Di Redazione PW83
-Copia Review fornito da Warner Bros Games
-Versione Testata: PlayStation 5
-Disponibile per: Xbox Series X|S, PlayStation 5, PC
Rocksteady, lo studio dietro agli stupendi titoli della serie Arkham, questa volta cambia ricetta e ci farà indossare i panni di quattro super-criminali: Benvenuti nella Suicide Squad!
Se nell’ultimo decennio avete bene o male vissuto il mondo dei videogiochi in qualunque forma, probabilmente non serve ricordarvi chi siano i ragazzi di Rocksteady. Se invece, d’altro canto, siete parte di quella minuscola percentuale che si é approcciata a questo mondo solo (molto) recentemente o per qualche motivo non siete amanti dei giochi che ricadono in determinate categorie, forse é bene farvi notare come i ragazzi di Rocksteady siano gli sviluppatori dietro ai capolavori che compongono la serie “Arkham” dedicata a Batman, ad oggi probabilmente i migliori giochi dedicati ai supereroi in circolazione. Ora, ben 9 anni dopo la pubblicazione dell’ultimo capitolo della serie Arkham, quel “Knight” che tanto fece discutere per l’inclusione forse un pelo troppo aggressiva della Batmobile, Rocksteady ci riporta nel mondo DC Comics con sostanziali differenze e, in tutta onestà, non siamo usciti dall’esperienza pienamente convinti.

Questa nostra mancata convinzione verrà spiegata nel corso della recensione, quindi portate pazienza ancora un po’. Andiamo prima a vedere la trama che farà da sfondo alle nostre avventure. La premessa sarà la seguente: Qualcosa (Brainiac, é assolutamente palese, non serve nemmeno considerarlo come spoiler. NdR) sta causando un comportamento anomalo della Justice League mentre provocano la distruzione dell’intera città di Metropolis. Sì, il tradizionale cattivo di Superman ha escogitato un piano malvagio per conquistare il pianeta e plasmarlo a sua immagine e somiglianza, e ciò implica il controllo delle menti dei membri della Justice League, gli eroi più potenti della Terra, secondo il principio de “Se non riesci a batterli, fatteli amici“, o in questo caso, “effettua loro il lavaggio del cervello“: stesso risultato. A questo punto, la Suicide Squad viene creata con un solo obiettivo: uccidere (esatto, non sconfiggere, non catturare, non fermare: uccidere. NdR) la Justice League con ogni mezzo necessario. Fine. L’incipit per una storia semplice é innegabile, una storia che i fan hanno ampiamente sentito prima nei fumetti ed addirittura in due film, ma va detto che la trama si dirama verso la metà del percorso in direzioni interessanti. E’ chiaro, se avete letto un fumetto dedicato alla Task Force X o visto uno qualunque dei due film dedicati alla stessa capirete come sarà l’evolversi del tutto, ma qui c’è in ballo un livello di narrazione che riporta alla mente i giorni di gloria della serie Arkham. Ciò è in gran parte dovuto al fenomenale lavoro di progettazione e caratterizzazione dei personaggi e alla sceneggiatura che dà vita a ogni membro del cast mentre scherza con successo lungo quella sottile linea tra affascinante e insopportabile. Oh, tranne Captain Boomerang, sia chiaro: lui é sempre, costantemente, irrimediabilmente, insopportabile. Speriamo fosse l’obiettivo di Rocksteady, perché in tal caso, hanno centrato il bersaglio in pieno.
Ora, veniamo al gameplay. Suicide Squad: Kill the Justice League (SSKTJL da ora) é un looter-shooter open world, sintetizzando ai minimi termini. Ora, due domande sorgono spontanee. Rocksteady da sempre é rinomata per avere inventato uno dei migliori sistemi di combattimento moderni, il Free Flow System apparso, appunto, sia nella serie Arkham che in giochi come Shadow of Mordor ed addirittura bellamente scopiazzato da Insomniac per lo Spider-Man uscito su PS5. Bene, ecco quindi la domanda: “Se uno studio di sviluppo é famoso per aver creato qualcosa di oggettivamente grandioso, perché imporgli di sviluppare qualcosa su cui non ha la benché minima esperienza?” Ci stiamo riferendo al fatto che SSKTJL é uno shooter, nel caso vi fosse sfuggito. Sia chiaro, il tutto funziona discretamente bene, ma non é paragonabile a un Destiny, un Doom, o qualunque altro shooter tradizionale. Anche concettualmente, se si va ad analizzare il roster della Suicide Squad, l’unico ad usare armi da fuoco in maniera canonica (quindi nei fumetti, nei film, ecc. NdR) è Deadshot, mentre qui ognuno dei personaggi é stato trasformato in un guerrafondaio amante delle armi. Questa cosa ci ha irritato non poco, onestamente. E’ come se la vostra squadra di calcio preferita venisse invitata per una partita… a basket: ok, bello, magari anche interessante, ma non funziona. C’è una terribile dissonanza nel modo in cui i personaggi esistono e vengono percepiti nell’immaginario classico DC e come vengono rappresentati in questo gioco.

Ora, per quanto riguarda il resto del gameplay: laddove i giochi di Arkham avevano uno svolgimento dei combattimenti molto più metodico mentre si aspettava che i nemici facessero la prima mossa prima di attaccare a vostra volta, Suicide Squad aumenta la velocità del tutto imponendovi di sparare proiettili contro i cattivi a un ritmo incessante. A volte è innegabilmente impressionante, con un’enfasi ancora posta sulla caccia alle combo e sui takedown più spettacolari, possibilmente senza subire danni. Queste combo possono arrivare fino a 50, il che fornisce un alto livello di abilità e una vera sfida da padroneggiare. Ci sono anche parti che ci hanno ricordato altri giochi, come la meccanica di “Mietitura degli Scudi” che incoraggia il gioco aggressivo, facendo eco all’atteggiamento di Doom o Control in cui la migliore forma di difesa è attaccare ancora di più. Questa filosofia si presta intrinsecamente a un tipo di azione caotica che ci è piaciuta mentre sfrecciavamo per le arene alla ricerca di scudi e munizioni. L’inclusione di una meccanica di ricarica attiva, inoltre, fornisce un ulteriore strato di complessità oltre al tenere premuto il pulsante di sparo, come è successo per tanti altri sparatutto sin dai tempi del mai troppo lodato Gears of War. E non é finita: sbloccherete costantemente nuove abilità e modifiche man mano che salirete di livello. Una di queste, ad esempio, si chiama Affliction Strikes, che aggiunge un ulteriore livello al combattimento impregnando i vostri attacchi in mischia con proprietà come il veleno, che metterà i vostri nemici a combattere tra di loro. Avrete a che fare con talmente tante idee e meccaniche diverse, infatti, che a volte potrà diventare un po’ sfiancante destreggiarsi tra loro, e il flusso costante di tutorial sembra non finire mai durante l’intera campagna. Detto questo, una volta che riuscirete a padroneggiare tutto l’arsenale sarà possibile trovare un ritmo di gioco serrato e soddisfacente.

Parlando di approccio serrato, noterete come la subitanea trasformazione di Rocksteady da sviluppatore di giochi per giocatore singolo al reinventarsi come artefici di uno sparatutto cooperativo abbia in qualche modo diminuito il resto del cast di personaggi che popolano Metropolis. Questo è lampante nel momento in cui si esamina il ruolo del Pinguino in Suicide Squad. L’ex potente boss del crimine di Gotham, cruciale per gli eventi della serie Arkham, incluso uno dei livelli più memorabili della trilogia ad Arkham City, questa volta è ridotto a nient’altro che un venditore di armi. Certo, vi offrirà una gamma semi-limitata di armi che potrete modificare a piacimento mentre cercate di capire quale dei quattro “produttori” della città ha attributi e vantaggi che funzionano meglio per la vostra build, e qui possiamo dargli credito. Naturalmente, trattandosi di uno sparatutto, sono disponibili diversi livelli di rarità che vanno dalle armi standard comuni e rare alle armi uniche e potenti di livello Notorious e Infamous, tutte incentrate su diversi cattivi DC. Oltre a quel vago “dressage”, però, le armi stesse sono fondamentalmente insipide. Il mondo e i personaggi sono pieni di fascino e colore, qualcosa che semplicemente non si riflette nel noioso arsenale. Avrete a che fare con la solita selezione standard di fucili, mitragliatrici, pistole, ecc., mentre fiancheggiate i nemici con una routine trita e ritrita già vista in decine di altri giochi. I diversi produttori di armi offrono le proprie peculiarità, che si tratti di opzioni di fuoco a raffica o di una maggiore capacità di munizioni, ma niente è entusiasmante quanto la varietà di armi che una impostazione simile a Borderlands può vantare: lo sparatutto che ha reso popolare il genere con la più stravagante gamma di armi di tutti i tempi rimane difficile da battere. Il che ci porta a parlare del difetto peggiore di SSKTJL: Non è necessariamente il combattimento in sé il problema, ma gli scontri fondamentalmente tutti uguali in cui lo utilizzerete. Metropolis é letteralmente piena fino all’orlo di nemici che si combattono fondamentalmente tutti allo stesso modo (o li riempite di piombo, o sparate ai punti viola luminosi. Tutto lì. NdR) e non aiuta che la Intelligenza Artificiale nemica sia fondamentalmente…Idiota. Avrete mostri che non reagiranno quando eliminate i loro amici, per esempio, e presa in sé la cosa non sarebbe nemmeno tanto drammatica, se quegli stessi amici non fossero letteralmente spalla a spalla con i diretti interessati.

A rincarare la dose, va anche menzionato come le missioni che andrete ad affrontare saranno vagamente poco ispirate. Parteciperete a missioni già viste e giocate centinaia di volte in dozzine di altri titoli, come difendere un’area, mettere in salvo ostaggi, eliminare un gruppo di nemici o scortare un camion attraverso la città, tutti fattori che vi stancheranno abbastanza rapidamente. E’ oggettivamente un peccato, perché la Metropolis di SSKTJL avrebbe il potenziale per essere un fantastico parco giochi virtuale: il problema é che Rocksteady non la sfrutta a modo, qualcosa di totalmente assurdo se si pensa a giochi come Batman: Arkham City (2011) e Batman: Arkham Knight (2015) dove la città stessa era parte integrante delle missioni e veniva sfruttata per creare fantastiche varianti delle stesse. Quindi, missioni poco ispirate e un sandbox che non le sfrutta: tutto da buttare? Fortunatamente no, e questa redenzione andrà trovata nelle battaglie contro i boss. Qui traspare ancora la vecchia Rocksteady, con incontri per lo più memorabili che rendono onore al trovarsi di fronte ad alcuni dei super-eroi più potenti dell’immaginario collettivo, il problema é che stiamo parlando di inezie in confronto alla misura totale dell’esperienza.

Tecnicamente, almeno, siamo di fronte a qualcosa di fantastico e ancora una volta, la mano esperta di Rocksteady si intravede. Più di una volta ci è capitato di rimanere decisamente colpiti dalle animazioni facciali di Harley, Boomerang e compagnia, e in generale, il livello di dettaglio del gioco è decisamente alto. Graficamente, Suicide Squad convince, mentre fa più fatica a farlo sotto altri aspetti, come quello sonoro. Sia chiaro, il lavoro di doppiaggio é assolutamente eccezionale (abbiamo giocato il gioco in Inglese, con le voci originali dei personaggi. NdR), e ad esempio sia Kevin Conroy che Tara Strong convincono assolutamente nei rispettivi panni di Batman e Harley, il problema é che invece, é la colonna sonora ad essere… trascurabile. Abbiamo giocato a SSKTJL per 20 ore prima di stendere questa review, e non riusciamo a ricordare una singola traccia musicale. Peccato, perché da che mondo è mondo, ai supereroi e relative nemesi viene da sempre associato un particolare tema musicale, e siamo sicuri che chiunque sa a cosa ci stiamo riferendo se menzioniamo Batman (1989) o Batman Returns (1992) di Tim Burton, Superman (1978), e via discorrendo.

Tirando le somme, siamo decisamente perplessi davanti ad un gioco simile, qualcosa su cui riponevamo altissime aspettative. “Rocksteady torna nel mondo DC dopo 9 anni di stop!“, pensavamo. Magari é stata colpa nostra, si sa che l’hype é una delle sostanze più tossiche dell’industria videoludica, ma parlavamo pur sempre di uno dei migliori sviluppatori del settore, qualcuno che, sino a quel punto, non aveva sbagliato un colpo. Eppure, Suicide Squad non riesce nemmeno ad avvicinarsi alla gloria che ha reso celebre la trilogia di Arkham e Rocksteady stessa. Ci piange il cuore a scrivere qualcosa di simile, ma a nostro avviso, se state cercando un gioco dedicato al mondo DC veramente fantastico, avete solamente tre opzioni: rigiocarvi i titoli Arkham (CLICCATE QUI per il primo di due recenti Speciali), giocare uno dei due Injustice sviluppati da NetherRealm Studio, o giocare al recente Gotham Knights di WB Montreal (CLICCATE QUI per la review), un titolo decisamente sottovalutato ma per noi estremamente più “genuino”, libero dalle catene dei “Games as a service” e più in generale, godibile.
POWER RATING:
5.9/10
“Suicide Squad poteva (e doveva) essere grandioso. Così com’è, però, ora rimane una esperienza frustrante, con missioni poco ispirate, una città non sfruttata, e un sistema di combattimento che, pur funzionale, viene affossato da una miriade di problematiche (valute, nemici, IA). Peccato davvero, perché conosciamo la qualità dei giochi che Rocksteady può creare.”
PRO:
+Sistema di combattimento funzionale
+Trama avvincente
+Tecnicamente ottimo
CONTRO:
-Missioni poco ispirate
-Troppe meccaniche e troppe valute di cui tener conto
-Colonna sonora sottotono
-Metropolis non é sfruttata
-Nemici riciclati, poco ispirati e dotati di IA terribile





Scrivi una risposta a Gabriele Angelini Cancella risposta