Di Pierre Coppi – Originariamente pubblicata nell’ Aprile 2005

Il commento attuale, 2021: “Non si vede spesso Ubisoft affiancata a un titolo horror, vero? Beh, all’epoca il gigante francese amava investire in nuove IP, e una di queste fu Cold Fear, un gioco di stampo survival-horror che puntava tutto sull’ambientazione (una baleniera alla deriva) e sull’interazione del giocatore con la stessa, sballottata dal mare in tempesta. Sviluppato da Darkworks, già autori di Alone in the Dark: The New Nightmare, questo nuovo titolo fu, senza girarci tanto attorno, un flop colossale, con un venduto di 70.000 unità in ben 11 mesi diviso tra 3 piattaforme (dati relativi al mercato US). Peccato davvero, perchè pur prendendo chiaramente ispirazione da Resident Evil 4, Cold Fear introduceva tante nuove ed interessanti meccaniche di gioco. Provate a recuperarne una copia, in primis perchè il gioco è effettivamente valido, come leggerete nell’articolo, e poi perchè sta diventando abbastanza raro.” – Pierre Coppi

Il trailer di Cold Fear. Fonte: IGN

Ubisoft entra nel mondo dei survival horror con questo Cold Fear. Scopriamo insieme tutti i retroscena nella recensione esclusiva!

Ubisoft finora ci ha proposto i titoli più disparati: I vari Prince of Persia, l’ottimo Beyond Good & Evil, alcuni manageriali ma, almeno fino ad’ora, nessun gioco con tematiche horror o splatter. Signori e Signore, finalmente l’attesa è terminata! Cold Fear ci catapulterà in un mondo realistico e credibile, abitato da scienziati pazzi, creature mostruose e dall’atmosfera incredibilmente cupa, tetra ed oppressiva. Va anche detto che il gioco denota una certa violenza, assolutamente NON velata, che lo bollano come “18+” nel limite minimo di età necessaria per poterlo giocare.

Ogni storia ha il suo prologo

E Cold Fear, ovviamente, non fa eccezione. L’introduzione al titolo Ubisoft/Darkworks vede un gruppo di soldati d’elite abbordare una baleniera, all’apparenza disabitata, da un elicottero.Il mare di Bering, teatro della nostra avventura, è funestato da una violenta tormenta. Come è lecito aspettarsi, la squadra di elite è spazzata via da un non meglio identificato essere. Ora, la Guardia Costiera ha davanti a sé un dubbio, se non amletico, perlomeno piuttosto spinoso. Visto che la nave (una baleniera russa) sta lentamente e inesorabilmente sbandando in maniera incontrollata, complice anche la violenta tempesta, urge una decisione rapida. Inviare qualcuno a bordo e cercare di capire cosa è successo, oppure lasciare che la nave vada alla deriva e porti con sé il suo segreto? Risposta scontata. A bordo della nave viene inviata un squadra di Guardiacoste, tra cui troviamo Tom Hansen, il protagonista della nostra avventura, e Lansing, il capo dell’operazione. La squadra, per facilitare l’ispezione, si divide subito, in modo da controllare l’area più ampia possibile e il nostro Tom rimane, suo malgrado, in balia di sé stesso, con una nave apparentemente deserta da controllare, un mare burrascoso a dargli filo da torcere e, unica nota positiva, una calibro .45 dalla sua parte. Basterà?

Peculiarità di Cold Fear

Il titolo Ubisoft è molto interessante per svariati aspetti. Andiamo a vedere quali. Innanzitutto, la cosa che salta per prima all’occhio del giocatore è l’ottima realizzazione dell’ambiente di gioco. Non stiamo parlando dell’aspetto puramente tecnico, che andremo ad analizzare più avanti, bensì di quello tematico, con un occhio di riguardo alle locations e alle ambientazioni che fanno da cornice al gioco vero e proprio. Prendiamo in esame gli ambienti esterni: come abbiamo già detto, imperversa una violenta bufera, ma non aspettatevi una triste pioggerellina cadere sui pavimenti e poco più. Pioverà, eccome, ma la pioggia sarà un’elemento di disturbo per vari motivi, come ad esempio il rallentamento del movimento del nostro eroe, costretto a ripararsi con un braccio, oppure una notevole difficoltà nel prendere la mira (a meno di non disporre di un’arma dotata di puntamento laser…Nd.Pierre). Sempre parlando di effetti realistici, citiamo il più importante e innovativo di tutti: Il rollio della nave. Come abbiamo già menzionato più volte, il gioco è ambientato, nella prima parte, su una baleniera in balia della tempesta, e questo comporta molte cose. Innanzitutto un costante “dondolio” verso destra e verso sinistra, grande nemico dei colpi mirati e dei deboli di stomaco, poi, in aggiunta a tutto ciò, bisogna menzionare anche le occasionali onde anomale che assaltano i fianchi della nave. Il giocatore dovrà prestare particolare attenzione a questi nemici naturali, in grado di causare ingenti danni fisici. Come se tutti questi “inconvenienti” non fossero già più che sufficienti per mettere in pericolo l’integrità fisica di Tom, il giocatore dovrà stare estremamente attento alla locazione del suo personaggio nell’area di gioco. Le già citate onde anomale avranno il potere di sballottare a destra e a sinistra l’enorme nave, e di conseguenza Tom verrà sospinto verso zone prive di protezioni o corrimani che siano. Cadere in mare aperto sarà la fine. Dimenicavamo: i vari oggetti appesi, come moschettoni, ganci, pallets o quant’altro saranno da evitare a tutti i costi. Nessuno vorrebbe essere colpito e scaraventato in mare, specialmente se ciò comportasse una prematura dipartita. Dopo tutte queste notizie nefaste, penserete che anche solo passeggiare sul ponte della nave sia una esperienza impossibile…beh, fortunatamente no. Fortunatamente gli sviluppatori hanno aggiunto la possibilità di attaccarsi ad appigli e sporgenze, in modo da non venire scaraventati di qua e di la senza il minimo controllo. Sarà anche possibile sparare mentre ci si attacca, migliorando nel contempo la precisione dei nostri tiri.

Un mondo credibile e realistico

Cold Fear, nonostante tutto, è un gioco molto realistico. Non stiamo dicendo che sparare in mezzo agli occhi a un mostro assetato di sangue pronto a sbranarci sia cosa di tutti i giorni, ci stiamo riferendo in particolare al mondo di gioco. Esclusi gli ambienti esterni, già analizzati poco sopra, anche quelli interni si difendono bene: il rollio sarà presente, sebbene avvertibile in misura minore. Altre cose sono comunque degne di attenzione, una su tutti l’interattività con lo sfondo di gioco. Ad esempio, durante l’avventura verrete a contatto con numerosi tipi di valvole, gialle, blu, o rosse che siano. Sparando loro contro, avverranno le cose più disparate (benchè realistiche): getti di gas, esplosioni…avvenimenti da usare contro i nemici, ma che loro possono usare contro Tom. Altre cose possono essere d’aiuto nel corso del gioco: sparare contro un estintore lo farà esplodere, così come lo sparare ad alcuni barili. Va detto, però, che il giocatore dovrà prestare ENORME attenzione a non trovarsi nel mezzo, se tiene a continuare la partita.

Altri punti a favore del realismo generale del titolo sono da attribuire alle armi, variegate e ben differenziate tra loro, con specifici punti deboli e di forza. Prendiamo ad esempio il fucile, arma classica in ogni Survival Horror che si rispetti. Un colpo a distanza ravvicinata porrà la parola Fine sul malcapitato di turno, ma il fatto di usare pallettoni lo rendono un’arma pressochè inutile già dalla media distanza. Da questo punto di vista, meglio usare un’arma automatica, come l’AK-47 o l’MP5, sebbene quest’ultima abbia il difetto di sputare proiettili a una velocità disarmante. E potete ben capire che rimanere senza munizioni mentre un gruppo di ExoMutanti (questo è il nome dei mostri) cercano di uccidervi non è esattamente il massimo. Visto che abbiamo citato gli EXO, è bene spendere un paio di parole anche su di loro. Fortunatamente non avremo a che fare con mostri richiamati dalle porte dell’inferno con rituali satanici, bensì con forme di vita, teoricamente aliene, dalla capacità di instaurare un rapporto simbiotico a vantaggio dell’ospite e letale per il malcapitato “occupato”. Su di queste creature sono stati effettuati test di laboratorio per utilizzarne il potenziale in un contesto militare, ma la situazione pare essere sfuggita leggermente di mano agli scienziati. Non vogliamo comunque rovinarvi la sopresa anticipando troppi dettagli, ma vi basti sapere che alcuni di questi esperimenti non sono assolutamente sfuggiti di mano, e anzi…basta, meglio non andare oltre.

E’ bello giocare a Cold Fear?

Assolutamente si. In particolare, i combattimenti con le creature sono quelli che danno le maggiori soddisfazioni, quanto ciascun tipo di mostro presente avrà i suoi punti deboli, che andranno sfruttati per avere la meglio. Anche gli scontri a fuoco con i pochi mercenari presenti sarebbero stati piacevoli, se solo la loro IA fosse stata meglio implementata. Purtroppo, gli scontri a fuoco contro i soldati si riducono spesso al solo abbassarsi e sparare al barile più vicino al gruppo. Peccato, perché una migliore implementazione avrebbe dato un notevole “boost” alla tatticità media del titolo, già molto buona grazie agli scontri con le creature. Il gioco è diviso praticamente in due parti: quella esplorativa e quella “di combattimento”. Durante la prima, vedremo il gioco in terza persona, visuale estremamente comoda per non perdere oggetti chiave, mentre durante la sezione di combattimento (attivabile premendo L1), vedremo il gioco da sopra la spalla di Tom, in modo da avere sempre la miglior mira possibile.

Parlando di violenza poco velata…

Come abbiamo annunciato nell’introduzione, il gioco fa ben poco per nascondere la sua natura di titolo ultra-violento e anzi, spesso ci propone chicche di stile molto d’atmosfera.

Non di rado capiterà di vedere mercenari infetti in uno stato pressochè comatoso, barcollanti, con una grave ferita nel ventre (merito delle ExoCelle). Altri clichès arriveranno dai corpi sventrati e mutilati dei mercenari, ferite indicibili su ogni parte del corpo. Oppure perché non parlare dei prigionieri della stanza esperimenti, chiusi in prigioni di vetro, sotto osservazione? Magari la prima volta che li vedrete non vi diranno niente (a parte di star loro lontani), ma ripensandoci capirete quanto profondo possa diventare un titolo grazie ad alcuni dettagli a prima vista insignificanti. Vogliamo infine parlare dei combattimenti di Cold Fear? I combattimenti in cui la natura splatter del titolo emerge maggiormente? Parliamone, dunque. Innanzitutto sappiate che, piccolo tocco di classe, quando Tom verrà ferito, potrete vedere i vari colpi di proiettile o le varie abrasioni sulla sua tuta. Dettaglio molto importante. Ovviamente, anche sui mostri si vedrà un effetto simile (solo su quelli umanoidi, però) con la differenza che realizzando un HeadShot (colpo alla testa) vedrete il cranio del nemico spappolarsi con un melone, frammenti di testa ovunque e sprizzo di sangue contro la telecamera inclusi. Ultima cosa: Nel caso un mostro vi afferri, avrete a disposizione un “Colpo Critico”. Premendo ripetutamente il tasto Cerchio, caricherete una barra. Una volta che quest’ultima sarà completa, basterà premere il tasto R1 per vedere la testa del mostro disfarsi sotto la potenza di un colpo di shotgun a bruciapelo.

Tecnicamente Parlando

Cold Fear è bello da vedere tanto quanto è bello da giocare. Gli ambienti, i modelli poligonali, tutto è realizzato con estrema cura del dettaglio. Unica pecca, sono le animazioni di Tom, a volte poco credibili (specialmente in quelle basilari, una su tutte, la corsa). A livello di sonoro, il titolo si difende discretamente, presentando un tema principale adatto alla situazione ed effetti sonori generalmente ben fatti e credibili. Abbiamo detto “generalmente”, perché effettivamente, uno poco credibile c’è: Quello della corsa (sempre lì si va a parare…Nd.Pierre). Più che passi di stivali sembrano una raffica di Uzi. Longevità e Gameplay hanno loro malgrado alti e bassi, specialmente la prima. Infatti la longevità è minata pesantemente da una eccessiva linearità nella prosecuzione di gioco e trama, oltre che ad una durata dell’esperienza con il titolo Darkworks eccessivamente breve. Figuratevi che in redazione, dopo 2 serate, l’abbiamo completato. Peccato davvero.

Tirando le somme

Cold Fear è un titolo che piacerà sicuramente agli appassionati del genere, ma che probabilmente non verrà “capito” dagli altri. Ed è un peccato, veramente, perché il gioco merita decisamente.

POWER RATING:
8.0/10
“Cold Fear è stato un esperimento coraggioso da parte di Ubisoft, un peccato che non abbia avuto successo. Il potenziale per una serie di lunga durata c’era tutto.”


PRO:

-Ben realizzato tecnicamente, specialmente le sezioni sul ponte della baleniera
-Ottimo sistema di combattimento
-Buona atmosfera

CONTRO:
-Corto, con una seconda parte dell’avventura che perde in carisma
-Alcune imperfezioni nelle animazioni

Posted by:Powerwave83

Una risposta a "Cold Fear – Retrogaming Review – Xbox, PlayStation 2, PC"

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