Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da Bethesda
-Versione Testata: Xbox Series X

-Disponibile per: Xbox Series X|S, PC

Bethesda ci porta alla scoperta dello spazio in Starfield, la sua nuova IP dopo più di 25 anni. Scoprite tutti i segreti di questa nuova, enorme, space-opera nella nostra review!

In qualunque modo la si voglia provare ad analizzare, venticinque anni sono un periodo di tempo decisamente lungo. Lunghissimo. Se poi questo tempo viene valutato in termini videoludici, eccolo trasformarsi, letteralmente, in “poco meno di un eternità”. Per capirci, nel 1998 Michael Jordan vinceva il suo sesto ed ultimo anello nella NBA, l’australiano Mick Doohan vinceva il campionato GP500, e noi giocavamo a Metal Gear Solid, The Legend of Zelda Ocarina of Time, Resident Evil 2, Banjo-Kazooie, Parasite Eve, Tomb Raider 3, Starcraft, Grim Fandango ed Half-Life sulle nostre PlayStation originali, i nostri Nintendo 64 ed i nostri PC. Si parla di quattro generazioni di console, qualcosa di fuori da questo mondo. Ebbene, venticinque anni fa Bethesda lanciava sul mercato The Elder Scrolls Adventures: Redguard, fondamentalmente uno spin off di The Elder Scrolls nonché quella che sarebbe stata l’ultima IP nuova di zecca creata dall’azienda americana… fino ad ora.

Eccoci dunque a questa seconda metà del 2023, con Bethesda che ci presenta Starfield, la sua interpretazione del concetto di “Gioco di Ruolo Spazial/Fantascientifico” che, a ben vedere, era l’ultimo che mancava nel suo portfolio di titoli. Avevamo l’archetipo Fantasy in The Elder Scrolls, quello post-apocalittico in Fallout, ed ora quello spaziale. Inutile far finta di nulla relativamente alle aspettative che Starfield si portava dietro: “Bethesda che presenta una IP nuova di zecca?“, “Un gioco dove si potrà esplorare l’intero universo?” Come vedremo fra poco, quest’ultima affermazione andrà dissezionata per capire effettivamente il perché ed il come una cosa del genere sia considerata come veritiera, ma andiamo con ordine e vediamo quale sarà la trama che farà da sfondo alle vostre avventure intergalattiche.

Starfield è ambientato in un’area che si estende verso l’esterno dal sistema solare per circa 50 anni luce chiamati Settled Systems (i Sistemi Stabiliti, dove è quindi arrivata la colonizzazione interstellare). Intorno all’anno 2310, le due più grandi fazioni del gioco, le Colonie Unite e il Collettivo Freestar, si sono impegnate in un conflitto successivamente riconosciuto come Le Guerre Coloniali. Il gioco si svolge 20 anni dopo questa guerra, con le principali fazioni che godono di una pace inquieta e traballante. Il giocatore assume il ruolo di un personaggio personalizzabile che lavora come minatore per la Argos Corporation su uno sperduto pianeta ricco di risorse e che, dopo essere venuto a contatto con un misterioso artefatto che gli fa avere strane visioni, viene reclutato come membro dalla Constellation, un’organizzazione indipendente ed auto-finanziata (hey, come noi di PowerWave83.com! NdPierre) di esploratori spaziali devota a scoprire il segreto dietro a questa strana tecnologia.

Veniamo ora al gameplay, partendo dalla premessa secondo la quale nel caso abbiate giocato un gioco Bethesda, un qualunque gioco Bethesda a ben vedere, vi ritroverete perfettamente a vostro agio anche in Starfield. Per quei tre, forse quattro giocatori che invece non sanno di cosa stiamo parlando, lasciateci un po’ di tempo per spiegare. Starfield è un gioco di ruolo d’azione (action-RPG). Il giocatore può passare da una prospettiva in prima persona ad una in terza persona in qualsiasi momento. Ci siamo fino a questo punto? Bene. Il concetto di action-RPG viene espresso durante il gioco dal fatto che qualunque cosa farete, elargirà punti esperienza: nuovo pianeta scoperto? EXP. Nemico ucciso? EXP. Missione completata? EXP. Linea di dialogo che porta al compimento/risoluzione di qualcosa? EXP. Dopo aver superato certe soglie, tutta questa EXP vi porterà a passare di livello e guadagnare punti abilità, che potrete spendere migliorando alcune delle vostre abilità iniziali o acquisirne di nuove, così da espandere la vostra versatilità. E’ il classico “copione” di qualunque gioco di ruolo. La parte action, invece, sarà relativa all’aspetto più puramente “giocato” del titolo. Muoverete direttamente il vostro alter-ego, e sarete parte attiva durante i combattimenti, dove potrete sbizzarrirvi con decine di armi da fuoco, da quelle canoniche a quelle laser passando per attrezzi più bizzarri, oppure dedicarvi al corpo a corpo. Dovessimo fare un paragone, il combat-system di Starfield ricorda molto più quello di Fallout che non quello di Oblivion/Skyrim. E poi, c’è il punto cruciale del tutto: L’universo di gioco.

Starfield non è un open-world. Starfield è progettato come una storia epica, con centinaia di missioni. Se le seguirete, vi imbatterete costantemente in luoghi dannatamente incredibili, ad esempio una colonia mineraria in cui c’è sempre un fumo rosso in aria, come quella di Blade Runner 2049 su San Francisco. Ma Starfield non è proprio costruito per vagare. Ad un certo punto il mondo si ferma. Alcune persone ne saranno disturbate, mentre altre godranno dell’enorme varietà. Ci sono pianeti ghiacciati in cui il freddo è talmente pungente da farvi male, che richiederanno abiti speciali; pianeti vulcanici; Steppe del deserto; pianeti con particelle di polvere rossa; Pianeti tropicali in stile Endor; quelli che ricordano Avatar; e altri con pioggia costante. Alcuni hanno un’atmosfera velenosa, altri danneggeranno il vostro casco. C’è una quantità incredibile da scoprire: laboratori sotterranei, stazioni di ricerca che studiano misteriose falde di acido tossico, basi di pirati spaziali, nascondigli di contrabbandieri, innumerevoli specie animali esotiche, fauna aliena, strutture abbandonate. Non è Skyrim. Non è un continuo mondo aperto, ma un intero sistema solare che viene ripetutamente interrotto da salti ipersonici. Questo ha un senso nell’ottica dei sistemi di gioco perché Bethesda vuole evitare il tempo inattivo tra il punto A ed il punto B e fa sentire Starfield molto meglio di molti mondi aperti che funzionano all’infinito ma sembrano vuoti. E sì, vi sarà anche permesso di costruire le vostre basi in seguito, riempiendole poi di personale con ingegneri, sicurezza e robot e quindi costruire un vero impero economico, che rende divertente il gameplay a lungo termine. Per capirci, il solo metagame delle basi sarà in grado di portarvi via decine di ore di gioco.

Una cosa che ci è piaciuta di Starfield è la possibilità di giocare veramente “di ruolo”. Ci sono molti bellissimi mondi là fuori: The Witcher 3, Cyberpunk 2077 (CLICCATE QUI per la review) o, ovviamente, Red Dead Redemption (CLICCATE QUI per la review). Sono mondi aperti, ma sono autonomi: non ci lasciano uscire dal loro concetto. Rockstar Games ha creato un mondo occidentale perfetto, dove cavalchiamo dove vogliamo, ma alla fine non si può fare molto altro. Non possiamo essere uno sceriffo, o un commerciante o possedere una miniera d’oro – siamo solo il cowboy fuorilegge che ci viene imposto di essere. Starfield è diverso. Ci dice: “Ehi avventuriero, esci e mettiti alla prova!” Volete qualche esempio? Potete diventare un Marine per l’UC Vanguard, un’unità d’élite che combatte una specie aliena chiamata Terrormorph, che apre una trama completamente nuova piena di colpi di scena e misteri e che ricorda molto quel capolavoro di Starship Troopers (Paul Verhoeven, 1997). Alla fine di questa campagna diventerete cittadini ufficiali delle colonie degli Stati Uniti e vi verrà assegnato un lussuoso appartamento a Nuova Atlantide, che non è solo un guscio vuoto, ma una città con una storia. Ci sono musei, biblioteche, cinema, teatri, innumerevoli negozi e molti NPC che svolgono le loro attività quotidiane. Non vi interessa la vita da soldato? Nessun problema: potrete ad esempio dedicarvi allo spionaggio industriale per i cartelli, irrompere in laboratori ad alta sicurezza e sedi aziendali e salire di livello in furtività, carisma e persuasione.

È proprio questa la genialità del game design di Starfield: ogni personaggio rappresenta uno stile di gioco diverso, ma invece di guadagnare i nostri sudati punti EXP senza senso, lo faremo in missioni ben scritte e spesso organizzate in modo eccellente. Il team di Bethesda ha un buon feeling con il ritmo e con la messa in scena. Bethesda funziona con molti più script rispetto alla maggior parte dei giochi di ruolo: ad esempio, una nave pirata spaziale spesso atterra entro un certo raggio, in cui possiamo infiltrarci, eliminare l’equipaggio e rubare i loro beni o addirittura l’intera nave.

Starfield è un gioco di ruolo mostruoso. Ha un’enorme quantità di meccaniche su moltissimi livelli, ma sono sapientemente intrecciate con il gameplay. Esistono cinque alberi delle abilità, ciascuno con 16 abilità proprie, quindi circa 80 abilità principali, ognuna delle quali può essere aggiornata con 4 livelli. Sembra travolgente, ma nel gioco è logicamente strutturato e autoesplicativo: inizierete come pilota, ad esempio, che può semplicemente azionare le sue armi di bordo. Col passare del tempo, sbloccherete abilità speciali che possono, ad esempio, prendere di mira la spinta gravitazionale di una nave da carico in modo che non possa semplicemente fuggire nell’iperspazio.

Tutto funziona meravigliosamente, e non solo in termini di storia, personaggi e missioni. Per una volta, un gioco Bethesda arriva sul mercato privo di bug significativi. In tutta onestà qualcosina di sbagliato c’è ancora, ma sono inezie e si trovano fondamentalmente in qualunque videogioco attualmente sul mercato: compenetrazione dei poligoni, qualche personaggio che rimane bloccato in certe animazioni… sciocchezze. Bethesda è stata anche aiutata dai leggendari id Software nella realizzazione di Starfield, e possiamo dire che si vede. Anche a livello di design puro e semplice, Starfield ci ha convinto. E’ un misto di fantascienza e retrò assolutamente spettacolare, e per darvi un idea più specifica vi consigliamo di riguardarvi il sempre meraviglioso Alien (1979, Ridley Scott). Spettacolare anche la colonna sonora composta da Inon Zur, identificabile dalle note misteriose e cariche di aspettativa.

Tirando le somme, Starfield è semplicemente ottimo, ma non vuol dire che non sia privo di difetti, specialmente in ambito concettuale. Per un gioco che fa dell’esplorazione e del viaggio interstellare i suoi punti di forza, non sarà possibile viaggiare granché a bordo della vostra astronave, e spesso tutto si ridurrà a una serie di poco emozionanti viaggi rapidi. Certo, potrete combattere seduti al posto guida e potrete effettuare qualche spostamento, ma non aspettatevi di pianificare un viaggio dal punto A al punto B e di passarlo ai comandi. Semplicemente non sarà possibile. Ad ogni modo, Bethesda ha finalmente ottenuto un altro successo. Starfield è l’epico gioco di ruolo spaziale che desideravamo da così tanto tempo. Ha l’incredibile espansività e varietà nel design di No Man’s Sky mescolata alla profondità dei dialoghi e alle missioni creative di The Outer Worlds (CLICCATE QUI per la review) o persino di Mass Effect (CLICCATE QUI per la review).

POWER RATING:
9.0/10
“Starfield è senza dubbio il progetto più ambizioso che Bethesda abbia mai lanciato sul mercato: Ora, possiamo dire con certezza che l’attesa è stata ripagata. Giocatelo e dategli il tempo di aprirsi, ne rimarrete stregati.“

PRO:
+ Level-design di qualità
+ Missioni secondarie fantastiche, sia come varietà che come numero
+ Tantissime meccaniche di gioco
+ Potrete giocare di ruolo nel senso letterale del termine
+ Tecnicamente sontuoso, e con uno stile impeccabile

CONTRO:
– Non sarà possibile volare in lungo e in largo per la galassia: preparatevi a una infinità di viaggi rapidi
– Qualche occasionale bug, ma nulla di serio considerata la vastità del gioco

Una replica a “#Review: #STARFIELD – #Bethesda ci regala una esperienza fantascientifica incredibile”

  1. Sono veramente curioso di giocarci. Probabilmente lo prenderò più in là per mancanza di tempi, ma lo prenderò sicuramente.

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