-Codice Review fornito da Square-Enix
-Versione Testata: PlayStation 5
-Disponibile per: Xbox Series X|S, PlayStation 5, Nintendo Switch 2
-Sviluppatore: Square-Enix
-Publisher: Square-Enix
I due capitoli mancanti della trilogia di Erdrick sono finalmente disponibili e sono spettacolari
Quando Square Enix ha annunciato il suo progetto di rimodellare la cosiddetta “Trilogia di Erdrick” in un’unica, maestosa cornice HD-2D, l’entusiasmo è stato palpabile. Abbiamo già celebrato il remake di DRAGON QUEST III HD-2D Remake (CLICCATE QUI per la review), un titolo che, pur essendo il terzo in ordine di pubblicazione originale, è il prequel narrativo che funge da fondamento per l’intera saga. E proprio qui si colloca l’intelligenza della strategia di Square Enix, una scelta editoriale audace e meritevole di plauso che definisce il contesto di questo pacchetto.
Il rilascio di DRAGON QUEST I & II HD-2D Remake dopo il capitolo III non è un caso di ritardo produttivo, ma una deliberata e profonda decisione narrativa. L’azienda ha scelto di offrire ai giocatori la Trilogia di Erdrick in ordine cronologico di trama (III → I → II). Avendo iniziato il viaggio con l’eroe Erdrick in DQIII, ora, con questo pacchetto che unisce i primi due capitoli, ne vestiamo i panni dei discendenti diretti per assistere al compimento della leggenda. Si tratta di un approccio che esalta l’epicità del lore, fornendo una conclusione tematica e narrativa all’avventura del mitico eroe che ha sconfitto Baramos, rendendo il mondo di Alefgard un universo più coeso e significativo per i neofiti. Questo contesto è essenziale per comprendere e valutare appieno il lavoro di restauro di questi due pilastri del genere JRPG.
DRAGON QUEST I: La Purezza del Gioco di Ruolo Fondativo

Affrontare DRAGON QUEST I nel 2025 significa intraprendere non solo un videogioco, ma un viaggio nella storia del gaming. Uscito originariamente nel 1986, questo titolo è la genesi del moderno JRPG a turni ed è stato il primo a stabilire molte delle convenzioni che ancora oggi definiscono il genere: gli incontri casuali, il grinding come elemento di progressione, i punti esperienza e l’inventario basato sui limiti. La sua influenza è incalcolabile, avendo forgiato lo stampo per la quasi totalità dei giochi di ruolo giapponesi successivi.
DRAGON QUEST I in formato HD-2D è un’esperienza sorprendentemente conservativa e, proprio per questo, potente. La trama è essenziale: un eroe solitario, diretto discendente di Erdrick, è chiamato a sconfiggere il Dragonlord e salvare la principessa rapita e il Globo della Luce sacro (Light Orb). Nonostante l’aggiunta di dialoghi rivisti, interazioni ambientali potenziate e una lore ampliata per collegarsi meglio agli eventi di DQIII, l’ossatura narrativa rimane deliberatamente semplice, quasi fiabesca. Questa semplicità è la sua forza: è un bianco e nero morale che pone l’accento sul core gameplay puro e sulla sensazione di essere un eroe solitario in un vasto mondo ostile, dove la propria forza è l’unica difesa contro l’oscurità dilagante.
Il gameplay del primo capitolo è l’area che richiedeva il bilanciamento più delicato, e il Team Asano ha agito con saggezza. Nel DQ I originale per NES, si affrontava un solo nemico alla volta, rendendo le battaglie lunghe e spesso tediose, un retaggio dell’epoca in cui le limitazioni hardware imponevano scelte di design molto rigide. In questo remake, pur mantenendo la filosofia del party singolo (l’Eroe è l’unica unità giocabile), l’eroe è in grado di affrontare gruppi di mostri contemporaneamente, un miglioramento critico che snellisce il ritmo dei combattimenti e rende il grinding meno frustrante, specialmente nelle fasi avanzate del gioco dove i nemici sono più resistenti. Questa modifica, pur sembrando minima, è vitale per l’accessibilità moderna e per non rendere l’esperienza un fardello meccanico, risolvendo uno dei maggiori problemi di Quality of Life dell’originale.

Ciononostante, la struttura arcaica impone ancora delle sfide in linea con la filosofia originale. L’esperienza è molto grind-heavy; il giocatore si troverà spesso costretto a esplorare l’overworld e i dungeon per guadagnare l’oro e l’esperienza necessari ad acquistare l’equipaggiamento vitale per progredire, un ostacolo che per i neofiti potrebbe risultare inaspettato. Sebbene siano state introdotte moderne comodità, come il salvataggio automatico dopo ogni battaglia e un sistema di waypoint che guida (opzionalmente) l’eroe verso l’obiettivo successivo, il nucleo di DQ I richiede pazienza e dedizione. La progressione non è fluida e guidata come nei moderni JRPG, ma si basa sull’esplorazione meticolosa, sul dialogo con ogni NPC per ottenere indizi criptici e, soprattutto, sull’accumulo di forza attraverso il combattimento ripetitivo. L’aggiunta di nuove zone di esplorazione e la ridistribuzione di alcuni incontri casuali servono a rendere il level-up più organico, ma non eliminano la necessità di dedicare tempo alla preparazione, un elemento che definisce il genere stesso.
Il remake ha inserito anche nuovi dungeon e contenuti, come le Mini Medaglie (un classico della serie) e le Pergamene (che consentono l’apprendimento di incantesimi), che aggiungono uno strato di obiettivi secondari e personalizzazione delle abilità, elementi che erano assenti nell’originale. Questi non snaturano l’esperienza, ma la arricchiscono, offrendo un valore aggiunto che giustifica l’acquisto anche per i veterani, fornendo nuove sfide e ricompense sbloccabili. Il DRAGON QUEST I in HD-2D non è un gioco moderno, ma è la migliore e più accessibile versione esistente del titolo che ha dato inizio a tutto. È una lezione di storia videoludica giocabile, un’ode alla pura avventura e alla fondazione di un genere che merita di essere sperimentata.
DRAGON QUEST II: I Guerrieri della Stirpe e la Moltiplicazione della Sfida

Il passaggio a DRAGON QUEST II: Luminaries of the Legendary Line (pubblicato originariamente nel 1987) è un salto qualitativo e di complessità drammatico, che questo remake esalta in pieno. Ambientato 100 anni dopo gli eventi del primo capitolo, DQ II espande il mondo di Alefgard in modi esponenziali, rompendo i confini del mondo conosciuto per avventurarsi in nuove terre. Soprattutto, introduce la meccanica fondamentale che definisce il genere per i decenni a venire: l’utilizzo del Party.
Non si gioca più nei panni di un eroe solitario, ma di tre discendenti del leggendario Erdrick: il Principe di Midenhall (il guerriero con accesso limitato alla magia), il Principe di Cannock (il combattente più versatile e magico) e la Principessa di Moonbrooke (il caster puro e healer). Questa introduzione non è solo numerica, è strategica. Il gameplay si trasforma immediatamente da un’estenuante gestione uno-contro-molti a un vero e proprio JRPG tattico a turni. La gestione del party – la scelta di chi curare, chi attaccare e chi usare incantesimi buff/debuff – diventa l’elemento centrale del successo. Il giocatore deve bilanciare le risorse limitate del party e sfruttare le sinergie tra le classi, un livello di profondità tattica assente nel primo capitolo e che avvicina DQ II agli standard del genere che si sarebbero affermati di lì a poco.

La trama di DQ II è significativamente più ramificata e complessa rispetto al suo predecessore, coinvolgendo la ricerca di cinque manufatti magici sparsi in un overworld immenso, un’espansione che all’epoca era considerata rivoluzionaria. Questo remake utilizza l’ordine narrativo III-I-II per rendere l’espansione del mondo ancora più significativa. Ritroviamo infatti le tracce e le conseguenze delle azioni di Erdrick e del primo Eroe, fornendo un senso di continuità storica e di eredità che era meno evidente nell’ordine di pubblicazione originale. Le nuove scene di intermezzo inserite dal Team Asano rafforzano il legame di parentela tra i tre protagonisti, rendendo la loro alleanza non solo una necessità di gameplay, ma un leitmotiv emotivo che eleva la posta in gioco e dà maggiore spessore narrativo a personaggi storicamente bidimensionali.
Il problema storico di DQ II, notoriamente, era la sua difficoltà mal bilanciata, in particolare verso la fase finale, dove i grinding wall potevano essere punitivi e la randomizzazione degli incontri casuali era estenuante e frustrante. Il remake ha cercato di mitigare questi picchi di frustrazione in diversi modi. Il rate degli incontri casuali è stato regolato per essere meno opprimente, e la possibilità di modificare in qualsiasi momento il livello di difficoltà (una quality of life moderna) apre il gioco anche a chi vuole godersi la storia senza l’obbligo di ore di grinding. È una concessione necessaria per il pubblico contemporaneo.

Inoltre, il rifacimento ha ampliato la caratterizzazione dei membri del party in modo significativo. I Principi e la Principessa hanno ricevuto nuovi dialoghi e scene di intermezzo che danno loro maggiore personalità, trasformandoli da meri strumenti di gameplay a personaggi con cui si può empatizzare. La Principessa di Moonbrooke, in particolare, subisce un arco narrativo più definito che la eleva dal cliché della donzella in pericolo, rendendola una caster vitale e con una sua voce narrativa.
Nonostante queste lodevoli modernizzazioni, l’ossatura del Dungeon Design di DQ II rimane complessa, con labirinti intricati e privi di indicazioni chiare (al di là delle opzioni di waypoint attivabili), una scelta che farà la gioia dei puristi e la disperazione dei neofiti abituati alle mappe in-game esaustive. Questo è un gioco che chiede al giocatore di prendere appunti e di mappare mentalmente i propri progressi, un richiamo nostalgico a un’epoca in cui i JRPG erano molto più analogici. La navigazione del vasto overworld marittimo, in particolare, rimane intenzionalmente ardua, enfatizzando la sensazione di scoperta e di isolamento tipica dei classici.
La Magnificenza dell’HD-2D e la Scelta Cronologica
Se l’approccio al gameplay è stato “conservativo con intelligenza”, il rifacimento estetico in HD-2D è un autentico trionfo artistico. La grafica HD-2D in DRAGON QUEST I & II è più che una semplice fusione di pixel art e ambienti 3D; è un diorama vivente. Gli sprite dei personaggi e dei mostri (disegnati dal compianto Akira Toriyama) sono resi con una fedeltà nostalgica, ma si muovono su fondali tridimensionali ricchi di profondità e dettagli moderni. Questo conferisce una stratificazione visiva che prima era assente e rende i due capitoli visivamente coesi con il remake del terzo. Il comparto sonoro, con le musiche iconiche di Koichi Sugiyama completamente ri-orchestrate, eleva l’esperienza a un livello cinematografico.

La scelta di pubblicare la Trilogia in ordine cronologico di trama (III → I → II) trasforma un insieme di giochi in una saga con un inizio, uno svolgimento e una fine ben definiti, dal punto di vista del lore. Giocare prima il DQIII significa assistere alla genesi del leggendario eroe Erdrick, e affrontare DQ I e DQ II come i suoi discendenti fornisce un senso di adempimento profetico e di eredità che prima era implicito. Questa sequenza esalta la coesione narrativa.
In definitiva, DRAGON QUEST I & II HD-2D Remake è una riaffermazione della potenza e della rilevanza duratura dei JRPG classici. Il Team Asano ha dimostrato un rispetto quasi religioso per il materiale originale, intervenendo solo con le modernizzazioni necessarie per rendere i titoli giocabili su standard contemporanei, senza snaturarne l’anima old-school. È un capolavoro di conservazione e restauro, l’atto finale che onora il percorso intrapreso da Square Enix e regala agli appassionati una trilogia leggendaria finalmente completa e coerente.
POWER RATING:
9.0/10
“DRAGON QUEST I & II HD-2D Remake è la chiusura perfetta e magnifica della Trilogia di Erdrick. L’estetica HD-2D è all’apice della sua forma e il sonoro orchestrato eleva l’esperienza a standard moderni. L’adozione di una serie di modifiche Quality of Life intelligenti (salvataggio automatico e bilanciamento) rende i titoli più accessibili che mai. La scelta narrativa di pubblicare la saga in ordine cronologico (III-I-II) è un trionfo di lore che regala al franchise una coesione narrativa che prima non esisteva. Imperdibile.”
PRO
- Estetica HD-2D magnifica che unifica visivamente la Trilogia.
- Coerenza narrativa esaltata dall’ordine di uscita cronologico (III-I-II).
- QoL cruciali: salvataggio automatico e rate di incontri casuali bilanciato.
- Colonna sonora completamente ri-orchestrata e di alta qualità.
- DQ II guadagna profondità strategica e narrativa (gestione party e nuove cutscenes).
CONTRO
- La linearità e l’approccio “ad eroe singolo” di DRAGON QUEST I potrebbero risultare sin troppo arcaici.
- Permangono picchi di difficoltà che rendono il grinding obbligatorio in DQ II.





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