Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da KRAFTON Inc.
-Versione Testata: Xbox Series X
-Disponibile per: Xbox One, Xbox Series X|S, PlayStation 4, PlayStation 5, PC

KRAFTON e Striking Distance ci portano su Callisto, la seconda luna di Giove, dove nulla è come sembra. Benvenuti alla recensione di The Callisto Protocol!

Ma The Callisto Protocol è uscito a Dicembre dell’anno scorso!“, vi sentiamo borbottare indignati. Verissimo. Ebbene, tutto questo porta con sé diverse variabili. In primis, in quanto pubblicazione indipendente, dovete considerare che in linea di massima dobbiamo faticare il doppio per ottenere la metà rispetto alle testate più rinomate. Non possiamo che ringraziare certe persone di agenzie PR con cui collaboriamo, entità semi-angeliche con libero accesso alle e-mail, perché è grazie a loro se spesso riusciamo a recuperare (e recensire per voi) uscite importanti come questo The Callisto Protocol. Tornando al titolo in oggetto, il fatto di giocarlo ben sei mesi dopo il lancio originario ci permette di valutarlo in una forma decisamente migliore rispetto a quella, innegabilmente traballante, pubblicata nel Dicembre 2022. Terminate le premesse, possiamo finalmente andare ad analizzare l’opera congiunta di Striking Distance e KRAFTON perché, al netto di migliorie tecniche, patch correttive e via discorrendo, The Callisto Protocol rimane un gioco decisamente… controverso.

Usare un termine come controverso, tra l’altro, è decisamente riduttivo e non rende propriamente l’idea, perché Callisto, sin da prima della sua pubblicazione, fu oggetto di dichiarazioni decisamente arroganti e presuntuose. “Il sequel spirituale di Dead Space“, venne annunciato, “Il primo gioco AAAA della storia“, sono tutte dichiarazioni che andarono sì ad aumentare il tristemente famoso hype prima del lancio, ma che fecero anche trillare diversi campanelli d’allarme: innanzitutto, andare a scomodare uno dei migliori survival horror di tutti i tempi semplicemente sulla base di tema ed ambientazione (unitamente alla partecipazione in entrambi i progetti di Glen Schofield, co-creatore di Dead Space ed ora Director di Callisto) é una mossa quantomeno azzardata, ed in secondo luogo, dire qualcosa riguardo la qualità tecnica del titolo prima ancora dell’uscita porta con sé diversi sopraccigli alzati e potenzialmente un disastro mediatico nel caso il risultato finale non sia in linea con quanto annunciato. Ora, a sei mesi dal lancio possiamo affermare che nessuna di quelle affermazioni fosse fondata. E’ vero, il gioco fu effettivamente il sequel spirituale di Dead Space per quasi due mesi, almeno finché EA non pubblicò il superbo Dead Space Remake (CLICCATE QUI per la recensione), rendendo de-facto irrilevante la necessità di un sequel spirituale. Riguardo la seconda affermazione invece, quella relativa all’essere un Quadrupla-A (neologismo inventato per l’occasione, tra l’altro) quando nemmeno gli Studios First-Party più affermati riescono a produrre Tripla-A in grado di spremere la potenza delle console attuali… lasciatecelo dire, era una sciocchezza bella e buona.

Tutto questo preambolo prevalentemente negativo per dire che il nostro approccio verso The Callisto Protocol non fu dei più positivi (per usare un eufemismo), visto e considerato il turbolento attacco mediatico che circondò il titolo e la successiva e subitanea scomparsa dalle menti dei giocatori, eclissato come fu dal gioco che, ironia della sorte, doveva rimpiazzare. Ora però abbiamo avuto modo di testare il gioco con la mente sgombra da quell’aura di negatività che lo circondava e, al netto di gravi, ingiustificabili e lampanti difetti nella sua struttura, ci siamo divertiti nel testarlo. Non sarà un titolo perfetto e non prenderà il posto di Dead Space, non verrà ricordato negli annali se non per le sue assurde promesse pre-lancio, ma non è nemmeno quella sorta di poco ispirata, arrogante, ingiocabile blasfemia videoludica, come tanti nostri competitor lo stigmatizzarono al lancio.

Prima di procedere alla disamina del titolo, andiamo a vedere la trama che farà da sfondo alle nostre (dis)avventure su Callisto, la seconda luna di Giove. Nel mentre, avremo modo di conoscere il cast stellare che interpreterà i vari personaggi: Callisto non sarà un AAAA, ma i suoi valori produttivi sono senza dubbio alcuno altissimi. Nel 2320, Jacob Lee (interpretato da Josh Duhamel: Transformers) e Max Barrow (Jeff Schine, doppiatore di Captain America in Marvel Avengers e Carlos Oliveira in Resident Evil 3) sono corrieri spaziali che lavorano per la UJC, la United Jupiter Company. I due decidono di ritirarsi dopo aver trasportato un ultimo carico tra Europa e la Black Iron Prison, gestita dalla UJC, su Callisto. Poco dopo aver lasciato Black Iron a bordo della loro nave, la Charon, vengono abbordati dalla Outer Way, un gruppo terroristico presumibilmente responsabile di un massiccio attacco biologico su Europa, e la nave si schianta su Callisto. Max viene ucciso, lasciando Jacob e il leader della Outer Way Dani Nakamura (interpretata dalla bellissima Karen Fukuhara, nota per Suicide Squad e The Boys) come gli unici sopravvissuti. Entrambi vengono recuperati dal capo della sicurezza della prigione di Black Iron, il capitano Leon Ferris (Sam Witwer, conosciuto per The Mist, Solo: A Star Wars Story, Smallville, ecc.) e incarcerati. Dopo un veloce processo senza possibilità di replica, Jacob si sveglia e trova la prigione invasa da “biofagi”; detenuti affetti da una malattia sconosciuta che li ha trasformati in bestie assetate di sangue.

Non male come incipit, vero? A tutto questo aggiungete anche che visivamente The Callisto Protocol è assolutamente superbo, e avrete tra le mani una fantastica prima impressione. Già che siamo in tema, andiamo a vedere i punti forti del titolo. Innanzitutto, ribadiamo i già citati valori stellari di produzione ed un comparto grafico spettacolare, per certi versi addirittura migliore di quanto visto nel più recente Dead Space. The Callisto Protocol è un gioco visivamente glorioso, e tutto questo va a lavorare in tandem con un altro dei suoi punti di forza: le ambientazioni. Per quanto Callisto sia tendenzialmente incline a farvi visitare locations magari già viste o che cadono nei cliché del settore (le fogne, ad esempio), il modo in cui vengono rappresentate è assolutamente magistrale, con costruzioni poligonali complesse e giochi di luce decisamente evocativi. In una scena specifica, Jacob guarda fuori da una finestra e vede l’esterno della prigione di Black Iron: la vista ci ha lasciato a bocca aperta. Stesso discorso per il motion-capture dedicato agli attori ed alla loro rappresentazione su schermo. Anche il sound-design è impressionante, con l’audio 3D in grado di mappare i diversi effetti sonori delle ambientazioni che esplorerete in modo da poter sentire un nemico che si prepara a un attacco e identificare ogni tipo di biofago dai rumori distinti che emette: un enorme vantaggio visto quanto sono bui o nebbiosi alcuni degli ambienti di The Callisto Protocol. Stesso discorso per il vostro arsenale: le armi di Jacob scricchiolano contro le ossa nemiche con uno schiocco contorto e sciolgono la loro pelle con uno sfrigolio croccante, fornendo un gradito segnale uditivo durante gli scontri più selvaggi. Nella frenetica mischia della maggior parte dei combattimenti, il sound design ci ha salvato in diverse occasioni. Insomma, se prendiamo in esame il comparto audiovisivo, The Callisto Protocol va pericolosamente vicino a quel tanto decantato e parimenti assurdo concetto di Quadrupla-A.

Tolti i pregi più lampanti dall’equazione, è ora di andare a vedere nel dettaglio i motivi del perché Callisto non ci ha convinto del tutto, iniziando dal gameplay. Innanzitutto, é bene menzionare come The Callisto Protocol, pur vantando una ambientazione assolutamente spettacolare ed ispirata, non riesca a sfruttarne appieno il potenziale. Lasciateci spiegare. In giochi come Dead Space o Resident Evil 4 (CLICCATE QUI per la review) la narrativa spinge il giocatore sino all’inevitabile conclusione, pur non negando una certa libertà di esplorazione: missioni secondarie, segreti, deviazioni, in entrambi i titoli all’utente viene dato un margine di libertà. In Callisto, tutto questo viene a mancare, risultando nell’equivalente di una montagna russa videoludica: emozioni a gogo, violenza, scenari incredibili, ma sarete limitati ai binari su cui vi state muovendo. Il minuto prima starete esplorando una miniera, boom, il minuto dopo sarete all’interno di una sorta di baraccopoli abbandonata, boom, quello dopo ancora starete combattendo in un laboratorio, ed il tutto senza avere possibilità alcuna di girovagare per le mappe. Il tutto risulta eccessivamente frustrante in ultima analisi, perché quelle poche volte in cui una deviazione sarà possibile, sarà fondamentalmente irrilevante in termini di gameplay. Ci duole ammetterlo, ma Callisto é un corridoio, in termini esplorativi, indipendentemente dall’ambientazione in cui vi trovate in quel momento.

Il secondo punto che non ci ha convinto appieno è sfortunatamente legato al sistema di combattimento. Vedete, in giochi come Dead Space le meccaniche di gioco funzionano perché vertono sul combattimento a distanza, cosa che lascia al giocatore il tempo necessario a valutare l’azione di gioco e la relativa economia nella gestione di armi, munizioni, salute e via discorrendo. Il combattimento corpo a corpo è secondario, borderline da utilizzare come ultima risorsa. Callisto invece verte sul combattimento corpo a corpo e sui vari colpi ed affondi che Jacob effettuerà con il suo bastone elettrificato ai danni dei nemici. Questo comporta tutta una serie di variabili che in un gioco simile semplicemente non vanno bene. Poco spazio di manovra, impossibilità a leggere con chiarezza la sopracitata economia di gioco, ed il tutto esacerbato da un sistema di controllo decisamente peculiare. Il perché di questo aggettivo è presto detto: invece di utilizzare, come il sacrosanto 99% dei videogiochi sul mercato, un tasto per effettuare una schivata, garantendo dunque un margine di mobilità dato dallo stick sinistro e totale libertà riguardo al se ed il quando effettuare quella mossa evasiva, Striking Distance ha pensato di affidare tutto al solo stick di sinistra, lo stesso dedicato al movimento. Fondamentalmente, quando un nemico vi attaccherà vi basterà tenere inclinato lo stick a destra o a sinistra e Jacob effettuerà in automatico una schivata. Ora, parliamoci in maniera molto diretta. Durante la prima metà di gioco, questo sistema, seppur decisamente poco intuitivo, funziona. Funziona perché i nemici contro cui dovrete combattere saranno uno, a volte due, massimo tre alla volta. Il vero problema arriva nella seconda metà di gioco, più o meno quando riuscirete ad equipaggiare la tuta da combattimento, perché i gruppi di nemici saranno composti anche da otto o nove mostri in contemporanea. Qui è letteralmente dove questa meccanica finisce gambe all’aria: sarà quasi impossibile capire dove muovervi, quando schivare, capire se muovervi o schivare, ed il tutto mentre sperate che il gioco per qualche motivo non interpreti i vostri input sullo stick come il volervi muovere invece di schivare, o viceversa. E’ una situazione decisamente problematica. Il tutto migliora utilizzando le armi da fuoco, ma essendo il titolo brandizzato come survival horror, capite da soli che le munizioni che troverete in giro saranno ben poche. Per chiudere, una veloce menzione ai vari boss e mini-boss che affronterete durante la vostra permanenza su Callisto: Non ci siamo. Sono tutti estremamente mal calibrati, spesso in grado di uccidervi con un solo colpo e programmati in maniera tale da non darvi nemmeno il tempo di utilizzare oggetti curativi. Metteranno seriamente a dura prova la vostra pazienza.

Tra le altre peculiarità del sistema di combattimento, stavolta in positivo, dobbiamo menzionare il sistema GRP, un guanto in dotazione agli agenti di Black Iron su cui Jacob riesce a mettere le mani all’inizio dell’avventura. Fondamentalmente siamo di fronte alla stessa meccanica già vista in Dead Space con Stasi e Telecinesi in un unico pacchetto, ma in soldoni equivarrà alla possibilità di immobilizzare i nemici in un campo magnetico e scaraventarli contro i vari pericoli ambientali disseminati per le mappe di gioco: spuntoni sui muri, ingranaggi in movimento, baratri senza fondo, barili esplosivi. Ci é piaciuto, e il gioco riesce a implementare questa meccanica più che degnamente nel suo level design.

Tecnicamente, lo abbiamo già detto più volte, Callisto è superlativo, specialmente dopo le varie patch pubblicate sin dal suo esordio sul mercato. Onestamente, avessimo dovuto recensirlo al dayone avremmo sicuramente dovuto menzionare diversi altri difetti più o meno gravi, ma allo stato attuale il gioco è stabile, ed in termini di performance non abbiamo notato nessun tipo di anomalia. Lo ribadiamo, in termini di atmosfera, ambientazione, e realizzazione tecnica di livelli e personaggi dobbiamo toglierci il cappello.

Tirando le somme, questa recensione è stata oggettivamente difficile da portare a termine. Callisto, al netto di problemi legati a meccaniche di combattimento e concept esplorativi oggettivamente presenti, non è un brutto gioco e anzi, ora come ora potrebbe essere una scelta più che valida per ingannare l’attesa mentre i gamer attendono impazientemente che vengano pubblicati i prossimi pesi massimi del mondo videoludico. Il difetto peggiore di Callisto é l’essere rimasto vittima di una campagna promozionale assolutamente assurda e fuori luogo, che non ha fatto altro che aumentare quello che a conti fatti é il nemico numero uno di ogni videogioco moderno di un certo livello: quel mostro dal nome di Hype.

POWER RATING:
7.0/10
“The Callisto Protocol è un gioco che ha avuto sé stesso come principale nemico, vittima di una campagna promozionale talmente assurda da avere come risultato quello di far nascere fin troppi dubbi sul prodotto. E’ davvero un peccato, perché il titolo di Striking Distance aveva un potenziale enorme e, al netto di tutto, rimane una esperienza gradevole per gli amanti dell’ horror fantascientifico. ”

PRO:
+ Produzione audiovisiva di altissimo livello
+ Cast di celebrità
+ Atmosfera fantastica
+ Comparto sonoro di prim’ordine

CONTRO:
– Le meccaniche di combattimento collassano quando si affrontano gruppi di nemici
– Troppa linearità esplorativa
– Boss decisamente troppo frustranti

3 risposte a “#Review: #TheCallistoProtocol – L’altro modo di interpretare lo #SciFi #horror”

  1. […] Evil 2, Resident Evil 3 e Resident Evil 4, per non parlare dei fantascientifici Dead Space Remake o Callisto Protocol, ma messo a fianco di Daymare 1998, Sandcastle è tutt’altra storia. Se poi si considera che […]

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  2. […] al mondo dell’azione, con shooter in prima e terza persona o a survival horror come i recenti The Callisto Protocol e Dead Space Remake (cliccate i titoli per leggere le rispettive recensioni). Ebbene, pare che […]

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  3. […] fantascientifici, come ambientazione ma anche come realizzazione tecnica, Dead Space Remake o Callisto Protocol, ma messo a fianco di Daymare 1998, Sandcastle è tutt’altra storia. Tutto è elevato alla N, con […]

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