Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da Fatshark
-Versione Testata: Xbox Series X

-Disponibile per: Xbox Series X|S, PC

Gli esperti ragazzi di Fatshark tornano con un nuovo FPS Cooperativo, questa volta basato sul cupo e violento mondo di Warhammer 40.000!

Dopo il successo di Warhammer Vermintide e soprattutto di quella meraviglia del suo sequel, Warhammer Vermintide 2 (CLICCATE QUI per la review), i ragazzi di Fatshark tornano con l’unica cosa possibile oltre allo sviluppare un terzo capitolo di Vermintide: mantenere il genere, ma dirottare l’ambientazione di gioco sull’ altro Warhammer, il 40.000, ambientato non più in un mondo dark fantasy, bensì in un universo fantascientifico anch’esso dark (molto, molto più dark).

Contestualizziamo il tutto: Darktide non è solo simile ai vari Left 4 Dead, Back 4 Blood (CLICCATE QUI per la review), Aliens: Fireteam Elite (CLICCATE QUI) e via discorrendo, è anche il successore spirituale della precedente serie di Fatshark nel genere, Vermintide, senza dubbio tra i migliori esponenti dell’intero genere. Spostare l’esperienza fuori dal mondo base di Warhammer e portarlo nel lontano e oscuro futuro di Warhammer 40K comporta un importante restyling sia estetico che meccanico. La più grande novità arriva sotto forma di un arsenale di armi da fuoco che non trovano posto nel dark fantasy del tradizionale Warhammer. Ma nell’era dei 40K, cose come cannoni portatili, fucili d’assalto e proiettili infusi di elettricità non solo si adattano perfettamente, ma alterano anche drasticamente il flusso del combattimento aggiungendo ulteriori considerazioni basate sulla distanza. Questo enorme cambiamento è ben implementato, poiché i nemici vi affronteranno colpo su colpo. Combattere a distanza li vedrà rispondere al fuoco e mettersi al riparo, e se voi, o loro, sarete in grado di colmare il divario, passeranno rapidamente al combattimento corpo a corpo. Quando ciò accade, Darktide si appoggia agli ancora ottimi elementi di controllo della folla visti per la prima volta in Vermintide, dove sia il combattimento con la spada più raffinato che il menar fendenti più insensato sono solitamente tecniche praticabili, anche se a difficoltà più elevate, il primo diventa naturalmente più cruciale.

Il gunplay è un po’ irregolare, ma sospettiamo che sia intenzionale. Il rinculo su alcune armi di basso livello, come quella che vi viene data nel tutorial, è estremamente potente, ma sembra una penalità intenzionale per rimarcare il concetto di avere un’arma così scarsa, anche se è anche una strana prima impressione. Altre armi, come un revolver che abbiamo equipaggiato più avanti nel test sul nostro Militare, erano più facili da gestire ma molto meno potenti, nonostante il nostro personaggio avesse come abilità speciale quella di sparare con più precisione e meno rinculo rispetto al normale. Parlando delle classi disponibili, ognuna presenta compromessi come questo, che richiedono di potenziare i vostri alleati con i vostri punti di forza per coprire le loro debolezze, come dovrebbero enfatizzare i grandi giochi di questo tipo. Intelligentemente, la vostra armatura non si rigenera a meno che non siate vicini ai vostri alleati, il che aggiunge una nuova grande sfumatura al modo in cui questo tipo di gioco punisce i lupi solitari. E’ una cosa intelligente, che ci è piaciuta non poco.

Darktide non si sottrae ai cliché del genere che hanno funzionato in precedenza, come i vari mini-boss che spesso si adattano ad archetipi familiari. Ciò include una bestia in grado di avventarsi su di voi e i immobilizzarvi, un altro grosso bruto che vi caricherà e vi sbatterà a terra, o ancora un analogo del Tank di Left 4 Dead, che ovviamente ricoprirà il ruolo di “più tosto tra i mini-boss”. A causa dei pistoleri presenti nel gioco, compariranno fortunatamente anche altri nuovi mini-boss, come uno che spara colpi esplosivi contro voi e la vostra squadra di “Reietti”. In ogni caso, che si tratti di una novità o di un cliché, funzionano perché i loro arrivi nella mischia sono tempestivi e aderiscono al ritmo esemplare del gioco dimostrato anche nel flusso costante di nemici comuni, che si riversano a dozzine alla volta. Non pensiamo sia per forza una brutta cosa il fatto che i giocatori esperti del genere riconoscano alcuni di questi archetipi nemici. Dal punto di vista meccanico, la loro capacità di bloccare i giocatori o smantellare la coesione della squadra è fondamentale, cosa che ci fa venire il dubbio che esistano solo un certo numero di direzioni in cui muoversi nel progettare i mini-boss quando si crea un gioco come questo.

Ora, dove veramente Darktide si differenzia da Vermintide, oltre al setting, è nel suo cast di personaggi. Laddove Vermintide presentava un roster di personaggi predefinito e dalla spiccata personalità, Darktide vi lascerà creare il vostro alter-ego virtuale, ma con una peculiarità: il poter scegliere liberamente il suo background. Questo aiuta a contestualizzare la loro storia, ma colora anche il modo in cui i compagni di squadra parlano tra loro, suscitando battute tra questi strani alleati mentre tagliano e sparano attraverso l’orda. E’ chiaro che un paragone con Vermintide 2 diventa inevitabile: con i personaggi custom di Darktide, il vostro avatar finisce per sembrare solamente un altro soldato generico tra i tanti. Questa è stata una decisione consapevole da parte di Fatshark, poiché si suppone che i “Reietti” di Darktide diano l’idea di essere in qualche modo sacrificabili, ma ciò non cambia il fatto che un sacco di stile nella scrittura e nelle fantastiche dinamiche interpersonali dei personaggi vadano un po’ perse. Fornendo ai personaggi background e personalità prestabilite (tutti di ritorno dal primo gioco), Vermintide 2 passava dallo scambio di battute tra i membri del gruppo all’ esplorare le dinamiche della squadra. Adoravamo i piccoli momenti in cui si verificava uno scontro di personalità o i quando personaggi rivelavano qualcosa di se stessi, che si tratti di Victor e Bardin che discutevano del destino della città di Helmgart dopo essere stato consumata da una nebbia velenosa, di Markus che si lamentava di aver bisogno di nuovi stivali dopo essere entrato nelle fogne, o di Sienna che chiedeva che qualcosa venisse dato alle fiamme ad ogni passo, le personalità della sgangherata combriccola traspariva in maniera esplosiva.

Torniamo al gioco. Completando missioni e sfide guadagnerete valuta e materiali e con essi potrete acquistare nuovo equipaggiamento, andando addirittura ad alterare piuttosto radicalmente la build del vostro personaggio (dopotutto si possono equipaggiare solo due armi, quindi ogni cambiamento ha un valore decisamente importante). E’ una meccanica che funziona bene in abbinamento alle abilità e ai vantaggi che andrete a sbloccare man mano che porterete ogni personaggio fino al suo livello livello massimo, impostato a 30.

Tecnicamente parlando, ma anche dal punto di vista estetico, l’aspetto del gioco nel suo insieme è fantastico, ma altresì volutamente poco attraente: Warhammer 40K è un brutto universo dove vivere, sia moralmente che esteticamente. Fatshark è riuscita a dare ai livelli un senso generale di scala e atmosfera assolutamente fedele all’IP, con una combinazione dell’onnipresente acciaio arrugginito su luoghi vagamente simili a chiese, santuari, ed oggetti legati ai concetti di religione/santità/fanatismo. Per chi non lo sapesse, il mondo di Warhammer 40K è un mondo di estremi: se qualcosa è grande, in 40K è colossale, se qualcosa è brutto, è assolutamente rivoltante. Ad esempio, le astronavi di WH40K sono talmente fuori misura da avere al proprio interno un intero sistema fognario. Al confronto, gli Star Destroyers di Star Wars stanno a queste gigantesche città volanti quanto una citycar sta ad un treno merci. Un pianeta colonizzato è totalmente colonizzato, al 100%, al punto da venire chiamato pianeta-alveare. Adoriamo questi estremismi. Ora, per quanto sia una giustapposizione ordinata, il rovescio della medaglia è che l’insieme fatica a separare una missione dall’altra. Pertanto, tutto va un po’ a perdersi in un insieme sicuramente evocativo e fedele al concetto di base, ma un po’ troppo uniforme. Le missioni vengono selezionate su una mappa del mondo all’interno di un hub sociale condiviso alla Destiny, oppure si potrà passare alla partita veloce in base alle vostre impostazioni di difficoltà, e diverse volte, tornando al concetto di poco sopra, ci è voluto un attimo prima di realizzare che non stavamo rigiocando la stessa missione. Ad ogni modo, lo ribadiamo, la fedeltà infusa da Fatshark nel ricreare l’universo di WH40K è encomiabile.

Tirando le somme, Darktide sembra allo stesso tempo sia la naturale progressione delle parti migliori di Vermintide, sia un esempio di alcuni dolori crescenti nel mondo dei giochi live-service. Cose come il combattimento, il ritmo e la costruzione della squadra sono sapientemente considerati e realizzati, ma elementi del metagioco come il loot e i cosmetici presentano alcuni problemi che sono certamente comuni quando un team di sviluppatori cerca di creare un nuovo gioco con l’idea di farlo durare nel tempo. È allo stesso tempo un promettente servizio live simile a Left 4 Dead e un servizio live imperfetto, ma i suoi problemi sono ampiamente risolvibili e la crescita di Vermintide suggerisce che anche Darktide godrà di una lunga durata come uno dei migliori giochi del suo genere.

POWER RATING:
8.0/10 
“Darktide è un ottimo gioco, minato però da alcuni difetti abbastanza importanti. Detto questo, così come Vermintide, se supportato con costanza potrebbe diventare il nuovo punto di riferimento per gli FPS-Cooperativi. Forza Fatshark, sappiamo che ne siete capaci!”

PRO:
-Azione Co-op d’autore
-Ottime meccaniche di gioco
-Sistema di combattimento ottimo, la naturale evoluzione di Vermintide
-Artisticamente fedelissimo al materiale d’origine

CONTRO:
-Qualche problema nel distinguere le missioni
-Ottenere cosmetiche e nuovo equipaggiamento significa investire tantissimo tempo

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