Di Redazione PW83
-Codice Review fornito da Konami
-Versione Testata: Xbox Series X
-Disponibile per: PlayStation 4, Playstation 5, Xbox One, Xbox Series X|S, PC (Steam, Microsoft Games, EPIC)
Konami riporta sulla scena, migliorandoli, due dei migliori JRPG di tutti i tempi, direttamente dall’era PlayStation!
Squaresoft, ben prima di fondersi con Enix e dare vita al colosso che conosciamo oggigiorno, è sempre stata conosciuta come “la softhouse dei giochi di ruolo“. Final Fantasy, Parasite Eve, Dragon Quest, Vagrant Story: Squaresoft era la regina incontrastata, letteralmente. Se si parlava di videogiochi, e si incappava nel sopramenzionato genere/argomento, Squaresoft veniva menzionata, puntuale come le tasse, garantito come la morte. Tanti altri competitor provarono a rubarle la corona, come Capcom con i suoi (pur bellissimi) Breath of Fire, ma fu un’altra software house ad andarci pericolosamente vicina.

Fu infatti Konami, nello specifico con i suoi Suikoden, a far venire i sudori freddi a Squaresoft. Conosciuti in terra natìa come Gensō Suikoden e a loro volta una sorta di reinterpretazione all’acqua di rose del romanzo “Shui Hu Zhuan”, uno dei più importanti pezzi di letteratura cinese di tutti i tempi (e che tra l’altro abbiamo già visto su queste pagine, se ricordate: CLICCATE QUI per rinfrescarvi la memoria!), ogni titolo della saga di Suikoden è incentrato su temi quali politica, corruzione, rivoluzione, cristalli mistici noti come Rune Vere e le “108 Stelle del Destino”, ovvero i 108 protagonisti liberamente ispirati al materiale originale. Oggi avremo l’onore e il piacere di rivisitare i primi due capitoli di questa saga fantastica, visto che Konami ha ben deciso di riproporli in versione rimasterizzata, con diverse migliorie al seguito.
Innanzitutto, dobbiamo ringraziare Konami per avere avuto la lungimiranza di pubblicare entrambi i capitoli originali della saga. Sarebbe stato fin troppo facile ri-pubblicare Suikoden II, dargli una mano di vernice e tanti saluti, invece no, hanno scelto di pubblicare anche il prequel, criticamente meno osannato ma comunque estremamente godibile. Vi chiedete perchè stiamo usando questo tono entusiastico per descrivere Suikoden II? Semplice, perchè questo titolo è, senza tanti giri di parole o mezze misure, uno dei JRPG più grandiosi, criticamente acclamati, universalmente apprezzati di tutti i tempi. Chiedete a chiunque abbia vissuto in prima persona l’era PlayStation One, e ve lo confermerà: ricordate quando abbiamo detto che Konami fu l’unica a far tremare di paura Squaresoft? Il motivo è proprio Suikoden II.

Ad ogni modo, a trent’anni dalla pubblicazione originale (28 per quella Europea, come al solito in ritardo), con Suikoden I&II HD Remaster Gate Rune and Dunan Unification Wars, questo il titolo (fin troppo lungo secondo noi e vagamente pretestuoso: Suikoden I&II HD Remaster sarebbe bastato) di una nuova collection che riprende i due giochi, li abbellisce senza modificare o snaturare i progetti originali e già che c’è aggiunge qualche gradita novità a livello di “quality of life”. Per letteralmente qualunque altra cosa, i due titoli sono identici agli originali nella trama, nella scrittura e nelle meccaniche. Ricordatevi, stiamo parlando di un Remaster, non un Remake. Al di là di tutto questo comunque, bisogna far notare come Konami si stia ultimamente prodigando in termini di preservazione videoludica, un tema a noi molto caro, e questa collection ne è l’ennesimo, più che gradito, esempio.
Se c’è un aspetto di questi giochi che non aveva bisogno di essere toccato, è senza dubbio la trama. Fortunatamente, non lo è stato. Per i non iniziati, i giochi di Suikoden condividono un concetto comune nelle loro narrazioni: in ognuno, vi ritroverete coinvolti in un conflitto su larga scala tra nazioni o fazioni in guerra, e dovrete raccogliere le “108 Stelle del Destino” per rafforzare i vostri ranghi e sconfiggere i vostri nemici. Potreste spesso trovarvi dalla parte opposta di un conflitto rispetto a qualcuno o qualcosa che conoscete e a cui tenete, che si tratti di famiglia, amici o di una nazione.

In Suikoden I, quelle poste in gioco personali diventano evidenti fin dall’inizio. Impersonerete Tir McDohl, figlio di uno dei grandi generali dell’Impero della Luna Scarlatta. Quando l’impero vi arruola per portare a termine una missione, scoprite rapidamente che non tutti sono contenti della situazione attuale del paese. Quando poi vi verrà portata via una persona cara, alla fine vi ritroverete a guidare la fazione ribelle contro l’impero e contro il vostro stesso padre.
Bisogna andare un po’ più a fondo per premesse simili in Suikoden II, ma a conti fatti la narrazione ne esce ancora ancora più forte, proprio per questo. Impersonerete Riou, un membro della brigata giovanile di Highland. Voi e il vostro migliore amico Jowy vi rendete conto rapidamente che il vostro accampamento è sotto attacco da parte della vostra stessa gente, e decidete quindi di scappare nella vicina città-stato di Jowston, che ha in ballo un tenue accordo di pace con Highland. Riou e Jowy devono lottare con la loro lealtà verso Highland e la loro nuova casa a Jowston, ritrovandosi alla fine spinti in ruoli di leadership in questo conflitto.

I giochi di Suikoden non sono mai stati interessati a risposte facili e nette, bianche o nere: chiunque nei due titoli è spinto da una ragione per combattere o ribellarsi, e alcune di queste ragioni possono facilmente essere addirittura migliori delle vostre. La saga non ha paura di mostrare i costi della guerra, sia personali che per le persone nel loro insieme. E sono sempre quelle persone, quelle relazioni personali che mantengono queste storie ancorate, anche quando la guerra infuria intorno a loro. Ciò è notevole, dato che questi giochi gestiscono oltre 108 personaggi. Suikoden II è particolarmente degno di nota su questo fronte: le relazioni e i personaggi sono così ben delineati da far impallidire giochi più moderni (CLICCATE QUI per un gioco che avrebbe dovuto/potuto prendere esempio da Suikoden), specialmente tra il trio principale. Il finale, a tal proposito, non mancherà di commuovervi. I personaggi che provengono dal primo gioco aiutano sicuramente, ma anche Suikoden I stabilisce bene il modello di base. Nonostante il suo ritmo veloce a volte potrebbe impedirgli di raggiungere le vette del suo sequel, è comunque più maturo e ponderato della maggior parte dei giochi di ruolo odierni.
Ora, dato che la narrazione è rimasta per lo più invariata, a parte un graditissimo lavoro di localizzazione (molto approfondita), l’altro cambiamento significativo riguarda la grafica. A dire il vero, la grafica originale non ha mai attirato critiche da parte nostra; pensiamo, addirittura, che l’aspetto sia invecchiato meglio della maggior parte dei giochi 3D per PS1. Fortunatamente, la parte più importante della grafica è rimasta invariata: la stupenda pixel art. Suikoden II, in particolare, è tutt’ora un capolavoro in questo senso; l’espressività, i dettagli e la varietà aggiungono personalità e fascino unico a ogni personaggio, anche quando sono sullo schermo solo brevemente. A parte questo, tutto il resto è ora “HD” in queste versioni, inclusi nuovi effetti magici, sfondi più luminosi e nitidi (alcuni sono davvero strepitosi), un’interfaccia utente aggiornata e per finire, il tutto è mostrato in widescreen contro i 4:3 originali.

Ora, dopo aver snocciolato i pro di queste rimasterizzazioni, dobbiamo giocoforza parlare di quello che non ci ha convinto, e badate, come è già successo più volte su queste pagine, non sono punti da vedere necessariamente come difetti in grado di annacquare o, nello scenario peggiore, minare l’esperienza complessiva, solo punti che ci hanno lasciato perplessi o ci hanno fatto storcere il naso. Purtroppo, stiamo parlando del gameplay. Qui è dove Konami ha agito seguendo la strada del “facile e veloce” migliorando la funzione di combattimento automatico, aggiungendo opzioni di difficoltà di base e un pulsante per velocizzare il tutto. Per il combattimento automatico, non dovrete selezionarlo tra ogni round. Questo è positivo, anzi, ottimo. Le opzioni di difficoltà sono fantastiche sulla carta, ma sembra che abbiano solo aumentato i valori di HP e il danno inflitto dai nemici. Anche in “modalità difficile”, potrete comunque sbaragliare i nemici più difficili con facilità una volta che avrete stabilito alcuni pattern, che erano già overpowered negli originali e non sono state minimamente toccate in questi Remaster. Infine, il discorso dell’opzione per velocizzare il tutto: è oggettivamente una scelta strana, in parte perché le battaglie erano comunque già sufficientemente veloci e mai frustranti, ma soprattutto perché anche la musica accelera, una cosa che, oltre a distrarre, è anche oggettivamente pessima in senso assoluto. Tra l’altro, sarà possibile usare questa funzione solo in battaglia. Capiamo come le modifiche al combattimento siano più facili da implementare rispetto ad altri aggiustamenti più radicali, ma sembra che Konami abbia aggiunto cose che non erano necessarie invece di affrontare i veri problemi degli originali.
Gli altri due tipi di combattimento, battaglie tra eserciti e duelli, si svolgono allo stesso modo. Le battaglie tra eserciti sono ancora essenzialmente un affare di sasso-carta-forbici in Suikoden I e una sorta di versione estremamente semplificata di Fire Emblem in Suikoden II. I duelli sono senza dubbio migliori con il nuovo lavoro di localizzazione, e finalmente sarà effettivamente fattibile capire cosa sta dicendo l’avversario e reagire di conseguenza.

A parte una sconcertante funzione di salvataggio automatico che si attiva solo quando ti trovi in una stanza con un punto di salvataggio, che è probabilmente l’aggiunta più strana e inutile che ci sia capitato di vedere, tutto il resto è uguale. Fortunatamente, la musica è rimasta invariata e, quindi, ancora assolutamente meravigliosa. I requisiti di reclutamento dei 108 eroi sono identici agli originali, persino i personaggi mancabili. Anche i drop e le percentuali di drop sembrano essere identici; anche la gestione dell’inventario è la stessa, il che potrebbe essere un problema. È oggettivamente estenuante scambiare continuamente oggetti ed equipaggiamento tra i personaggi, in particolare in Suikoden I. Tornando al discorso di poco fa, anche questo è un problema reale che i giochi si portano dietro da trent’anni e che non è stato né affrontato né, di conseguenza, risolto.
Tirando le somme, è vero che Konami ha preso decisioni discutibili nell’approcciarsi alla rimasterizzazione di queste due icone del mondo JRPG, ma è anche vero che alla fine, ha centrato l’obiettivo in quello che conta davvero: Rendere Suikoden I e Suikoden II accessibili a chiunque, così che anche le nuove generazioni possano godere di questi capolavori.
POWER RATING:
9.0/10
“Pur inciampando in alcune scelte discutibili, Konami centra l’obiettivo nel rendere due dei più grandiosi JRPG di tutti i tempi accessibili a tutti, preservandoli impeccabilmente. ”
PRO:
+Due capolavori JRPG ora disponibili per le console attuali!
+Stupenda direzione artistica
+Suikoden II rimane uno dei più grandi JRPG di tutti i tempi
+Tonnellate di contenuti
+Scritti in maniera sopraffina: non fanno più giochi come questi
CONTRO:
-Alcune scelte discutibili legate alla rimasterizzazione





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