Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da Selecta Play
-Versione Testata: PlayStation 5
-Disponibile per: PlayStation 5, PC (Steam)
-Sviluppatore: Relevo
-Publisher: Selecta Play

Uno dei personaggi horror più in voga degli ultimi anni passa dalle TV alle nostre console: troverà il successo anche qui?

Terrifier: The ARTcade Game è un esercizio di stile e violenza nostalgica. Il gioco prende l’icona horror Art the Clown, il sinistro e silenzioso villain della saga Terrifier, e lo catapulta in un mondo a 16-bit che sembra uscito da un cabinet arcade di trent’anni fa. Il risultato è un beat ‘em up cooperativo (fino a 4 giocatori in locale/online, a seconda della piattaforma) che mira a convertire il massacro esagerato del cinema splatter in divertimento da sala giochi.

La premessa narrativa è un pretesto semplice, ma efficace: il giocatore (nei panni di quattro personaggi selezionabili, tra cui Art the Clown, Sienna, la Pallid Girl e l’inserviente dell’ospedale psichiatrico, interpretato da Chris Jericho) è chiamato a interrompere la produzione di vari set cinematografici che stanno cercando di sfruttare le gesta del killer per fare un film. Ogni livello diventa così un set sanguinoso, dove la missione è distruggere tutti quelli che si frappongono.


Gameplay e Sistema di Combattimento: Il Sangue Non Basta

L’anima del gioco è indubbiamente il beat ‘em up classico. Il gameplay si svolge su un piano bidimensionale (scorrimento laterale), dove il giocatore deve eliminare ondate di nemici per sbloccare l’area successiva. Il sistema di combattimento è accessibile, basato su attacchi leggeri, pesanti, salti e una schivata.

Il fattore distintivo è la brutalità creativa e over-the-top. Art the Clown può raccogliere una vasta gamma di armi da mischia e usarle per smembrare i nemici con animazioni pixel art straordinariamente vivide e sanguinose. Il gioco introduce anche un sistema di execution o fatality per eliminare i nemici storditi. Queste mosse finali, ispirate direttamente alle scene più cruente dei film, sono grottesche e ironiche.

Tuttavia, il nucleo del gameplay soffre di evidenti e gravi limiti. Il moveset è basico e monotono, incapace di reggere il confronto con la varietà e la profondità dei nuovi capolavori del genere. Il problema non è solo l’assenza di un moveset elaborato, ma anche la mancanza di varietà nelle nuove meccaniche: con sole due varianti di fatality per personaggio, questa caratteristica peculiare diventa molto ripetitiva, e molto alla svelta, perdendo il suo impatto scenico dopo poche ore di gioco.

A ciò si aggiungono le animazioni rigide e una meccanica di design anacronistica e irritante: l’obbligo di premere ripetutamente un tasto (button-mashing) OGNI SINGOLA VOLTA che si viene buttati a terra per rialzarsi. Questa scelta di design è frustrante e penalizzante, trasformando il recovery in un fastidioso intermezzo che rompe il ritmo dell’azione. Il gameplay onora la tradizione solo ereditandone i difetti peggiori.


Atmosfera, Grafica e Audio: Il Fascino del Grindhouse Retrò

Terrifier: The ARTcade Game eccelle nel suo stile visivo e sonoro, gli unici elementi che mantengono viva l’esperienza. La grafica è una pixel art curata e fluida, che cattura perfettamente l’essenza grindhouse e l’umorismo nero della serie Terrifier. I colori al neon e gli schizzi di sangue sono deliberatamente esagerati, quasi caricaturali, il che mitiga la violenza estrema, trasformandola in una cartoonish carnage. La colonna sonora è un elemento di spicco: è stata composta da Cody Carpenter, figlio del leggendario regista e compositore John Carpenter. La musica è in puro stile Chiptune anni ’80/’90, conferendo al gioco un mood immediatamente riconoscibile che bilancia la tensione horror con la nostalgia arcade. Il sound design è fondamentale per creare l’atmosfera retrò voluta.

Longevità e Modalità di Gioco

Il gioco non si affida solo alla Campagna principale per giocatore singolo e cooperativa, ma offre diverse opzioni, che contribuiscono a estendere artificialmente un’esperienza altrimenti breve. Sono presenti sei distinte modalità di gioco, pensate per offrire sessioni di picchiaduro veloci o sfide più lunghe e articolate. Si va dalle Modalità Estese alle Sfide Veloce, ideali per la fruizione mordi e fuggi. La longevità è anche aumentata dalla ricerca dei collezionabili, come le cassette VHS nascoste nei livelli, che sbloccano probabilmente gallerie o contenuti bonus, incentivando (sulla carta) la ri-visitazione.

Giudizio Finale

Terrifier: The ARTcade Game è un’opera di fan service eccellente dal punto di vista stilistico, ma una grande delusione dal punto di vista meccanico. La saga cinematografica di Terrifier è riuscita a cadere nel cliché del “brutto al punto di diventare bello”, dove l’estremo splatter trash e le scelte low-budget si sono trasformate in un fascino cult irresistibile.

Purtroppo, questa trasposizione videoludica non riesce a replicare tale magia. Pur essendo graficamente trash e sanguinosa per scelta, le sue debolezze non sono affascinanti. I difetti meccanici – la rigidità delle animazioni, la monotonia del moveset, la scarsa varietà delle execution e la frustrante meccanica del button-mashing per rialzarsi – sono semplicemente difetti, non elementi trash che si apprezzano. Il titolo brilla per la sua fedeltà all’estetica, ma il gameplay è irrimediabilmente compromesso. È un gioco neutrale, che si consiglia solo ai fan irriducibili di Terrifier che possono ignorare difetti di design che sarebbero inaccettabili in qualsiasi altro beat ‘em up moderno.


POWER RATING:
5.0/10
“Un beat ‘em up che convince per il suo stile pixel art e l’aderenza al fan service, ma fallisce nell’offrire un gameplay all’altezza delle aspettative. La parola chiave è “Neutralità critica”: l’eccellente estetica è annullata da meccaniche di combattimento ripetitive, anacronistiche e frustranti.


PRO

  • Fedeltà assoluta all’estetica splatter di Terrifier (Ottimo fan service).
  • Eccellente pixel art e sound design chiptune di Cody Carpenter.
  • Presenza di sei diverse modalità di gioco e cooperativa.
  • Execution e fatality esagerate dal punto di vista visivo.

CONTRO

  • Meccanica del button-mashing per rialzarsi estremamente frustrante e fastidiosa.
  • Solo due varianti di fatality per personaggio, che diventano subito ripetitive.
  • Il gameplay di base è monotono, ripetitivo e tecnicamente legnoso.
  • Le animazioni rigide sono un limite evidente rispetto ai beat ‘em up moderni.
  • Il moveset è basilare e poco profondo.
  • Il sangue in eccesso può rendere l’azione meno chiara a schermo.

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