Di Pierre Coppi
-Codice review fornito da Koei Tecmo
-Testato su Xbox Series X
Originariamente pubblicato per Nintendo Wii-U nel 2014, Project Zero: Maiden of Black Water viene finalmente liberato dal vincolo di esclusività e rilasciato come titolo multipiattaforma. Sarà ancora in grado di spaventare i giocatori?

La saga di Project Zero, conosciuta come Fatal Frame negli Stati Uniti e con il solo “Zero” in Giappone, è ormai diventata una sorta di icona del mondo horror videoludico, al pari di mostri sacri quali Resident Evil, Silent Hill e Alone in the Dark. Il perché di questo status leggendario è da ricercarsi principalmente nell’ambientazione e nelle meccaniche di gioco. Laddove i sopramenzionati titoli giocavano la carta (per la maggior parte) del classico horror dal taglio americano, vuoi per lo stile (gore e splatter per RE e AitD) o per l’ambientazione (Silent Hill, per quanto estremamente più psicologico a livello di orrore puro), la saga di Koei Tecmo si è sempre ispirata più a tematiche horror di chiara derivazione nipponica tradizionale, quali i terrificanti The Ring o The Grudge (o meglio, le loro versioni originali, Ring e Ju-On). Meccaniche, dicevamo: laddove nelle serie di cui abbiamo parlato poco fa i protagonisti potevano vantare arsenali degni delle migliori forze operative, in Project Zero l’unica arma disponibile per il giocatore era l’ormai celeberrima Camera Obscura, una macchina fotografica con il potere di esorcizzare gli spiriti. Capite bene quindi un titolo simile ci abbia messo veramente poco a guadagnare l’attenzione di pubblico e critica, coadiuvato tra le altre cose dal fatto che fosse oggettivamente ben fatto e genuinamente spaventoso.

La saga di Project Zero inoltre, celebra quest’anno il suo ventesimo anniversario. E quale migliore occasione per festeggiarlo se non pubblicando uno degli episodi finora stretti sotto la morsa dell’esclusività? Project Zero: Maiden of Black Water venne infatti originariamente rilasciato per Nintendo Wii-U nel 2015 e solamente sette anni dopo possiamo dire che sia stato sdoganato, per la gioia di tutti i fan del franchise nipponico. Cosa aspettarci quindi da questa nuova versione? Un comparto tecnico migliorato e potenziato, controlli riadattati e modernizzati, una nuova modalità Photo intitolata Snap Mode e (immancabili) un nuovo set di costumi per i 3 protagonisti della spaventosa avventura. Andiamo ora a vedere quali saranno gli eventi che metteranno in moto gli ingranaggi che ci porteranno a scoprire i terrificanti segreti del Monte Hikami, tristemente famoso per essere conosciuto come “la montagna della morte”.

Maiden of Black Water si svolgerà, come abbiamo visto, sul (fortunatamente) fittizio Monte Hikami, originariamente una famosa località turistica poi diventata famigerata per i suicidi e gli avvenimenti spirituali collegati ai corpi idrici locali. In passato, le sacerdotesse residenti nei santuari usavano le loro capacità di lettura della mente per aiutare a guidare le persone verso una morte pacifica. Col tempo però, sarebbero diventate troppo emotive per mettere in atto le loro abilità, e sarebbero state sacrificate come “Fiore Eterno” per tenere a bada un malvagio potere ultraterreno chiamato Black Water (da cui il titolo, “Le fanciulle dell’Acqua Scura”). La storia segue tre diversi protagonisti (più un quarto, segreto, proveniente da un’altra serie, ma non ditelo a nessuno): Yuri Kozukata, che ha la capacità di riportare le persone dal mondo delle ombre nel mondo reale grazie alla sua discendenza dalle fanciulle del santuario Hikami; Ren Hojo, un autore e amico di Yuri che va in montagna per ricercare il suo nuovo libro; e Miu Hinasaki, la figlia del protagonista ricorrente di Fatal Frame Miku Hinasaki. Il giocatore interpreterà a turno ognuno di questi personaggi, seguendo tre archi narrativi differenti che andranno poi a convergere. E’ sicuramente una trama interessante, che tratta anche temi piuttosto scomodi come il suicido, l’assassinio (sacrificio, lo chiamano) di bambini e altre vicende decisamente in grado di mettere a disagio ed il tutto nella splendida cornice del giappone rurale, tra antichi templi, foreste, e altri scenari naturalistici decisamente d’effetto.

Il gameplay di questo “nuovo” PZ sarà immediatamente familiare a chiunque abbia giocato un qualsivoglia capitolo della serie, mentre, per chi non avesse ancora avuto il piacere, ecco un piccolo riassunto. Il gioco verterà sull’esplorazione delle ambientazioni di gioco, raccogliendo oggetti utili a risolvere enigmi e nel frattempo combattendo contro i fantasmi che infestano il Monte Hikami. Per farlo, utilizzerete la Camera Obscura, una macchina fotografica con il potere di esorcizzare gli spiriti maligni. La Camera Obscura, come qualsivoglia arma principale di quasi ogni videogioco mai pubblicato, potrà essere potenziata con diversi accessori, tra cui rullini con un grado di esorcizzazione più o meno alto ed in grado di farmi scattare foto ancora più velocemente, nuove lenti in grado di applicare diversi bonus ai vostri attacchi, e via discorrendo. Ci sono poi altre meccaniche in gioco. Una delle più importanti a livello di gameplay sarà quella relativa al vostro grado di umidità, ovvero quanto inzuppato d’acqua sarà il personaggio attualmente utilizzato (ricordate che l’acqua gioca un ruolo primario nell’intero titolo). Nel caso questo indicatore raggiunga il massimo, il giocatore non solo subirà più danni dagli attacchi nemici, ma gli stessi saranno presenti in misura enormemente maggiore. Per ovviare a questo malus, si dovrà utilizzare un particolare oggetto in grado di rimuovere questo status dal nostro protagonista. Proseguendo, sarà possibile seguire le tracce lasciate da alcuni fantasmi premendo il grilletto destro, funzione utilizzata principalmente a fini di movimento della trama (come visto già dal secondo capitolo, o Drop, come viene chiamato nel gioco). Passiamo ora ad analizzare quello che, e lo diciamo veramente con profonda tristezza, non funziona nel gioco, perché di cose di cui parlare ce ne saranno.

Fondamentalmente, il problema principale di Maiden, é che già il titolo originario pubblicato nel 2015, detto molto terra-terra, non era esattamente un gran gioco. Certo, l’atmosfera è assolutamente sublime e le tematiche affrontate sono in grado di raggelare il sangue, ma è proprio in termini di “videogame” che Maiden funziona in maniera traballante. Innanzitutto, il gameplay è piagato da una lentezza di base assolutamente letargica. Capiamo il voler introdurre ritmi blandi per poi farli esplodere durante le fasi di combattimento, Resident Evil ne ha fatto un marchio di fabbrica, ma il punto è che Maiden porta il tutto a livelli difficilmente tollerabili dall’utenza. Più volte abbiamo sospirato al pensiero di dover aprire una semplice porta o procedere carponi per superare qualche ostacolo. C’è poi il discorso relativo ai comandi, che semplicemente sono “mappati” con una configurazione piuttosto assurda: Il tasto X (Quadrato) apre il menù? Si corre con il grilletto sinistro? Si raccolgono oggetti con il grilletto destro? Va detto che è presente una configurazione alternativa in grado di mitigare il problema, ma anche quella è purtroppo decisamente bizzarra in alcune scelte. Per finire, c’è il problema del porting di un gioco originariamente nato per Wii-U (una console che, pur adorabile, non ha mai brillato per forza bruta a livello di specifiche tecniche). Tecnicamente, Maiden purtroppo non rende onore ai mostri di potenza che abbiamo in salotto oggigiorno. Alcune textures ci sono apparse decisamente in bassa risoluzione, e gli stessi modelli poligonali dei nemici, pur rilavorati e potenziati rispetto all’originale, non ci hanno convinto appieno.

Gioco da buttare, quindi? Tutt’altro. Per quanto non riesca ad eccellere nel comparto tecnico, Maiden rimane comunque un gioco in grado di soddisfare gli appassionati di giochi horror (noi inclusi). Sarete quindi più che disposti a chiudere un occhio di fronte all’ennesima, esasperante, animazione di apertura di una porta perchè la trama vi terrà incollati allo schermo, sarete disposti a scrollare le spalle dopo che l’ennesima mano spettrale cercherà di prendervi mentre vi chinate a raccogliere un oggetto (fidatevi, lo vedrete tante volte), e ad un certo punto non vi lamenterete più nemmeno della telecamera di gioco, troppo sensibile o troppo poco. Perchè tutto questo? Perchè come abbiamo già sottolineato, PZ:MoDW ha dalla sua forse la componente più importante per un gioco horror: una atmosfera sublime. Abbiamo giocato utilizzando il nostro fidato headset Turtle Beach, e più di una volta ci siamo fermati sui nostri passi per qualche rumore sospetto, aspettando che qualcosa ci assalisse, bloccati come cervi illuminati dai fari di un’auto. Anche esplorare le varie ambientazioni che compongono il terribile Monte Hikami, armati solo della vostra piccola torcia e della Camera Obscura, è una gioia, così come leggere i vari diari che recupererete durante la vostra avventura, alcuni decisamente terrificanti e in grado di mettere a disagio il giocatore.

EXTRA – La Digital Deluxe Edition: Abbiamo avuto l’onore di poter testare il gioco nella sua forma migliore, vale a dire l’edizione Digital Deluxe. In rapporto alla versione standard, la DD offrirà ai giocatori diversi nuovi costumi per i tre protagonisti, e uno splendido artbook digitale che andrà a coprire l’intera serie di Project Zero, con artworks, concept art, e tante altre delizie, il tutto ovviamente per celebrare i 20 anni di vita della saga. Assolutamente la versione migliore.

Tirando le somme, Project Zero: Maiden of Black Water è un gioco fondamentalmente scisso in due: da una parte ci sono i problemi tecnici congeniti di un gioco del 2015, dall’altra l’eccellenza di ambientazioni ed atmosfera. Noi ci sentiamo comunque in grado di consigliarlo a chiunque voglia giocare qualcosa di tematico nel periodo più spaventoso dell’anno (Halloween!), con un particolare occhio di riguardo, ovviamente, verso i fanatici del survival horror.
POWER RATING:
7.0/10
“Project Zero: Maiden of Black Water rimane un buon capitolo di un franchise giustamente entrato nell’Olimpo dei videogames horror. Purtroppo soffre di problemi a livello tecnico e di meccaniche, ma ci sentiamo comunque in dovere di consigliarlo ai lettori.”
PRO:
-Atmosfera deliziosamente spaventosa
-Ambientazione interessante e “diversa” dalla norma
-Sonoro ben fatto e coerente
CONTRO:
-Lento
-Tecnicamente sottotono

Vorrei, ma non so. Questo mi viene da dire dopo aver letto la recesione. Essendo un amante del genere, Fatal Frame, o meglio Project Zero mi ha sempre interessato, forse e’ il caso di acquistarlo? mah, ho acquistato Trmented Souls dopo aver letto la tua recensione 🙂 vedremo, nella lista dei desideri c’e’ tanta roba. Grazie mille per il tuo duro lavoro.
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Grazie mille per le bellissime parole, per noi di PW83 vuol dire veramente tanto!
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