Di Pierre Coppi – Originariamente pubblicata nel 2004
Il commento attuale, 2021: “Outbreak è da sempre uno dei titoli facenti parte della saga di Resident Evil più controversi. Amato alla follia oppure odiato senza riserve, sono veramente poche le persone che decidono di non prendere una posizione. Si potrebbe quasi considerarlo alla stregua di un Final Fantasy XII, anch’esso tutt’ora protagonista di una accesa diatriba tra i fan. Noi propendiamo più verso gli estimatori del titolo, a maggior ragione in questo periodo, dopo i pessimi esperimenti di Capcom nell’ambito della transizione verso il multiplayer online della sua serie: Umbrella Chronicles, Resistance e a meno di un miracolo, il di prossima uscita Re:Verse. In quest’era di remaster e remake, Capcom ha un gioco già bello che pronto, ma si ostina ad ignorarne l’esistenza, preferendo imboccare i fan con bocconi amari che nessuno ha mai chiesto.” – Pierre Coppi
Finalmente rilasciato anche nel Vecchio Continente, Resident Evil Outbreak è pronto a far passare notti insonni a molti giocatori! Tutti i retroscena del titolo Capcom nella nostra recensione.
All’inizio fu un gruppo di agenti in una casa. Ora, nell’ultimo episodio della serie, sono un gruppo di disperati in fuga da una città. Resident Evil Outbreak (da ora REO), survival horror con un passato travagliato alle spalle, riuscirà ad imporsi come nuovo punto di riferimento nei cuori degli appassionati della saga? Andiamo a scoprirlo insieme.

Storyline
Piazzare in ordine cronologico questo Outbreak non è impresa facile. Ma andiamo con ordine. RE3 era ambientato a Raccoon City, e alla sua conclusione si assisteva alla distruzione della città da parte dell’esercito US. Tutto il terzo capitolo si svolgeva tra il 23 e il 24 di ottobre, 1998. Considerato che in Outbreak le nostre avventure si svolgeranno sempre a Raccoon City, verrebbe da pensare che il gioco si collochi PRIMA del 3, tesi avvalorata dalle scritte sul retro della confezione. E così è, in realtà. Ma c’è una piccola chicca che tende a sviare il giocatore riguardo alla collocazione di Outbreak, probabilmente sfuggita ai più. Capcom, sul sito ufficiale del gioco, ha rilasciato un Wallpaper dove, su un foglio di giornale, e precisamente nella data dello stesso, è possibile leggere: “Thursday, June, 25th, 1998” (Giovedì 25 GIUGNO 1998). Ora, cosa bisogna pensare? Che il gioco si svolga quattro mesi prima dell’inizio della serie? Non avrebbe senso, sicuramente è stato un passo falso di Capcom. Passando a cose più importanti di quanto possa essere la data di un quotidiano, parliamo della trama del titolo. L’introduzione del titolo è semplicemente fenomenale, un qualcosa di difficile da spiegare a parole. Sappiate però che spiega la diffusione del G-Virus nella città, con i topi come vettori del ceppo del virus. Ad ogni modo, come già detto, la presentazione va guardata per carpirne la bellezza. Non vorremmo sbilanciarci, ma questa intro è, (dopo quella del remake di Resident Evil per Cube) la più bella della serie. Dopo tanto ben di Dio, vediamo per la prima volta il motore grafico del titolo, in un prologo che è anche l’introduzione alla prima missione vera e propria: “Contagio”, i primi minuti dell’infezione virale a Raccoon City. Gli otto protagonisti (di cui parleremo approfonditamente in seguito) si trovano, per un motivo o per l’altro, al Jack’s Bar, una bettola in un borghetto di Raccoon City. Ognuno sta pensando ai suoi affari, chi sorseggiando una birra, chi trafficando con un portatile. A un certo punto, la porta d’ingresso si spalanca, e una figura si staglia immobile contro l’innaturale luce giallognola proveniente dall’esterno. L’unico ad accorgersi di questo strano cliente è Jack, il proprietario del bar in persona, che decide, visto che la figura si ostina a rimanere immobile, di andare a parlare con l’anomalo avventore. Ovviamente chiunque ha già capito che il cliente altro non è se non uno delle migliaia di zombie presenti nella città. Lo zombie, a questo punto, affonda i denti nella carne del povero barista, lanciando gli occupanti della stanza nel terrore più assoluto. Questa presentazione, leggermente diversa a seconda del personaggio scelto all’inizio, è il prologo della prima missione, come già accennato. Non pensiate però che il gioco inizi in maniera tranquilla. Avrete pochi secondi per familiarizzare con il sistema di controllo, e cosa più importante, RIMANERE VIVI.

Novità in vista
Più che novità, a conti fatti, è bello (perché è proprio BELLO, dopo anni di critiche, poter parlare di novità riguardo a un titolo della serie di RE) notare parecchie modifiche in tanti piccoli aspetti della serie: I mostri, ad esempio. Un buon lavoro è stato svolto dai ragazzi di Capcom per non riproporre la solita minestra riscaldata di abominii da uccidere. Prendiamo gli zombie. Se prima riuscivate a ucciderli (mediante una notevole dose di fortuna) anche con un singolo colpo di pistola, ora potete tranquillamente scordarvelo. Potrebbe volerci anche un’intero caricatore prima di porre definitivamente la parola “MORTO” sul malcapitato ammasso di carne ambulante. Ovviamente anche riguardo a questo fattore nuovi quesiti si aprono: “e se la prima ondata di infettati dal G-Virus fosse stata effettivamente più resistente di quella incontrata in seguito?” (d’altronde RE2 è ambientato circa un paio di settimane dopo REO). Uno dei punti di forza di questo titolo, anche se magari non volutamente, oppure definitivamente inutile ai fini del gioco, è questo. Il porsi costantemente dei quesiti riguardo all’universo di Resident Evil. Probabilmente ai giocatori occasionali non importerà assolutamente niente, ma possiamo assicurarvi che gli appassionati della serie ne saranno entusiasti. Tornando ai mostri, troverete anche “vecchie/nuove” conoscenze. Il mostro incontrato nell’ospedale del quarto capitolo, per esempio, a chi non ricorderà il Bandersnatch di RE Code Veronica? E qui partirà un altro dei quesiti menzionati prima: “Se questo fosse effettivamente lo stadio iniziale del Bander? Non per niente il Code Veronica è ambientato dopo il 2, Claire è fuggita in Europa…”
Il sistema di controllo, da sempre IL punto debole della saga horror Capcom, è stato finalmente “quasi rivisto”. Oltre al solito, classico, odiato (dai più, qui in redazione c’è ancora gente che lo preferisce…N.d.Pierre) sistema, Capcom ha inserito una modalità aggiuntiva, che permette un movimento pressochè tridimensionale. A questo punto vi chiederete: “Ok per la novità, ma a conti fatti come funziona?” Beh, benino. Con un minimo di attenzione ci si potrà muovere con disinvoltura dopo ben poco tempo. Ancora, i detrattori più accaniti della serie potranno finalmente trovare pace.
Altre novità, questa volta non rapportate ai precedenti capitoli ma al gioco in sé, possono essere ricercate nella natura “ex-online” del titolo. Nel caso non lo sapeste, infatti, REO originariamente avrebbe dovuto chiamarsi Resident Evil Online, e, immaginate un po’, poteva contare sulla partecipazione di diversi giocatori nella stessa partita. Come spesso accade, qui in Europa nulla di tutto ciò ha avuto un riscontro positivo, e quello che ci ritroviamo in mano ne è il risultato. Ad ogni modo, torniamo in tema. Durante il gioco verrete costantemente “tampinati” da alcuni compagni, e sarà possibile dare loro semplici ordini come “seguimi, stai fermo, aiutami” ecc, con la semplice pressione dello stick di destra in una qualunque direzione. Peccato che la natura originariamente online del titolo mini un po’ quella che avrebbe potuto essere la caratteristica principale del titolo, in quanto i personaggi secondari, semplicemente, è come se non fossero su schermo. Altra cosa, sono pressochè inutili, se non dannosi. Avere due compagni che vi seguono implica solamente che dovrete faticare il doppio per salvare anche loro, e scordatevi pure di poter ricevere una mano durante gli enigmi. Le uniche cose che riceverete in cambio mantenendoli in vita saranno un misero aiuto nei combattimenti (sempre che abbiano delle armi), e la possibilità di usarli come “zaini”: potrete dar loro gli oggetti che non potete/volete portarvi dietro. Come al solito, idea carina, ma avrebbe potuto essere molto meglio implementata.

Il Cast
Da sempre, Capcom ci ha deliziato con personaggi letteralmente fantastici, pieni di personalità e molto credibili in un contesto difficile da gestire come quello di gioco. Chi non ricorda gli ormai leggendari Chris Redfield, Jill Valentine, Albert Wesker, prigionieri della magione da incubo del primissimo titolo della saga, oppure i giovani Leon S. Kennedy e Claire Redfield del secondo? Ora, in questo Outbreak, sappiate che non troverete nessuna vecchia conoscenza, a parte un William G. Birkin (il creatore del G-Virus) già mutato nella, stupenda, presentazione. Gli otto nuovi volti saranno un gruppo estremamente variegato di normali cittadini, ed ecco di chi potrete entrare in controllo: Kevin, un poliziotto rifiutato per ben 2 volte dalla S.t.a.r.s.; David, un idraulico con la capacità di creare armi con rottami; Alyssa, una giornalista con l’hobby delle serrature (immancabile in un RE); Cindy, una cameriera del J’s Bar del primo capitolo ; Yoko, una studentessa molto legata all’Umbrella; Mark, una guardia giurata; Jim, un semplice impiegato della Subway e per finire George, un medico del Raccoon City Hospital. Ogni personaggio ha un qualche legame con i 5 enormi scenari di gioco. Per esempio, in “Contagio”, il primo scenario, nel caso usaste Kevin i poliziotti vi riconosceranno per nome, piuttosto che nel 2°, “Sottozero”, dove usando Yoko potrete trovare i vostri vecchi camici, oppure nel 3°, il “Nido”, dove George si troverà sul suo vecchio posto di lavoro.

Locations
Piuttosto stranamente, questo Resident Evil non è ambientato lungo il solito, classico percorso di un Survival Horror. Parlando in soldoni, non dovrete giocarlo dall’inizio alla fine. Piuttosto, in questo REO avrete 5 giganteschi scenari da completare in ordine, certo, ma con la possibilità di rigiocarlo con qualunque personaggio vogliate. Queste ambientazioni spaziano, come già accennato, un po’ ovunque per Raccoon City: dai borghetti, ai laboratori Umbrella, alle fogne…visiterete un po’ di tutto. Ma dovrete visitarli in fretta, ragazzi, perché siete Infettati.
Infection
Citando non volutamente il titolo del primo capitolo della saga di .Hack (Rpg, Bandai) mettiamo il lettore a conoscenza del fastidio più grande del titolo. Il contatore di infezione. Nell’angolo in basso a destra della schermata di gioco, un’indicatore percentuale indicherà il nostro grado di contagio, che aumenterà sì col passare del tempo, ma verrà MOLTO velocizzato da morsi e/o colpi vari ricevuti. Contrariamente a quanto supposto nelle varie anteprime, una volta che raggiungerà il 100% non vi trasformerete in zombie (Peccato! N.d.Redazione), ma morirete soltanto e dovrete riiniziare dal vostro punto di salvataggio.

Il comparto tecnico
Questo è il punto, diciamo, debole del progetto Capcom. Il motore grafico in sé non sarebbe per niente male, con un grande numero di poligoni su schermo senza rallentamenti di sorta, per dei modelli poligonali estremamente dettagliati e per scenari ottimamente definiti e ricchi di dettagli. Dicevamo non sarebbe male se solo non fosse così…lento. I caricamenti, in special modo quelli legati al passaggio del giocatore in un’altra area di gioco, sono estenuanti, e spezzano il grande livello di tensione creato dal titolo.
Il sonoro è veramente qualcosa di eccelso. I temi sono cupi, tenebrosi e all’occorrenza sincopati e frenetici, insomma, in due sole parole: Adatti e Coerenti.
A livello di giocabilità il titolo avrebbe potuto essere eccelso. Avrebbe potuto perché i comandi sono ben studiati, uccidere zombie è divertente eccetera, ma i caricamenti rovinano veramente tutto. Immaginatevi la scena: correte in una stanza inseguiti da 5 o 6 zombie, per un minuto il gioco carica, attraversate un’altra stanza, il gioco carica… no Capcom, qui non ci siamo.
La longevità, anche questa, avrebbe potuto essere pressochè infinita, vista la grande quantita di extra da sbloccare, ma ancora una volta, tutto sarà legato a quanta voglia avrete di giocare il titolo. Ok, lo ammettiamo, dire questa cosa riguardo a un videogioco è semplicemente osceno, ma i fatti sono questi…

Conclusioni
Resident Evil Outbreak è uno di quei giochi fantastici all’inizio, ma che dopo poco vanno a piazzarsi nelle fila di quelli che “Se solo…”. Il concetto di fondo di Outbreak era fenomenale, un qualcosa che avrebbe innalzato l’esperienza horror originale della saga a livelli mai visti. Quello che abbiamo per le mani è un Resident Evil mediocre, con spunti originali, sì, ma che non riescono a sopperire alle mancanze di cui il gioco soffre. Da riservarsi solamente ai VERI appassionati della saga Capcom.
POWER RATING:
7.5/10
“REO è sicuramente un progetto coraggioso, purtroppo minato da limitazioni di hardware e dall’amputazione dell’intera componente online”
PRO:
-Ottimo intreccio nella saga
-Giocabile
-Lungo
-Tanti segreti
CONTRO:
-Lentissimo
-A volte noioso
-Può essere frustrante

Una risposta a "Resident Evil Outbreak – Retrogaming Review – Playstation 2"