Di Redazione PW83
-Codice Review fornito da Elden Pixels
-Versione Testata: Nintendo Switch
-Disponibile per: Nintendo Switch, PC (Steam, GOG)
Elden Pixels, lo stesso team dietro ai divertentissimi titoli della serie Alwa, ci porta in un (delizioso) mondo da incubo!
Adoriamo quando gli sviluppatori si cimentano in progetti fuori, per non dire totalmente alieni, alla loro comfort zone. Diciamo questo perché Elden Pixels, lo sviluppatore di questo A Void Hope (traducibile in “Una Vana Speranza”, giusto per dare l’idea delle tematiche che si dovranno affrontare. NdR) é lo stesso dietro ad Alwa’s Awakening ed Alwa’s Legacy (potete leggere la recensione di quest’ultimo CLICCANDO QUI). Questi giochi, bellissimi peraltro, erano classificabili come metroidvania, mentre quest’ultima produzione, pur presentando vaghi e sparuti riferimenti riconducibili ai platform, é una bestia totalmente differente.

Dovessimo categorizzarla ad ogni costo, potremmo dire che A Void Hope si colloca nel genere dei giochi fantascientifici-platform con un pizzico d’avventura, che offre una miscela di mistero e intrighi ambientati in uno sfondo di coinvolgente pixel art e musica inquietante. Guardando alla trama che farà da sfondo al titolo, il gioco inizia con i giocatori che assumono il ruolo di Gilda (e più tardi del suo partner Keegan), mentre esplora una città che non è più il posto che conosceva. La narrazione in A Void Hope verrà portata avanti tramite le interazioni tra i personaggi e la scoperta di ricordi, svelando una trama misteriosa che promette di attirare i giocatori più a fondo nel suo mondo. La musica è una caratteristica straordinaria, varia in ogni scena ed esalta il tono misterioso, oscuro ed elettrizzante. L’illuminazione dinamica e gli sfondi creati tramite parallasse nella pixel art contribuiscono a un’esperienza visivamente sbalorditiva. Le dinamiche ambientali poi, come gli uccelli che reagiscono alla presenza del giocatore, contribuiscono ad arricchire ulteriormente l’ambientazione. Come diciamo spesso, una grafica ultra realistica non é necessaria per creare qualcosa di grandioso, e A Void Hope, così come i precedenti lavori di Elden Pixels, ne é la conferma.

Come vi abbiamo già fatto notare, gli elementi platform sono una parte fondamentale di A Void Hope. Queste azioni comprenderanno il dover saltare, spingere scatole, spostarsi su scale e interagire con piattaforme mobili e ascensori. La risoluzione degli enigmi giocherà poi un ruolo significativo, migliorando la profondità del gioco. Non solo: l’inclusione di una pistola (che troverete più avanti nel gioco) dotata di uno specifico meccanismo di mira e sparo andrà ad introdurre un’interessante dimensione di combattimento prima sconosciuta al gioco, che fino a quel punto rendeva obbligatorio l’evitare i combattimenti. Detto ciò, l’obbligo di prendere di mira i punti deboli dei nemici aggiunge un livello strategico agli incontri, anche se il sistema di puntamento manuale può sembrare un po’ macchinoso (almeno inizialmente). A tal proposito, un aspetto degno di nota è una leggera lentezza nei movimenti del personaggio, una sorta di forza invisibile che influisce sulla fluidità delle azioni. Questa caratteristica, sebbene inizialmente impegnativa (specialmente nelle sequenze più puramente platform), contribuisce in modo intrigante all’atmosfera piena di suspense del gioco. Questa scelta progettuale, deliberata o meno, aggiunge un livello unico all’esperienza di gioco. Inizialmente questi due fattori (la macchinosità della meccanica di sparo e la lentezza dei movimenti) ci avevano fatto storcere il naso, ma progredendo abbiamo capito come, in una sorta di ragionamento convoluto, abbiano senso: i protagonisti non sono super-soldati o dotati di poteri sovrannaturali, quindi é raro che prima dello svolgimento del gioco avessero avuto modo di cimentarsi al poligono o nel parkour. Una volta che anche i giocatori capiranno questa cosa, tutto avrà senso.

Proseguendo col gameplay, le interazioni saranno indicate in modo intuitivo da un punto esclamativo che apparirà come una lampadina sopra il giocatore. Questo, insieme a bagliori e scintillii posizionati sopra ai punti d’interesse, evidenzierà in maniera elegante gli elementi interattivi senza sminuire l’atmosfera coinvolgente in modo troppo invasivo. La meccanica dei checkpoint è implementata in modo decisamente unico utilizzando piccole lampade a olio che si accenderanno al passaggio dei giocatori, segnando i punti di respawn dopo la morte. Tornando per un secondo al combattimento, A Void Hope introduce nemici conosciuti come “Vuoti”, esseri viventi trasformati da un virus in esseri simili a ombre, dal comportamento riconducibile a zombi. La loro natura capricciosa, unita agli ambienti vivaci popolati da numerosi personaggi, aumenta l’imprevedibilità e la suspense. Troverete personaggi in giro in molte aree, che contribuiranno ad aggiungere molto alla vitalità dei luoghi. Tuttavia, qualcuno che era perfettamente neutrale al primo incontro può improvvisamente diventarsi in “Vuoto” al successivo: Fate molta attenzione!

Gli obiettivi in A Void Hope sono chiaramente definiti e andranno a coprire azioni come la raccolta di oggetti, azioni specifiche come attivare meccanismi di sblocco e la ricerca di uscite. L’opzione di rivisitare aree precedenti attraverso la selezione della mappa aggiunge un delizioso aspetto di esplorazione non lineare, suggerendo la necessità di tornare in determinati luoghi con nuove abilità o oggetti per la progressione, aggiungendo quindi un pizzico di metroidvania all’esperienza. Le stazioni della metropolitana in ciascuna area aiuteranno a viaggiare velocemente in queste aree ma, dobbiamo dirlo, avere a disposizione una mappa di un’area specifica sarebbe stata un’aggiunta preziosa. Per quanto le aree di gioco siano abbastanza variegate da essere riconoscibili, per via della natura stessa del gioco ed il suo essere 2D capiterà che a volte semplicemente vi perdiate a girovagare. Peccato.

Tirando le somme, abbiamo adorato questo A Void Hope tanto quanto abbiamo adorato i precedenti lavori di Elden Pixels, ma questa volta, vuoi per i temi trattati (siamo fan di tutto quello che é horror/mistero) vuoi per l’incredibile realizzazione tecnica in ambito audio/visivo, siamo rimasti veramente sbalorditi, al punto che potrebbe essere diventato il nostro preferito tra i lavori del piccolo studio Svedese. Complimenti!





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