Di Redazione PW83
-Codice Review fornito da Nightdive Studios
-Versione Testata: PlayStation 5
-Disponibile per: PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch, PC
-Sviluppatore: Acclaim (originale), Nightdive Studios
-Publisher: Nightdive Studios
Considerato come il “brutto anatroccolo” della trilogia N64, Turok 3 torna nella sua versione migliore!
Quando si parla di Turok 3: Shadow of Oblivion, non si evoca la stessa reverenza che circonda i suoi predecessori su Nintendo 64. Uscito nel 2000, rappresentò un punto di svolta controverso per la serie, chiudendo l’era Acclaim con una virata decisa verso la linearità e una narrazione più focalizzata, allontanandosi dalla vasta esplorazione labirintica che aveva definito i primi due capitoli. Il gioco originale era afflitto da prestazioni tecniche precarie, da una risoluzione nativa bassissima e dal famigerato controller N64, limiti che ne oscurarono il potenziale. Va tuttavia riconosciuto che, per l’epoca, le ambizioni tecniche e la vastità dei modelli 3D di Turok 3 erano sbalorditive per l’hardware N64, dimostrando una capacità di spingere la console ai suoi limiti estremi. Oggi, Nightdive Studios, il maestro indiscusso del restauro di FPS classici, ha riportato in vita questo titolo con l’ausilio del suo KEX Engine. L’obiettivo non era solo preservare, ma elevare. Testato su PlayStation 5, il risultato è un’operazione di pulizia tecnica così radicale da trasformare non solo l’aspetto del gioco, ma la percezione stessa che si ha del prodotto, riuscendo a valorizzare i punti di forza del design originale e a correggere, con la potenza hardware moderna, i suoi storici difetti di performance.
La prima e più immediata impressione che si riceve provando Turok 3 su PS5 è la fluidità sbalorditiva. Il frame rate elevato e costante, un lusso che l’originale non poteva nemmeno sognare, cambia radicalmente la natura del combattimento e l’esperienza di navigazione. Giocare un FPS di quell’epoca in 4K nativo e con un frame rate che supera ampiamente i 60 fotogrammi al secondo conferisce un senso di reattività e precisione che era impossibile replicare sul limitato hardware del Nintendo 64. Nightdive ha rispettato la promessa di consegnare un’esperienza moderna dal punto di vista tecnico, permettendo alla potenza della console current-gen di mettere in mostra la pulizia dei modelli poligonali e la chiarezza dei fondali. Questa è la versione definitiva e tecnicamente più impeccabile di Turok 3, un fatto che deve essere il punto di partenza per ogni valutazione.

Storia, Struttura e La Fine di un Mondo
La trama di Shadow of Oblivion riprende gli eventi immediatamente dopo il finale di Turok 2: Seeds of Evil. L’entità malvagia conosciuta come Oblivion, una minaccia cosmica e onnipotente, è tornata e cerca di distruggere l’universo. L’eredità di Turok (il Cacciatore) ricade ora sui suoi fratelli minori, Joseph e Danielle Fireseed. Questa divisione del ruolo di protagonista non è solo narrativa, ma influenza direttamente il gameplay, poiché il giocatore è costretto a scegliere tra i due all’inizio dell’avventura.
Joseph è l’esperto di armi pesanti e dimostra una maggiore resistenza fisica, potendo superare ostacoli grazie alla sua forza bruta e al suo equipaggiamento pesante. Danielle, d’altra parte, è più agile, capace di strisciare attraverso condotti di ventilazione e utilizzare il rampino per raggiungere aree inaccessibili al fratello. Questa meccanica di dualità tra i personaggi, sebbene interessante sulla carta, contribuisce alla controversa linearità del design. I livelli sono costruiti per essere affrontati da uno specifico protagonista; una volta fatta la scelta, l’esperienza di gioco è ristretta a quel percorso.
Il passaggio dai vasti hub semi-aperti di Turok 2 a livelli sequenziali e ben definiti segnò un allontanamento dall’identità esplorativa della serie. Turok 3 è, a tutti gli effetti, un FPS d’azione in stile Doom o Quake dell’epoca, focalizzato su brevi sessioni di combattimento intenso e meno sulla caccia al collezionabile o alla chiave nascosta. La brevità e la struttura episodica, con ambientazioni che spaziano da fatiscenti complessi industriali a cieli aperti invasi da creature mutanti, si traduce ora in un ritmo serrato che evita i rallentamenti tipici delle mappe sovradimensionate. L’abbandono dell’approccio labirintico, sebbene criticato all’epoca, in questa Remastered International risulta meno stridente; la linearità, unita alla fluidità moderna, si rivela un pregio, creando un’esperienza short and sweet che non rischia mai di stancare il giocatore con un eccesso di contenuto superfluo o momenti morti.

Il Cuore del Gioco: Armi, Combattimento e Nostalgia N64
Il gameplay di Turok 3 rimane fedele alla sua origine come sparatutto frenetico. Il sistema di controllo, grazie all’adattamento ai dual-stick moderni, è preciso e responsivo. Nightdive ha saputo mappare abilmente le funzioni originali sul controller DualSense, garantendo un’esperienza di mira che rivaleggia con gli standard attuali, eliminando l’incubo del mirino ballerino tipico del joypad a tre manici N64.
Il vero fascino del gioco risiede nell’arsenale. Le armi in Turok sono sempre state un mix di potenza grezza e follia creativa, e il terzo capitolo non fa eccezione. Nonostante la serie abbia ridotto la quantità di armi disponibili rispetto al leggendario Turok 2, quelle presenti sono memorabili. Dal fucile d’assalto standard al lanciagranate, ogni arma ha un fuoco secondario che ne espande l’utilità tattica. L’iconica arma preferita di tutti, il Cerebral Bore, fa il suo atteso ritorno. Questo è un dispositivo che mira alla testa del nemico, si attacca ad essa e perfora il cranio, producendo un urlo lancinante prima dell’esplosione, un momento di violenza esagerata e gratificante che è stato riprodotto con chiarezza agghiacciante in 4K. Altre armi degne di nota includono il Tek Bow, l’arco tecnologicamente avanzato che utilizza frecce esplosive, e la potente Minigun che trasforma ogni scontro in una vera e propria pioggia di fuoco.
Un aspetto del combattimento che l’originale N64 ereditò e che il Remastered espone chiaramente è il design dei nemici. I mutanti, i Pur-Lin e le varie creature dell’Oblivion sono costruiti per essere affrontati in spazi più ristretti, spesso in ondate ravvicinate, un design che accentuò il fastidio del sistema di mira assistita del Nintendo 64. Sebbene il Remastered consenta un controllo totale e preciso, la memoria del design originale si manifesta nel modo in cui i nemici tendono ad avvicinarsi rapidamente, spesso in gran numero, obbligando il giocatore a passare rapidamente da bersagli a lunga distanza a minacce immediate. Il sistema di danno localizzato, in cui è possibile smembrare i nemici colpendo specifiche parti del corpo, è mantenuto fedelmente, rendendo il combattimento visceralmente soddisfacente, soprattutto quando si utilizzano armi esplosive.
Il platforming e i leggeri elementi puzzle, sebbene ridotti rispetto ai capitoli precedenti, sono gestiti meglio grazie ai controlli moderni. Se si opta per Danielle, l’uso del rampino nelle sezioni di arrampicata è ora rapido e prevedibile, rimuovendo gran parte della frustrazione che era intrinseca ai controlli analogici imprecisi dell’epoca. Nonostante la linearità, la ricerca di aree segrete e power-up nascosti, come il collezionabile “Eye of Oblivion” necessario per sbloccare la scena finale segreta, aggiunge un incentivo all’esplorazione verticale e laterale.

Il Miracolo Tecnico di Nightdive su PS5
Il vero valore di Turok 3: Shadow of Oblivion Remastered non risiede tanto nel design del gioco originale, quanto nell’incredibile lavoro di restauro tecnico eseguito da Nightdive Studios. Questo non è un semplice upscaling; è un’operazione di pulizia profonda, resa particolarmente efficace sulla potenza di PlayStation 5.
La risoluzione 4K nativa non è solo un numero: su PS5, essa rivela dettagli ambientali e imperfezioni dei modelli che erano precedentemente nascosti dal “murk” (oscurità e nebbia) del Nintendo 64. Per la prima volta, è possibile vedere chiaramente l’orizzonte nei livelli a cielo aperto e distinguere la geometria di ambienti complessi, un lusso mai concesso al pubblico del 2000. L’applicazione del PBR Rendering (Physically Based Rendering) attraverso il KEX Engine di Nightdive è cruciale. Questo sistema di illuminazione e di gestione dei materiali rende le superfici più realistiche; le rocce appaiono granulose, le armature metalliche riflettono la luce ambientale correttamente e l’acqua ha un aspetto più volumetrico. Le fonti luminose dinamiche, come gli incendi o le esplosioni, proiettano ombre più accurate, aggiungendo profondità a scene che in passato erano piatte e indistinte.
La gestione del frame rate sulla console Sony è impeccabile, mantenendo una fluidità elevata (spesso superiore ai 60 FPS) che garantisce la latenza minima per i controlli. È qui che l’esperienza si rivela deliziosamente burrosa. La rapidità dell’azione, combinata con una precisione di mira impareggiabile, fa sì che ogni movimento e ogni scontro a fuoco risultino perfettamente fluidi e responsivi, un traguardo che trasforma un gioco storicamente zoppicante in un FPS di punta per l’azione pura.
Nightdive non ha trascurato i controlli. La rimappatura del sistema di armi, unita alla precisione del DualSense, rende la gestione dell’arsenale istantanea. Sebbene non ci sia un utilizzo massiccio del feedback aptico del DualSense, la reattività generale del controller sul Remastered è un enorme miglioramento. L’aggiunta di funzionalità moderne, tra cui il Quick Save, è fondamentale. L’originale si affidava a un sistema di salvataggio a checkpoint ingombrante, spesso punitivo. Avere la possibilità di salvare in qualsiasi momento riduce notevolmente la frustrazione e permette ai giocatori di affrontare i combattimenti più rischiosi con maggiore sperimentazione.
Tuttavia, il lavoro di Nightdive espone anche i limiti del gioco originale. Pur essendo tecnicamente pulito, il design a basso numero di poligoni e la semplicità delle texture originali (pur migliorate) sono evidenti, ricordando costantemente che si tratta di un titolo di venticinque anni fa. Nonostante gli sforzi, la progressione lineare e i momenti di design meno ispirati, come alcune sezioni di respawn nemici eccessivamente aggressivo, rimangono inalterati, in quanto Nightdive si impegna a preservare la fedeltà al codice sorgente.

Eredità e Valore Storico nel Contesto FPS
Turok 3: Shadow of Oblivion è stato a lungo considerato il fratello minore e debole della trilogia N64, a causa delle sue ambizioni ridotte e della pressione commerciale che portò alla sua produzione affrettata. La serie, nota per la violenza gore e l’innovazione tecnica (soprattutto con il secondo capitolo), terminò con questo titolo prima di un lungo oblio.
La Remastered di Nightdive, tuttavia, offre una nuova prospettiva sul gioco. Rimuovendo lo strato di limitazioni tecniche imposte dal Nintendo 64, si scopre un FPS competente, rapido e con un arsenale divertente. Il valore di questo Remastered è duplice. Da un lato, ha un valore storico inestimabile, poiché completa la riedizione della trilogia N64, rendendo l’intera saga disponibile in formato giocabile e moderno, un enorme servizio alla conservazione videoludica. Dall’altro, ha un valore significativo: per i nuovi giocatori, o per chi ha evitato il titolo originale per le sue prestazioni, la versione PS5 rappresenta la prima volta che Turok 3 può essere giocato come i suoi sviluppatori intendevano che fosse, con un’azione fluida e viscerale, priva di rallentamenti e nebbia.
L’investimento in questo prodotto è, quindi, un investimento nella storia dell’FPS e nella riscoperta di un titolo che meritava una sorte tecnica migliore. È la prova che un restauro fedele può fare miracoli, soprattutto quando la brevità si trasforma in pregio. La durata contenuta del gioco fa sì che l’esperienza di combattimento frenetica e i difetti ereditati dal design originale non abbiano mai il tempo di diventare tediosi. L’esperienza è nostalgica e, contemporaneamente, incredibilmente fresca, grazie alla brillantezza dell’esecuzione di Nightdive. L’impegno nel preservare l’esperienza originale, migliorandone solo l’accessibilità e la performance, si dimostra ancora una volta la formula vincente di questo studio di restauro.
In conclusione, l’eccellenza tecnica del Remastered International su PS5 valorizza appieno il design di Turok 3. Il gioco si presenta come un FPS veloce, viscerale e tecnicamente impeccabile, e la sua natura di esperienza short and sweet lo rende un classico istantaneo che non appesantisce il giocatore, ma lo lascia con la voglia di ricominciare subito.
POWER RATING:
8.8/10
“Turok 3: Shadow of Oblivion Remastered è un successo clamoroso di restauro tecnico. Nightdive ha preso il capitolo più debole e afflitto da problemi di performance della trilogia N64 e lo ha trasformato in uno sparatutto 4K nativo e ultra-fluido. L’azione è deliziosamente burrosa, e la brevità della campagna si rivela un pregio, garantendo un’esperienza intensa e appagante.”
PRO:
- Prestazioni impeccabili su PS5 (4K, frame rate elevato e costante, gameplay ultra-fluido).
- La brevità della campagna è un pregio che previene la stanchezza.
- Integrazione del PBR rendering che modernizza l’illuminazione e i materiali.
- Controlli moderni perfettamente adattati al DualSense e Quick Save essenziale.
- Arsenal di armi folle e divertente (Cerebral Bore e Minigun su tutti).
CONTRO:
- Design dei livelli più lineare rispetto a Turok 1 e 2.
- Struttura poligonale e geometria datata, pur se pulita, rimane evidente.
- Alcuni momenti di respawn nemici eccessivamente aggressivo ereditati dal codice originale.





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