninja che andasse oltre il semplice wall-run in combattimento.
Visivamente, NG4 è un trionfo. L’uso del motore grafico aggiornato ha permesso una densità di dettagli e una fluidità di animazioni mai viste nel genere. La violenza è spettacolare ma non gratuita; è orchestrata con una chiarezza visiva che rende ogni scontro leggibile e strategico anche nei momenti più caotici, un passo avanti rispetto alla confusione visiva che a volte poteva caratterizzare 2 BLACK. Ninja Gaiden 4 è la prova inequivocabile che il brand ha ancora una rilevanza fondamentale, fornendo il gameplay più complesso, stratificato e, per chi accetta il cambiamento, il più soddisfacente in assoluto, pur aprendo un capitolo completamente nuovo con il suo nuovo eroe. La narrativa di NG4 esplora temi più oscuri e introspettivi, concentrandosi sul peso dell’eredità ninja e sulla lotta tra luce e oscurità interiore, un tema che si lega perfettamente al dualismo Ryu/Yakumo. Il boss design, in particolare, ha ricevuto lodi sperticate per aver riproposto sfide che richiedono una padronanza totale delle meccaniche di entrambi i protagonisti.
Il dilemma critico rimane: la forte preferenza del pubblico per Ryu, combinata con il fatto che Koei Tecmo non ha mai chiarito ufficialmente se la sua mossa di protagonista sia temporanea o definitiva, tiene i fan con il fiato sospeso. Sebbene l’intento di rinnovamento sia lodevole, la possibile assenza a lungo termine di Ryu dai riflettori principali potrebbe alienare una parte della fanbase più purista e devota. Solo i risultati a lungo termine, le vendite dei futuri capitoli e la ricezione di Yakumo da parte della comunità decideranno se questa azzardata mossa di design e narrativa avrà ripagato in termini di successo e continuità del franchise.
L’Influenza Silenziosa: L’Eredità del Passato e la Master Collection
Non si può parlare del trionfo del 2025 senza riconoscere l’esperienza che ha reso possibile tutto questo fermento, la NINJA GAIDEN Master Collection. Pubblicata nel 2021, questa sontuosa raccolta ha gettato le basi per l’era dei ninja che stiamo vivendo, riportando sotto i riflettori l’esigenza di action game ad alta difficoltà e alta premialità.
La Collection ha portato sulle console moderne l’intera trilogia moderna nelle sue versioni più complete – Sigma, Sigma 2 e Razor’s Edge – rendendola disponibile per la prima volta con risoluzione 4K Ultra HD e a 60 fps. L’importanza di questa operazione va oltre il semplice porting. Ha riacceso la fiamma nel cuore dei fan storici e ha introdotto una nuova generazione di giocatori alla complessità brutale del gameplay di Ryu Hayabusa e alla spietatezza della serie. Questo ha creato una domanda latente per un Ninja Gaiden 4 che, altrimenti, sarebbe rimasta inespressa o ignorata. È stata un’operazione che ha non solo onorato il passato, ma ha preparato il terreno culturale e di mercato per i titoli futuri, dimostrando in modo inequivocabile che c’era ancora un’enorme domanda per questo tipo di esperienze impegnative e gratificanti. Senza la Master Collection, l’entusiasmo per l’uscita del Quartetto Epico non avrebbe avuto la stessa risonanza globale. Il successo inaspettato di questa raccolta ha convinto Koei Tecmo a investire nuovamente nel franchise, portando ai nuovi titoli Ragebound e NG4.
Il dibattito che ha accompagnato la Master Collection sul valore delle versioni Sigma rispetto alle originali (un dibattito che ha trovato un punto di mediazione nella riedizione di 2 BLACK separata) ha mantenuto alta l’attenzione sul gameplay profondo del franchise per anni. I player hanno continuato a discutere per mesi sulle differenze di moveset, sul bilanciamento dei ninpo e sul design degli incontri. Questa attività della comunità non è stata un semplice esercizio nostalgico, ma un vero e proprio “allenamento” collettivo, che ha innalzato il livello di aspettativa e di abilità richiesto per i nuovi titoli del 2025. La Master Collection è stata l’incubatrice da cui è germogliato l’Anno del Ninja.
Il Sacro Quartetto: Un’Era di Eccellenza e Diversità
La coesistenza e il successo di questi quattro titani nel 2025 non è una competizione a somma zero, ma una celebrazione della diversità e della profondità del genere ninja. Ognuno di loro ha una sua anima ben definita, che si rivolge a un tipo di giocatore specifico e a una diversa sfumatura dell’azione letale:
- SHINOBI: Art of Vengeance è il Ninja Artista e l’Indipendente. Un’eccellenza 2D che ha sfidato il dominio 3D di Koei Tecmo, portando grazia e flow nel platforming d’azione.
- NINJA GAIDEN: Ragebound è il Ninja Filosofo della difficoltà. Il gioco che rende onore al concetto di sfida brutale, introducendo i nuovi personaggi di Kenji e Kumori in una veste 2D moderna.
- NINJA GAIDEN 2 BLACK è il Ninja Guerriero dell’Aggressività Pura. Il titolo di riferimento per il combattimento catartico e senza fronzoli, dominato dal dismemberment incessante.
- NINJA GAIDEN 4 è la Nuova Generazione di Ninja. L’atto di rinnovamento del franchise, che unisce la profondità tecnica del passato a un flow moderno, spinto dalla nuova prospettiva del co-protagonista Yakumo, in un contesto dove il futuro di Ryu Hayabusa come protagonista principale è deliberatamente lasciato ambiguo.
L’anno del ninja non si conclude con un unico vincitore, ma con la consapevolezza che il genere non è mai stato così vivo e variegato. Il 2025 sarà ricordato non solo come l’anno dei grandi ninja game, ma come l’anno in cui il ritorno di Ryu Hayabusa si è concretizzato, affiancato da una nuova generazione, rendendo questa una delle pagine più memorabili della storia del gaming.





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