Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da Bethesda
-Versione Testata: Xbox Series X

-Disponibile per: Xbox Series X|S, Xbox Game Pass, PC (Windows, Steam)

MachineGames e Bethesda portano sulle nostre console il miglior Indiana Jones dai tempi de L’Ultima Crociata!

Indiana Jones e l’antico Cerchio, l’ultima produzione Machine Games/ Bethesda, prende due piccioni con una fava: in primis, è il miglior “Indy” dai tempi de L’Ultima Crociata (gli ultimi due film, diciamocelo, erano “piuttosto deludenti”, per usare un termine elegante) e, cosa forse ancor più importante da una prospettiva puramente videoludica, ha al suo interno tracce che lo riconducono al meraviglioso e mai dimenticato The Chronicles of Riddick: Escape from Butcher Bay, un gioco che sin dal suo debutto nel 2004 è rimasto fermamente impresso nella mente di ogni amante del “bel videogiocare”.

Al di là dell’essere entrambi basati su IP cinematografiche, Indy e Riddick condividono anche un trascorso sul chi ha effettivamente programmato questi due giochi. Machine Games infatti, il team dietro ai recenti giochi della serie Wolfenstein, venne fondata nel 2009 da sette ex dipendenti di Starbreeze Studios, tra cui il fondatore Magnus Högdahl. Starbreeze, come potete aver intuito, fu la compagnia dietro a Riddick. Vedete come tutto torna? E’ un grande Cerchio (*occhiolino* NdP ) che si chiude.

Continuando a parlare di Cerchi, andiamo a vedere la trama che farà da sfondo alle avventure del professor Jones. Iniziamo dicendo che Il prologo de L’Antico Cerchio farà impazzire i fan di Indiana Jones, con la ricostruzione in versione videoludica dell’intera parte iniziale de I predatori dell’arca perduta, una cosa che metterà immediatamente in chiaro quanto lo studio comprenda e veneri la serie e il suo protagonista giramondo. Questa sensazione persiste per tutto il gioco, a partire da un livello di apertura che si svolge all’interno delle mura fittizie del Marshall College, dove Indy insegna archeologia. L’Antico Cerchio si svolge grossomodo tra gli eventi de I predatori dell’arca perduta e quelli de L’ultima crociata, intrecciandosi nel tessuto esistente della serie in un modo che lo fa sembrare un’estensione naturale della storia di Indy. Ritorneranno alcuni volti familiari e nuovi personaggi si fonderanno perfettamente nel suo mondo cinematografico, contribuendo a un’avventura avvincente che vi vedrà viaggiare per il mondo, scoprire antichi misteri e scontrarvi con le potenze dell’Asse, e nello specifico contro Emmerich Voss, un pericoloso archeologo ai diretti ordini del Führer.

A rimarcare il concetto, nel tentativo di fermare Voss e i suoi sottoposti nazi/fascisti, L’Antico Cerchio vi porterà in giro per il mondo, dalle ombre incombenti delle Grandi Piramidi a una corazzata nazista che barcolla precariamente sulla cima di una montagna himalayana. Ogni location sarà meticolosamente dettagliata e chiaramente ricercata, ricreando luoghi specifici dei film, come il Marshall College, e siti storici reali, bilanciando finzione e storia in un modo in cui spesso fanno i migliori racconti di Indiana Jones. Dovessimo valutare L’Antico Cerchio basandoci solo ed esclusivamente sui suoi livelli, sarebbe un 10 pieno.

Di norma, la serie di Indiana Jones è al suo apice quando dipinge una corsa disperata per rintracciare un manufatto prima che i nazisti possano impossessarsene per quello che credono sarà un vantaggio imbattibile e in grado di conquistare il mondo. Quei film erano, concettualmente, missioni “da videogioco” prima delle missioni di recupero di videogiochi come le intendiamo oggigiorno, e L’Antico Cerchio lo abbraccia naturalmente, iniziando subito con il piede giusto ambientando la sua azione nel 1937, mentre il mondo inizia a scivolare inesorabilmente verso la seconda guerra mondiale.

È onestamente abbastanza impressionate come e quanto L’Antico Cerchio riesca ad inserirsi in modo convincente nel buco tra quei due film meravigliosi, sfruttando con successo la strana cronologia della trilogia originale di Indy (lo ricordiamo per i meno attenti: Indiana Jones e il Tempo Maledetto è un prequel). Ciò va ben oltre il semplice fornire un po’ di contesto extra sulla separazione di Indy da Marion Ravenwood. Infatti, uno dei più grandi complimenti che possiamo fare a L’Antico Cerchio è che potrebbe benissimo essere il miglior film di Indiana Jones a non aver mai visto la luce in una sala cinematografica. Anche la musica è una vittoria su tutti i fronti, e adoriamo come sia in sintonia con I Predatori e L’Ultima Crociata. Ci siamo emozionati nel vedere L’Antico Cerchio crescere di intensità fino a una resa dei conti che segue da vicino le orme di entrambi quei film, e oltre a quello, è comunque riuscito a stupirci con un colpo di scena brillantemente inaspettato.

Dopo questa “sviolinata” (se non lo aveste capito dopo cinque capitoli di complimenti, in redazione siamo fan di Indy), andiamo a vedere il gameplay, dove ci aspetterà una sorpresa. Innanzitutto, contrariamente anche a quanto pensavamo noi in redazione prima di testare il gioco (ci siamo tenuti volutamente allo scuro su tutto, evitando addirittura di guardare trailer e quant’altro pre-release), il gioco non è un ibrido in terza persona tra Tomb Raider e Uncharted. O meglio, lo è, ma con un twist: la visuale sarà infatti in prima persona. Prima di parlarne nello specifico, ragionate un secondo su quanto scritto poco fa: non è ironico che il gioco di Indiana Jones non sia simile a Uncharted e Tomb Raider, nonostante sia Nathan Drake che Lara Croft siano palesemente ispirati al personaggio di Henry “Indiana” Jones? Ad ogni modo, proseguiamo.

La prospettiva in prima persona impreziosisce L’Antico Cerchio con un fantastico senso delle proporzioni. Guardare in soggezione la Grande Piramide, o fissare una gigantesca nave da guerra nazista arroccata in cima a una montagna dell’Himalaya, ha semplicemente un effetto più pronunciato se visto in prima persona. Fa anche miracoli per l’immediatezza, con la risoluzione di enigmi in particolare a trarne i maggiori benefici. Raccogliere e studiare attentamente documenti e indizi, manipolare e posizionare direttamente gli oggetti e guardarne i risultati svolgersi davanti ai vostri occhi vi farà sentire come se foste personalmente all’interno di alcune delle Tombe più pericolose del mondo. Gli enigmi si presenteranno regolarmente e saranno per lo più basilari, ma ne abbiamo incontrati almeno un paio leggermente più “tosti” che, una volta completati, ci hanno lasciato decisamente compiaciuti. Tra l’altro, se doveste mai rimanere bloccati, sarà presente un sistema di suggerimenti incorporato che interverrà solo se scatterete una foto extra dell’enigma con la vostra fotocamera di gioco. È un modo intelligente e cortese di offrire assistenza solo quando richiesto, che terrà i giocatori lontani dai loro telefoni in cerca di video e soluzioni.

Oltre a questo, è davvero la migliore vetrina per l’incredibile quantità di dettagli granulari che MachineGames ha inserito in ogni superficie de L’Antico Cerchio. Dai segni di striature su vetri appena puliti al lento gocciolio di cera di una candela che illumina la vostra strada lungo un’antica tromba delle scale, queste sono cose che non verrebbero notate da nessun altro punto di vista. Sono del tutto necessarie per rendere L’Antico Cerchio un grande gioco? Assolutamente no, ma dipingono il quadro di un progetto in cui nessun abbellimento è troppo piccolo se riesce a rendere il mondo di gioco un po’ più autentico.

Ora, veniamo alla parte più fisica. Il combattimento in The Great Circle è soddisfacentemente brutale senza essere gratuitamente violento, il che è in linea con le sue radici di serie d’avventura spericolata e adatta alle famiglie. Adoriamo il sound design (estrapolato tra l’altro delle pellicole, quindi con quel glorioso suono anni ’80 decisamente caratteristico), che fa sembrare ogni colpo come se un bastone si schiantasse contro un sacchetto di patatine, e adoriamo quanto sia viscerale il combattimento in prima persona. Bloccate e parate i colpi con il tempismo giusto, e sferrate poi rapidi jab alternati a potenti pugni caricati. Oltre a ciò, la frusta di Indy può essere usata per disarmare rapidamente i nemici e stordirli abbastanza a lungo da poterli colpire o raccogliere la loro arma caduta e colpirli con essa.

Ci è piaciuto come il combattimento sia similare a quello di Butcher Bay, ma non ci è particolarmente piaciuto il sistema di resistenza (o “stamina”) che lo governa, che si esaurisce man mano che Indy si arrampica, scatta e combatte. L’unica cosa che crea sono solo pause durante l’azione in cui sarete costretti ad aspettare un colpo, o a trotterellare all’indietro mentre un gruppo di idioti marcia a passo d’oca verso di voi con i loro pugni alzati. Non riusciamo a percepire cosa aggiunga, se non qualcosa da potenziare arbitrariamente (tramite il sistema in-game) sino al punto in cui non sarà più d’intralcio.

Il combattimento si intensificherà con le vostre azioni, quindi, se prendete una pistola e iniziate a sparare, aspettatevi che tutti i nemici armati nelle vicinanze rispondano con il loro piombo caldo. Indy non può sopravvivere a questo tipo di bersagliamento, quindi, per la maggior parte, la cosa migliore da fare è semplicemente di dimenticare le armi da fuoco. A proposito di armi, però, il revolver personale di Indy è tristemente una grande delusione, apparentemente mostrando lo stesso potere d’arresto di una cerbottana. Sembra un bizzarro pasticcio, se si considera che la scena in cui Indy usa effettivamente la sua pistola ed elimina lo spadaccino ne I predatori dell’arca perduta con un singolo colpo è uno dei momenti più memorabili dell’intera saga cinematografica. Un pasticcio doppio se si considera poi che Machine Games è maestra nel realizzare FPS.

Continuando con i difetti, c’è quello relativo ai vari travestimenti usati da Indiana. Lasciateci spiegare. E’ logico che i nemici di alto rango nei vari livelli possano automaticamente riconoscere Indy attraverso i travestimenti, in particolare nel livello ambientato nella Città del Vaticano. È una meccanica che tanti giochi, come Hitman, usano da anni, ma qui è decisamente un po’… forzato. In termini di realismo, è totalmente assurdo che un qualsiasi ufficiale italiano possa di punto in bianco attaccare fisicamente un perfetto sconosciuto che, a tutti gli effetti, è un prete in visita. E’ una meccanica che andrebbe decisamente rivista.

Tirando le somme, Indiana Jones e L’Antico Cerchio è un tributo praticamente perfetto delle parti migliori del franchise leggendario su cui si basa, dal titolo e dai font delle location al movimento del dito di Harrison Ford, ma i suoi successi vanno ben oltre la sua fedeltà ai dettagli più fini dei film. Con una serie di livelli magnifici e riccamente dettagliati, combattimenti soddisfacenti incentrati su ganci spacca-mandibola e un focus su esplorazione lenta, platforming e risoluzione di enigmi (intervallati da una manciata di scene d’azione ad alto voltaggio), L’Antico Cerchio è una caccia al tesoro globale irresistibile e coinvolgente per i fan di Indy che si sono sentiti “traditi” da film come Il Quadrante del Destino e Il Regno del Teschio di Cristallo. Inoltre, si distingue dai giochi d’azione in terza persona sempre più omogeneizzati di questo decennio optando per una classica prospettiva in prima persona ispirata a titoli leggendari come The Chronicles of Riddick: Escape from Butcher Bay. Saremo onesti: Se guarderete con troppa attenzione i suoi sistemi stealth generalmente basilari vi accorgerete che non sono perfetti, ma se giocato come previsto, L’Antico Cerchio si classifica immediatamente tra i migliori giochi di Indiana Jones di sempre e soprattutto, tra le migliori avventure di Indiana Jones in assoluto, film inclusi. Machine Games ha fatto un lavoro esemplare, e non possiamo che applaudirli.

POWER RATING:
9.3/10

“Indiana Jones e L’Antico Cerchio è un gioco incredibile, che farà la gioia di tutti: dai fan del franchise delusi dagli ultimi film, ai giocatori in cerca di un prodotto qualitativamente eccelso. Promosso!”

PRO:
+Il miglior film di Indiana Jones a non essere mai stato pubblicato al Cinema
+Fedelissimo al materiale d’origine
+Trama accattivante
+Tecnicamente superlativo

CONTRO:
-Le meccaniche stealth andrebbero perfezionate
-Il sistema di “stamina” non aggiunge nulla al gioco

2 risposte a “Indiana Jones e l’Antico Cerchio – Recensione”

  1. Avatar Gabriele Angelini
    Gabriele Angelini

    Che dei ricordi! Quei momenti avevano un fascino unico, aspettare con ansia la serata, magari con la famiglia riunita, pronti a lasciarsi trasportare dalle avventure di Indiana Jones. Senza streaming o registrazioni, ogni film diventava un’occasione irripetibile, quasi magica. Era un vero e proprio evento, fatto di emozioni e un pizzico di nostalgia che ancora oggi scalda il cuore. Ottima review complimenti.

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    1. Grazie mille per il commento e i complimenti! Erano effettivamente altri tempi, e ne sentiamo tutti la mancanza. La serata VHS in famiglia era un classico!

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