Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da Microids
-Versione Testata: PlayStation 5

-Disponibile per: Xbox Series X|S, PlayStation 5, PC

“Si trasforma in un razzo missile, coi circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e vaaaaa…”

…”mangia libri di cibernetica, insalate di matematica, ma un cuore umano ha!” Tralasciando per un momento il fatto che il testo della sigla originale di Goldrake ci ha sempre lasciato perplessi, potremmo metterci comodi e trasformare questa recensione in qualcosa di oscillante tra un karaoke o un video lyrics di Youtube, ma preferiamo mantenere quel poco di contegno che ancora ci rimane e parlarvi di quello che, per tanti, sarà uno dei giochi più importanti dell’anno, indipendentemente da uscite Tripla-A, capolavori, premi assegnati e vinti e quant’altro vi possa venire in mente. Questo é il potere della nostalgia e in Microids lo sanno più che bene.

Goldrake Ufo Robot, quindi, conosciuto in altre parti del mondo con il suo nome originale di Grendizer, ma anche come Grandizer, Goldorak o, preparatevi Atlas Ufo Robot (queste le meraviglie della localizzazione negli anni ’70) é indubbiamente una pietra miliare dell’animazione, del 1975. Concepita dal maestro Go Nagai, autore tra l’altro di opere iconiche come Jeeg Robot D’Acciaio, Devilman, Mazinga Z, Violence Jack ed altri, l’opera dedicata al famoso robottone pilotato da Duke Fleed/Actarus é senza dubbio quella che nell’immaginario collettivo ha cementato il concetto di “anime” nelle menti degli italiani dell’epoca, prima che divennero sdoganati come il fenomeno mediatico attuale. Ora, lo ribadiamo, un progetto come questo Goldrake Ufo Robot di Microids farà sicuramente piacere ad un sacco di persone, noi inclusi (per quanto, e qui si potrebbe aprire un dibattito, indipendentemente dalla effettiva nonché innegabile qualità dell’ opera di Go Nagai, noi preferiremo sempre Mobile Suit Gundam, 1979, dove il concetto di robot gigante era adoperato in un contesto differente e più realistico, con il robot che fungeva da mero strumento sullo sfondo di una guerra decisamente più credibile, e in cui le storie dei singoli e gli intrighi politico/belligeranti dell’insieme rivestivano un ruolo decisamente prominente). Il problema alla base del tutto, come vedremo tra poco, é che questo gioco funziona sia egregiamente che in maniera piuttosto scialba, una dualità decisamente pericolosa.

La trama che farà da corollario alle vostre avventure ripercorrerà gli eventi della prima stagione, che vede il popolo del pianeta Fleed celebrare il matrimonio tra il principe Duke e Rubina, quest’ultima principessa dell’impero di Vega. Il matrimonio però, si rivela essere solo una facciata, una distrazione volta a distogliere l’attenzione della popolazione di Fleed dai reali piani di Re Vega, di cui la stessa Rubina era all’oscuro: conquistare il pianeta, soggiogarne la popolazione, e rubarne le risorse. E’ qui che il principe Duke gioca l’asso nella manica e riesuma Il Guardiano, l’incarnazione del dio della Guerra del pianeta Fleed, un gigantesco robot rimasto dormiente per tantissimo tempo. Pur mosso da coraggio e determinazione, Duke viene sconfitto e si ritrova costretto a fuggire nello spazio come ultimo sopravvissuto della popolazione di Fleed. Dopo essersi schiantato sulla Terra alle pendici del monte Fuji, Duke viene soccorso dal Dr. Procton e viene tenuto nascosto, cambiando il suo nome in Actarus. E’ qui che finisce la fase tutorial del gioco ed inizia quella effettiva. Il gioco parte due anni dopo questo evento, quando Alcor, un pilota dell’Istituto di ricerche spaziali, sta effettuando il test di un velivolo in fase prototipale, il TFO (Test Flying Object, un UFO costruito dai terresti) ma viene improvvisamente rapito. E’ qui che Actarus torna in azione al comando del suo Goldrake.

Iniziamo con le note positive, dicendo che come tributo, Goldrake Ufo Robot é assolutamente e senza ombra di dubbio una manna per il cielo per i fan della serie. Quello che veramente colpisce, al di là della scontata rappresentazione visiva del tutto, sarà il comparto sonoro, che si parli del doppiaggio italiano o della intera colonna sonora che farà da sfondo alle vostre vicende. Il doppiaggio, cosa rara per noi, é stato una sorpresa: pur non interpretato dai doppiatori originali (oggigiorno troppo vecchi per riprendere il ruolo), verrà recitato esattamente come all’epoca, con quella foga, enfasi e drammaticità che contraddistinguevano le performances degli attori di cinquant’anni fa. Non ve lo nascondiamo, se questo Goldrake Ufo Robot dovesse mai vincere qualche premio da parte nostra, sarebbe quello di essere il primo gioco che abbiamo giocato volentieri in italiano. E non é cosa da poco. Anche la colonna sonora é sublime, forte di tutte le tracce audio che hanno accompagnato Goldrake nelle sue avventure televisive e dotate di quella particolare sonorità, quel je ne sais quoi decisamente anni ’70. Una delizia. Anche graficamente, come accennavamo poco sopra, l’opera di Microids centra in pieno l’estetica di quella che può tranquillamente considerarsi come una delle opere più iconiche dell’animazione giapponese: colori, forme, ambientazioni, é tutto oggettivamente perfetto.

Veniamo ora alle note negative che, per quanto ci dispiaccia ammettere, andranno applicate a… tutto il resto, fondamentalmente. Andiamo con ordine. Questo Banchetto dei Lupi andrà classificato come Gioco Multievento, un genere che negli anni é andato perduto. Il bello di questo stile di giochi era da ricercarsi, come intuibile dal nome, nella diversità di stili di gioco adottati, uniti a creare un pot-pourri di gameplay che faceva della varietà il suo piatto forte. In Goldrake, questo sarà riscontrabile nelle fasi sparatutto in cui si piloterà lo Spacer, con tanto di visuale posteriore, sezioni sparatutto a scrolling laterale, segmenti dove guideremo Actarus a piedi con telecamera dall’alto e, soprattutto, quelle dove comanderemo il Goldrake, sezioni action in terza persona su mappe open world (per la maggior parte) dove avremo a disposizione l’intero arsenale del Guardiano. Ora, il problema alla base del tutto, e specialmente in relazione alle due varianti sparatutto menzionate poco sopra, é che qualunque sezione si vada a prendere in esame risulterà blanda e banale, borderline poco ispirata e, ci piange il cuore a scriverlo, poco divertente. Dove il gioco si risolleva é nelle fasi in cui comanderemo il Goldrake nelle sezioni in terza persona. Tralasciando la fase di tutorial, nel resto del gioco vi muoverete per il Giappone più rurale (questa era la topografia dell’epoca), sfruttando un sistema di combattimento basilare ma in larga misura efficiente. Avrete a disposizione combo di attacchi base, e tutto l’armamentario che avete imparato ad amare nell’anime, come la mitica Alabarda Spaziale, il Pugno Rotante, il Raggio Anti-Gravitazionale, i Boomerang Elettronici, i Magli Perforanti e così via. Sarà sicuramente interessante, specialmente perché Actarus griderà ogni volta il nome dell’arma esattamente come nel cartoon, ma non aspettatevi il nuovo Devil May Cry, come già detto tutto sarà estremamente basilare all’infuori della possibilità di creare qualche combo improvvisata.

C’è poi da menzionare come seppur visivamente grazioso, Goldrake non sia esattamente un gioco graficamente opulento. Eppure, durante il nostro test su PlayStation 5, abbiamo notato diversi cali di frame-rate nelle fasi più “concitate” (usiamo il virgolettato perché stiamo parlando di sequenze con 3, massimo 5 nemici su schermo e qualche esplosione/raggio energetico) oltre che ad improvvise e casuali apparizioni di ombre e texture. Siamo sicuri che una PS5 possa agilmente gestire situazioni più complicate, quindi speriamo che Microids si adoperi a breve per pubblicare una o più patch correttive.

Tirando le somme, siamo di fronte ad un gioco che funziona, come scritto in apertura, in maniera sia egregia che mediocre, per quanto questo parallelismo possa suonare assurdo. Come tributo ad una delle opere più importanti dell’animazione nipponica d’antan, questo Goldrake Ufo Robot é senza dubbio un successo. Come videogioco vero e proprio però, é purtroppo una realizzazione mediocre, con un gameplay sicuramente variegato ma altrettanto poco ispirato ed emozionante. Qui la scelta sarà solo ed esclusivamente in mano vostra. Se amate l’opera di Go Nagai alla follia non potrete fare a meno del titolo; viceversa, se ne avete solo una vaga infatuazione ma state cercando a tutti i costi un gioco di mech, vi possiamo consigliare titoli come lo stupendo Armored Core 6: Fires of Rubicon (CLICCATE QUI per la recensione), o ancora il divertente e scanzonato SD Gundam Battle Alliance (CLICCATE QUI per la recensione). Come il destino della Terra per Actarus, la scelta é nelle vostre mani.

POWER RATING:
6.5/10
“Seppur fondamentalmente imperdibile per ogni fan del leggendario Goldrake, questo Banchetto dei Lupi si crogiola nel fascino del franchise e funziona ottimamente come “tributo”, ma perde di vista la cosa più importante di tutte, quella che rende tale un videogioco: il gameplay.”

PRO:
+Il miglior videogioco dedicato a Goldrake di tutti i tempi, nonostante tutto
+Doppiaggio impeccabile e “storicamente corretto”
+Una colonna sonora fantastica

CONTRO:
-Gameplay variegato, ma blando e semplicistico
-Level design basilare e poco ispirato
-Frame-rate scostante e pop-up di ombre e textures

Una replica a “Recensione: Goldrake UFO Robot: Il Banchetto dei lupi”

  1. […] da poco abbiamo avuto il piacere di rivivere gli anni ’70 dell’animazione Nipponica con Goldrake UFO Robot: Il banchetto dei Lupi. Pensate sia finita? Allora preparatevi, perchè all’appello mancano ancora il […]

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