Di Pierre Coppi – Originariamente pubblicata nel 2007
Il commento attuale, 2021: “Se c’è una cosa che hanno i picchiaduro a incontri, è sicuramente l’essere in grado di invecchiare bene, forse addirittura meglio, rispetto ad altri titoli facenti parte di altri generi. Un picchiaduro invecchiato malamente a livello tecnico potrà sempre essere tenuto in grande considerazione per il suo gameplay ad esempio, e VF5, penultimo capitolo della saga, fa parte proprio di quest’ultima categoria. Tecnicamente goffo e magari sgraziato per gli assurdi standard attuali, rimane una icona di riferimento in quanto a profondità di gioco, meccaniche, e complessità. Un capolavoro superato solamente (e non in tutto) da Virtua Fighter 5: Final Showdown. Ad oggi, sono veramente pochi i titoli in grado di offrire lo stesso grado di accoglienza e sfida verso i propri giocatori, cosa che si può dire dell’intera serie.” – Pierre Coppi
Finalmente, il quinto capitolo di quello che molti considerano come il miglior picchiaduro a incontri della storia sbarca nel Vecchio Continente! I segreti nella nostra recensione!
E così, siamo arrivati addirittura al quinto capitolo anche in ambito Virtua Fighter, oltretutto sulla console più nuova in commercio. Come cambiano i tempi. Discorsi strappalacrime a parte, non vedevamo l’ora di averlo fra le mani, questo tanto decantato Virtua Fighter 5. Lo abbiamo aspettato molto, abbiamo congetturato su filmati e immagini più o meno misteriose, abbiamo atteso pazientemente che il titolo fosse finalmente pronto. E ora, signori e signore, il gioco è finalmente pronto per essere recensito. Alzate la guardia, velocizzate il gioco di gambe, e occhio al “ring-out”: stiamo per addentrarci nei segreti di uno dei più complessi picchiaduro ad incontri mai concepiti.

Tanto tempo fa, in un Arcade lontano lontano…
…il primo Virtua Fighter sconvolse le menti dei giocatori di allora con una grafica mai vista, unita ad un gameplay ovviamente ottimo, che ne sancì l’immediato successo. Così come automaticamente Sega decise che la serie di Virtua Fighter sarebbe continuata ad oltranza. Venne così alla luce Virtua Fighter 2, potenziato a tutto tondo: grafica, gameplay (che divenne ancora più tecnico), un progetto veramente riuscito. Seguirono, nell’ordine, Virtua Fighter 3, Virtua Fighter 3 TB, Virtua Fighter 4, e per finire, Virtua Fighter 4 Evolution, che si distaccava dai precedenti per il fatto di essere il primo della serie a non proporre unicamente la canonica modalità arcade. VF4EVO, infatti, con la sua ormai famosa modalità “Quest”, permetteva ai giocatori di approcciare il titolo in maniera sostanzialmente differente dagli standard abituali: il titolo simulava infatti il pellegrinaggio di un videogiocatore (voi) tra le sale giochi (Arcade) di SEGA più famose di tutto il giappone. Scopo ultimo della modalità era quello di aumentare i propri gradi nelle arti marziali (Kyu e Dan), nel frattempo personalizzando il proprio personaggio preferito con ammenicoli più o meno imbarazzanti, come nuovi guanti da combattimento, nuovi occhiali, e nuove combinazioni di colori per i costumi selezionati. Ora però, basta parlare del passato: Il quinto capitolo della serie Am-2 è tra le nostre mani, e non vediamo l’ora di raccontarvi per filo e per segno com’è.
The REAL Fighting Simulator?
Parafrasando il sottotitolo del più noto simulatore di guida esistente sul mercato console (Gran Turismo, per la cronaca), andiamo a vedere come si comporta questo Virtua Fighter 5, joypad alla mano. Innanzitutto, parliamo delle modalità di gioco, e precisiamo che Virtua Fighter 5, sotto questo aspetto, è il più completo della serie. Sarà ovviamente presente la modalità Arcade: serie di combattimenti con scontro finale contro l’ormai classico boss finale, Dural. Ulteriori opzioni da ricercarsi nel menù principale saranno quelle relative alla modalità Quest, a quella Versus, al “VFTV” (Virtua Fighter Tele-Vision) e a opzioni varie ed eventuali. Analizziamo la modalità Quest. Quelli di voi che hanno giocato all’ottimo VF4 EVO (vedi sopra), si troveranno a casa propria. Il tutto ruoterà fondamentalmente attorno a una “simulazione di domenica pomeriggio”. Ovvero, vi chiederete? Semplice, bazzicherete tra svariate sale-giochi (arcades, come li chiamiamo noi appassionati) sfidando i vari occupanti. Ogni tanto, un torneo ufficiale spunterà dal nulla, e voi potrete accedere anche a questo. Semplice no? Ma il bello della modalità Quest è che nel contempo, mentre combattete, vincete, perdete, imprecate e via dicendo, guadagnerete crediti e oggetti. Futile, direte voi. Beh, in fin dei conti si, e non poco. Ma volete mettere la soddisfazione di sfidarvi con un vostro amico “sfoggiando” il vostro personaggio preferito, e oltretutto modificato in base ai vostri gusti? Potrete modificare un bel po’ di cose, sinceramente. Dal colore dei capelli, agli occhi, al colore dei vestiti, passando per i costumi stessi, ed aggiungere addirittura ammennicoli come nuovi guanti, nuovi stivali, protezioni e via discorrendo. Fantastico, assolutamente. Esattamente come con VF4 EVO.

Ora, invece di spendere tempo e caratteri parlando della modalità Arcade (che è sempre la stessa da dieci anni a questa parte: scontri su scontri fino al boss finale, Dural) parleremo del gioco vero e proprio. Di come si combatte, se ci si diverte facendolo, se è difficile. Il nocciolo del gioco, tirando le somme.
Innanzitutto sappiate che sì, il gioco è divertente, dannatamente divertente. E così come è divertente, è altrettanto tecnico, se non ancor di più. Scordatevi di iniziare un combattimento, anche al livello più basso, e subito dopo che il gong è suonato precipitarvi in un furioso martellare sui tasti a casaccio. Non c’è maniera migliore di perdere un round. In VF ogni mossa va studiata, pianificata, cercando aperture nella difesa dell’avversario, nel frattempo mentre si cerca di parare l’attacco che ci viene sferrato contro. E’ come un balletto, VF, una violenta danza dalla coreografia sì improvvisata, ma perfetta nel minimo dettaglio. E signori, possiamo assicurarvi che una volta “presa la mano” con il titolo Sega-AM2, non ci sarà veramente più niente al mondo che vi farà staccare da televisore e joypad. Parola. Virtua Fighter poi, è l’unico Beat ‘em Up 1vs1 ancora in circolazione a fare uso di “ring” per i combattimenti: non immaginatevi arene da pugilato et similia (sebbene, per la cronaca, in VF5 esista effettivamente un ring da Wrestling), qui si parla di tavole di granito unite a formare una piattaforma alta dal terreno una trentina di centimetri, e una volta caduti da essa, si perde un round. Avete idea di quanta strategia introduca (e abbia introdotto) una cosa come questa? Provate a pensare. Non riuscite a colpire il vostro amico perchè è sempre in posizione di guardia? Fatelo arretrare fino a cadere fuori dal ring! Siete alle corde, rischiate di cadere? Giocatevi il tutto per tutto e provate a scaraventarlo fuori! Non solo, in aggiunta a tutto ciò, oltre al canonico ring menzionato poco sopra, alcune arene saranno delimitate da recinzioni varie ed eventuali: reti, muretti, inferriate…un solo consiglio. Provate a incastrare il vostro avversario all’angolo, e fategli sentire quanto sono dure, queste recinzioni. Solitamente, cedono tutti molto alla svelta.
E tutto questo ben di Dio, senza nemmeno aver accennato a QUANTO sia “user-friendly” il sistema di controllo di VF5. Tre tasti, e tre solamente. Pugno, Calcio, Parata. A prima vista è molto più “rustico” di quanto non sia in voga oggigiorno, vero? Ebbene, sappiate che in media, in un VF, nonostante questi pochi tasti si possono realizzare ancora più mosse che in un Tekken, un Soul Calibur o compagnia briscola. Ottimo.

Tecnicamente parlando
Che Virtua Fighter 5 sia “next-gen”, non ci piove. Basterà inserire il disco nella console per notare già dal primo scenario che la quantità di dettagli su schermo è assolutamente impressionante. Graficamente, resterete basiti di fronte agli scenari, dotati di un dettaglio addirittura improbabile. Unica pecca del tutto, ad essere sinceri, sono le animazioni. Non che siano mal implementate, sia chiaro, è solo che paiono soffrire di una certa “moria” a livello di frame di animazione. Alle volte infatti, un calcio rotante (R2 con Jacky) pare mancare di certe “posizioni” della gamba nell’arco di rotazione, per farvi un esempio. Non in tutte le mosse è presente questa anomalia, ma nelle poche in cui si vede…beh, è effettivamente una cosa fastidiosa. Comunque, il comparto grafico è promosso. Passiamo oltre, ed analizziamo quello sonoro, che, e possiamo dirlo già da ora, è il punto debole di questo gioco. Non tanto per i temi di sottofondo, ben realizzati, o per i dialoghi e le urla dei personaggi, ben campionate, quanto per alcuni degli effetti sonori che accompagnano certe mosse (una delle quali è il calcio rotante menzionato poco sopra). Per intenderci, va bene rendere il senso della potenza e dello spostamento d’aria, ma qui siamo a livelli ridicoli.
Longevità e Gameplay come si comportano? Bene la prima, ottimamente la seconda. La prima è garantita da svariate modalità di gioco, in primis l’infinita “Quest Mode”, che da sola garantisce innumerevoli ore di gioco, e va detto anche che prima di padroneggiare completamente tutti i personaggi di VF5 passerà veramente un bel po’ di tempo. La seconda voce invece è garantita dalla storica e affinata giocabilità che contraddistingue la saga Sega-Am2, ormai diventata sinonimo di eccellenza.

Conclusioni
Che dire, dunque, ora che siamo arrivati alla fine di questo VF5? Semplicemente, che è un gioco fantastico, degna evoluzione di quei gran titoli che compongono la saga “a incontri” di Sega. Se siete amanti del genere, compratelo. Se siete amanti del “bel giocare”, compratelo ugualmente. Semplice no?
POWER-RATING:
9/10
“Un gioco fantastico, l’ennesima eccellente produzione da parte di SEGA-Am2.”
PRO:
-Divertente
-Tecnico
-Profondissimo
-Tante modalità
-Due nuovi personaggi
CONTRO:
-Sonoro rivedibile
-Alcune animazioni non buone
