Di Redazione PW83
-Codice Review fornito da KONAMI
-Versione Testata: Xbox Series X
-Disponibile per: Xbox Series X|S, PlayStation 5, PC (Steam, Epic, Windows)
-Sviluppatore: NeoBards
-Publisher: KONAMI
A tredici anni di distanza dall’ultimo capitolo vero e proprio, il nuovissimo SILENT HILL f si propone come uno dei migliori horror psicologici sul mercato
L’annuncio e la successiva uscita di SILENT HILL f hanno rappresentato un momento di catarsi per i fan del survival horror, che da anni attendevano un capitolo principale in grado di reimmaginare la formula della serie, pur rimanendo fedele al suo cuore psicologico. Il titolo stesso, SILENT HILL f, è un manifesto di questa ambizione: la lettera “f” che lo contraddistingue non è casuale. Essa allude in modo duplice sia alla sua natura intrinsecamente femminile (female), focalizzata sui traumi e sull’oppressione subita dalla protagonista Hinako e dalle donne della comunità, sia a un richiamo musicale (come il simbolo forte o la tonalità fa), che riflette l’ossessione del gioco per i suoni dissonanti e il folklore del villaggio. Abbandonando le nebbie familiari dell’America rurale, questo nuovo titolo sviluppato da NeoBards Entertainment ci catapulta in un contesto completamente inedito per il franchise: il Giappone rurale degli anni ’60. L’ambientazione non è solo uno sfondo, ma un elemento narrativo e visivo fondamentale, intriso di folklore locale, tradizioni opprimenti e l’ombra pesante di un trauma generazionale. Il risultato è un gioco che si presenta come un horror audace, a tratti insopportabilmente intimo, ma la cui visione si scontra con scelte di gameplay che ci hanno lasciati alle volte spiazzati.
Noi di Powerwave83.com abbiamo attraversato la fitta nebbia che avvolge il villaggio montano di Ebisugaoka, un luogo fittizio ma palpabile, e abbiamo trovato un’esperienza di orrore psicologico di altissimo livello che purtroppo è zavorrata da un sistema di combattimento che non sempre è all’altezza del suo potenziale. Il fascino di SILENT HILL f risiede nella sua atmosfera estetica unica, dove l’orrore si manifesta non attraverso la ruggine e la putrefazione industriale, ma attraverso una bellezza grottesca: liane e gigli rossi, simboli di morte nella cultura giapponese, che divorano l’ambiente e gli esseri viventi. Questo nuovo approccio visivo, unito a una storia densa e stratificata, rende il gioco una delle esperienze narrative più memorabili dell’anno, confermando che l’orrore è indubbiamente tornato.

La Protagonista e la Trama: L’Anima Tormentata di Hinako Shimizu
La narrativa di SILENT HILL f si concentra sulla figura di Hinako Shimizu, una studentessa delle superiori che vive nel villaggio di Ebisugaoka negli anni Sessanta. Hinako non è il tipico protagonista smarrito della serie, spesso un uomo di mezza età colpevole, ma una ragazza adolescente ribelle e sofferente, il cui trauma è direttamente collegato alle rigide aspettative sociali e familiari del Giappone di quell’epoca. La sua casa non è un rifugio, ma una fonte di angoscia, dominata da un padre alcolista e abusivo e da una madre sottomessa. La fuga dalla sua realtà inizia dopo una lite domestica, ma la sua ricerca di libertà si scontra immediatamente con l’arrivo di una nebbia innaturale e, soprattutto, di gigli rossi, noti come Higanbana in Giappone, che ricoprono e strangolano l’ambiente circostante. Questi fiori, che simboleggiano l’ultima separazione e l’oblio, rappresentano l’orrore estetico che definisce il gioco.
La storia, scritta dall’acclamato autore di visual novel Ryukishi07 (noto per Higurashi: When They Cry), non è mai sottile nelle sue tematiche. Essa esplora con forza l’oppressione di genere (misoginia), gli abusi domestici e le pressioni esercitate sulla donna in una società tradizionalista che si sta modernizzando. L’inferno di Hinako è letteralmente intessuto dalle sue ferite psicologiche e dal destino che la società si aspetta da lei, costringendola a diventare moglie, madre e custode della casa. Man mano che Hinako si addentra in questa versione contorta del suo villaggio, scopre che i suoi amici – Shu, Rinko e Sakuko – non sono solo comparse, ma catalizzatori e vittime di traumi che si manifestano in nemici e ambienti grotteschi. Sebbene l’enfasi sulla documentazione (diari, lettere private) per approfondire le storie secondarie sia un tratto distintivo, alcuni personaggi di supporto, in particolare gli amici, risultano meno sviluppati di quanto il loro ruolo narrativo suggerirebbe, affidandosi eccessivamente alla formula del “raccontare piuttosto che mostrare”.
La narrazione, pur essendo più lineare e meno elusiva rispetto ad alcuni capitoli precedenti della saga, mantiene il tradizionale elemento di ambiguità tipico di Silent Hill, facendo dubitare il giocatore sulla realtà degli eventi: sono manifestazioni del subconscio di Hinako, o il risultato di una maledizione antica legata al folklore del villaggio? Il gioco non fornisce risposte facili e, con i suoi cinque finali distinti (inclusi un finale canonico e quello, immancabile, “UFO”), incentiva fortemente la rigiocabilità. La necessità di soddisfare requisiti specifici in intere run per sbloccare i finali alternativi garantisce che le successive avventure in Nuova Partita+ non siano semplicemente ripetizioni, ma esplorazioni di percorsi narrativi alternativi e complessi, offrendo un’esperienza che, pur avendo una durata iniziale di circa 9-10 ore, si espande per offrire molto di più agli appassionati della mitologia.

L’Altro Mondo Floreale: Atmosfera e Design Visivo
Il level design e l’atmosfera sono indubbiamente i maggiori successi di SILENT HILL f. Il villaggio di Ebisugaoka, circondato da foreste nebbiose e campi di riso, si trasforma nel suo Altro Mondo (o meglio, in un Santuario Oscuro come viene definito) in modo sublime e originale. Se i vecchi capitoli erano definiti dal ruggine, dal metallo e dal sangue industriale, qui l’orrore è organico e floreale. L’architettura tradizionale giapponese degli anni ’60, con le sue case di legno, i santuari di montagna e le scuole abbandonate, viene consumata da quella che sembra una gigantesca crescita fungina o una muffa cremisi viva, adornata dai gigli rossi. L’impatto visivo è immediato e inquietante: una bellezza decadente che nasconde un male profondo.
A enfatizzare questo orrore viscerale contribuiscono in maniera cruciale le agghiaccianti sezioni del rituale a cui la protagonista è costretta o che è costretta a testimoniare. Questi momenti, spesso resi in cutscene di estrema violenza grafica e psicologica, mettono in scena il body horror più disturbante. Si tratta di sequenze che vanno ben oltre la semplice mutilazione, raffigurando trasformazioni corporee imposte e strazianti, dove il corpo di Hinako e quello dei personaggi a lei vicini vengono letteralmente ricreati e divorati dalle liane rosse e dai simboli del trauma. L’esecuzione di queste scene, con il loro sadismo visivo e la loro carica simbolica legata alla sottomissione femminile, è oggettivamente una delle cose più estreme e memorabili che si siano viste nel panorama dell’horror moderno, innalzando notevolmente il livello di disagio provato dal giocatore.
L’esplorazione del villaggio è resa più tesa e claustrofobica rispetto alle larghe strade delle controparti americane della serie. I vicoli stretti, i percorsi montani e i templi labirintici costringono Hinako ad affrontare i mostri direttamente, impedendo la tattica comune nei vecchi giochi di aggirare semplicemente le minacce. Questo design, sebbene forzi il combattimento (un punto di frizione, come vedremo), rafforza l’atmosfera di oppressione e di inevitabilità.
Il design dei mostri è un altro punto di eccellenza. Le creature sono manifestazioni dirette del trauma sociale e personale di Hinako. Troviamo spaventapasseri contorti modellati sui suoi compagni di scuola, che si animano solo quando il giocatore distoglie lo sguardo, e abomini che combinano forme umane femminili con vegetazione e macchinari in modi grotteschi e scioccanti, spesso evocando temi di body horror e mutilazione. Il gioco non lesina su momenti di violenza esplicita e disturbo visivo, spingendosi oltre i limiti stabiliti dai suoi predecessori. L’atmosfera è ulteriormente esaltata da una colonna sonora sapientemente curata dal compositore storico della serie, Akira Yamaoka, che combina le sue inconfondibili texture sonore con strumenti e melodie tradizionali giapponesi, contribuendo a un’esperienza sonora che amplifica tensione e disagio in modo magistrale.

Il Combat Clang: Un Sistema che Manca il Bersaglio
Il punto più controverso di SILENT HILL f è il suo sistema di combattimento. In un cambio radicale rispetto al survival horror tradizionale, dove le munizioni sono scarse e la fuga è l’opzione preferita, Hinako è costretta a un combattimento basato sul melee in quasi tutti gli incontri. La protagonista, essendo una studentessa e non un’esperta di armi, brandisce mazze da baseball, coltelli da cucina, spranghe e altri oggetti di fortuna che si degradano dopo un uso limitato.
L’intenzione degli sviluppatori era quella di rendere ogni scontro intimo, brutale e disperato. E in parte ci riescono: gli attacchi sono pesanti, lenti e ogni colpo sferrato da Hinako trasmette un senso di lotta per la sopravvivenza. Il gameplay introduce meccaniche come l’attacco mirato che consuma il Sanity Gauge di Hinako e, soprattutto, un sistema di Parry e Controattacco basato sul timing perfetto. Se si esegue una parata al momento giusto, il nemico viene stordito, permettendo un colpo critico.
Il problema risiede nell’esecuzione e nella frequenza degli scontri. Poiché l’esplorazione è spesso canalizzata in vicoli stretti, il giocatore è forzato a combattere costantemente. Questo design, unito alla barra della stamina severa che si esaurisce rapidamente con dash e attacchi, trasforma la tensione in frustrazione. Molti nemici richiedono un timing di parry estremamente preciso, e mancare la finestra significa subire danni ingenti, spesso portando alla morte in pochi colpi anche a difficoltà media. Questo ciclo di combattimento lento e punitivo, sebbene intenzionale per riflettere l’inesperienza di Hinako, finisce per sminuire la sottile atmosfera horror: ci si ritrova a gestire l’inventario, l’angolo d’attacco e l’attesa del parry piuttosto che a soccombere alla paura psicologica. Il feeling generale del combattimento, se si escludono le meccaniche aggiuntive di parry, ricorda i sistemi rigidi dei survival dell’inizio degli anni 2000, e non sempre in senso positivo. Nonostante i vari potenziamenti sbloccabili per salute, stamina e sanità, il loop di combattimento resta ripetitivo per la maggior parte delle dieci ore di gioco, con solo i boss fight a offrire una vera variazione.

Puzzle, Esplorazione e Rigiocabilità Aumentata
Al di là del dibattito sul combattimento, SILENT HILL f brilla per quanto riguarda l’esplorazione e la risoluzione degli enigmi. Il level design non si limita a confinare Hinako in stanze oscure; il mondo si apre e poi si richiude, spingendola a esplorare l’ambiente circostante, dal villaggio agli edifici interni come la scuola abbandonata. L’esplorazione premia la curiosità, nascondendo oggetti curativi, amuleti (Omamori) che potenziano le statistiche e, soprattutto, note e documenti che approfondiscono la mitologia e la psiche dei personaggi.
I puzzle brillano per la loro varietà e il loro radicamento nel contesto culturale giapponese. A differenza dei vecchi Silent Hill che a volte richiedevano conoscenze letterarie o storiche generiche, qui gli enigmi si basano spesso sul folklore locale o su una logica contorta e onirica, pienamente integrata con la narrazione. Dovrete risolvere rompicapi complessi legati a santuari, rituali e tradizioni giapponesi, un aspetto che, pur risultando impegnativo per il giocatore occidentale, è incredibilmente soddisfacente una volta risolto. La sensazione di ricerca di indizi e di risoluzione di enigmi complessi legati alle chiavi e ai lucchetti è la parte che più si avvicina al survival horror puro e meditativo che i fan della serie apprezzano.
L’inclusione di cinque finali e la meccanica della Nuova Partita+ sono fondamentali per la longevità. L’esperienza di Hinako è destinata a essere vissuta più volte per comprendere appieno le sfumature e i segreti del villaggio e dei suoi abitanti. Questo sistema di finali che si ramifica in modo significativo non è solo una gimmick, ma un vero e proprio incoraggiamento a rivedere le proprie scelte e a esplorare percorsi di gameplay alternativi, un’aggiunta molto apprezzata in un’epoca in cui molti horror tendono a essere esperienze a senso unico. Il gioco offre quindi un pacchetto di contenuti solido e denso, anche se l’ostacolo del combattimento potrebbe rendere la ripetizione delle run meno piacevole per alcuni.

La Grafica, il Sonoro e il Verdetto Definitivo
Dal punto di vista tecnico e artistico, SILENT HILL f è un trionfo. Sviluppato con l’Unreal Engine 5, il gioco vanta una presentazione visiva sbalorditiva, con una cura maniacale per i dettagli ambientali, dai campi di riso fangosi ai pavimenti in legno lucido dei templi, che si scontrano con il gore organico delle liane cremisi. L’uso della luce e della nebbia è eccellente, creando un senso di claustrofobia e mistero. La colonna sonora di Akira Yamaoka e il sound design sono, come sempre, eccezionali, costruendo una tensione sonora che rende ogni passo, ogni scricchiolio e ogni suono di mostro inquietantemente vicino.
Nonostante la sua ambiziosa narrativa e l’atmosfera ineguagliabile, SILENT HILL f è un gioco che vive in un costante conflitto tra la sua brillantezza estetica e la frustrazione meccanica. Il melee combat è la vera pietra d’inciampo: un sistema troppo lento, rigido e punitivo che, nella sua insistenza sulla precisione, devia l’attenzione del giocatore dall’orrore psicologico alla gestione della stamina e del parry. È un titolo che vuole essere un survival horror profondo ma si comporta come un action game rigido, un compromesso che delude sia i puristi dell’orrore lento che i fan dell’azione moderna e fluida.
Tirando le somme, al netto di quanto riportato poco sopra, SILENT HILL f è indubbiamente un’opera di orrore d’autore, affascinante nella sua cruda esplorazione del trauma e sublime nel suo design visivo. È una boccata d’aria fresca, o meglio, una boccata di nebbia densa, per la serie, che dimostra un coraggio tematico ammirevole. Se siete disposti a sopportare un sistema di combattimento imperfetto per godere di una delle storie horror più inquietanti e stimolanti degli ultimi anni, allora il viaggio a Ebisugaoka vi aspetta. È un gioco fondamentale per i fan della mitologia e del psychological horror giapponese, ma la sua meccanica d’azione potrebbe rendere meno universale il suo apprezzamento.
POWER RATING:
9.5/10
“SILENT HILL f è un trionfo narrativo e visivo, che sfrutta la sua ambientazione giapponese degli anni ’60 per esplorare traumi sociali e personali con spietata bellezza. Il suo coraggio tematico e l’atmosfera ineguagliabile lo elevano sopra le criticità del suo sistema di combattimento, rendendolo un’esperienza horror fondamentale e indimenticabile per la serie.”
PRO
- Atmosfera psicologica e ambientazione giapponese anni ’60 ineguagliabili e originali.
- Storia audace e complessa di Ryukishi07 che esplora temi di abuso e oppressione di genere.
- Estetica visiva mozzafiato, con l’orrore organico e floreale (gigli rossi) che sostituisce la ruggine.
- Puzzle e level design ricchi e radicati nel folklore, che premiano l’esplorazione attenta.
CONTRO
- Il combat system è lento, rigido e troppo punitivo, con una barra stamina severa.
- La frequenza degli incontri forzati con i nemici ostacola l’atmosfera horror meditativa.
- La trama, pur eccellente, ogni tanto si affida eccessivamente a documenti scritti per lo sviluppo dei personaggi secondari.





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