Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da Ubisoft
-Versione Testata: Xbox Series X

-Disponibile per: PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S, PC

Ubisoft, dopo il successo di R6 Siege, prova a reinventare Rainbow Six con questo Extraction, prendendo una tangente decisamente inaspettata. Benvenuti alla nostra recensione!

Certo che ormai di giochi facenti parte della serie Rainbow Six ne sono usciti veramente tanti, da quel lontano 1999. Sono ormai infatti ben 22 i titoli pubblicati sotto lo stendardo del compianto Tom Clancy, dagli esordi (quando ancora erano realizzati da Red Storm, successivamente acquisita da Ubisoft) ai giorni nostri. E’ anche bene notare come e quanto sia cambiata la serie, dagli approcci metodici e chirurgici dei primi capitoli all’azione più fragorosa dei due Vegas, passando per l’intelaiatura dichiaratamente eSports di Siege fino ad arrivare a… questo Extraction, che già di prima battuta ha il merito di figurare come l’episodio più assurdo dell’intero franchise.

Sia chiaro, intendiamo assurdo nel migliore senso possibile, e siamo i primi ad apprezzare quando certe serie, ormai stantie e “già viste” si lasciano andare a qualche bizzarro esperimento. Extraction ne é l’esempio lampante. Se prima tutto ruotava attorno allo sventare cospirazioni politico/terroristiche su scala mondiale, con agenti facenti parte dei più rinomati gruppi speciali mai esistiti, Extraction scrolla le spalle e ci propone un preambolo assolutamente fuori di testa (nella prospettiva degli iter precedenti): un fungo/parassita alieno ha invaso il mondo dopo che una navetta Soyuz si é schiantata a terra, battezzando la città di Truth or Consequences (New Mexico: esiste realmente, e non poteva avere un nome migliore) come il ground-zero di questa nuova, terribile e sconosciuta, minaccia. Immediatamente, il comando Rainbow lancia quella che verrà conosciuta come Operation Outbreak, e mobilita i suoi agenti migliori per tentare di contenere la minaccia e nel frattempo raccogliere quante più informazioni possibili. Chiaramente, il caso di Truth or Consequences fece alzare più di un sopracciglio in merito ad eventuali calamità future, e proprio per questo motivo vennero formate task-forces incaricate di gestire eventi simili. Con il consenso mondiale viene istituita la Rainbow Exogenous Analysis and Containment Team (REACT). Oggi, anni dopo lo schianto della ormai tristemente famosa navetta, si capisce che quello non fu un caso isolato: New York, San Francisco, e Nome (Alaska) stanno vivendo eventi catastrofici. E qui, entriamo in gioco noi.

Il gameplay di Rainbow Six Extraction (R6E, da ora) può essere ricondotto a quello di un co-op FPS, sulla falsariga di Left 4 Dead, Back 4 Blood, Vermintide e compagnia. Se prima, con Siege, Ubisoft puntava tutto sul PvP, qui c’è stato un ritorno alla normalità (nei limiti) con una impostazione PvE, dove team di 3 Operatori dovranno svolgere diversi obiettivi mentre si avventurano per le mappe di gioco. Extraction ha quattro diverse zone, suddivise in 12 livelli primari, e tutte seguiranno lo stesso modus operandi. Voi e i vostri compagni selezionerete i vostri operatori e vi paracaduterete su un fronte di battaglia dove completerete una selezione casuale di tre obiettivi. Una volta dovrete attirare un Archæan (questo il nome dei nemici) particolarmente robusto in una trappola, un’altra vi verrà chiesto di ripulire una cella di alveari, e un’altra ancora dovrete salvare un civile terrorizzato, tra le altre cose. Onore al merito, c’è una buona varietà di questi incarichi e, anche se sicuramente si ripresenteranno tra una corsa e l’altra, non ci siamo mai sentiti bloccati nello stesso ciclo. Una volta completate queste tre attività, la squadra può decidere di passare attraverso una camera stagna e tentare un’altra missione o tornare alla base con tutti i punti esperienza accumulati.

E’ una gradevole situazione di rischio/ricompensa, e ci siamo trovati più volte a tentennare sul cosa fare: giocare in maniera conservativa e rinunciare a premi ancora maggiori, oppure giocarsi il tutto per tutto addentrandoci in zone ancora più pericolose? Non è finita: una delle meccaniche introdotte che abbiamo preferito è quella relativa al fallimento di un vostro compagno. In quel caso, il loro corpo dovrà essere messo al sicuro e successivamente trasportato al punto di estrazione, perché in caso contrario, l’operatore con cui quella persona stava giocando verrà rimosso dal suo elenco. Quindi, ad esempio, se la vostra Hibana verrà incapacitata, una X rossa apparirà sul suo viso nella schermata di selezione del prossimo personaggio. Se l’intero gruppo viene sconfitto, l’unico modo per rivendicare un operatore MIA sarà rientrando nel livello in una run futura (con un personaggio diverso) e tentare di liberarlo dalle grinfie del parassita. Solo allora potranno tornare in battaglia per combattere ancora.

Abbiamo adorato questa meccanica. Ci ha ricordato le battaglie all’ultimo HP che abbiamo dovuto combattere nei vari Fire Emblem, dove un compagno caduto è un compagno perso per sempre. In Extraction poi, ogni coinvolgimento è vita o morte. Anche i punti salute vengono trasferiti tra gli schieramenti, il che significa che se il vostro operatore viene ridotto in fin di vita, dovrà trascorrere alcune sessioni in panchina per ricostituirsi. Meglio ancora, se un operatore viene perso, subirete una penalità alla barra di progressione fino a quando non verrà salvato. Tutta questa tensione aumenterà ancora quando si tentano le soglie di difficoltà più elevate. Al suo apice, questo gioco è decisamente brutale. Ci sono nemici che entrano ed escono dall’invisibilità; nemici che possono inchiodare il vostro gruppo impotente sul posto; nemici che sparano dardi di energia dalla punta delle dita. Non ci sarà mai uno scenario in Extraction in cui starete solo combattendo contro un’orda senza cervello.

Extraction porta in dote altre caratteristiche, ad esempio, come un nutrito roster di Operatori tra cui scegliere, ognuno con diverse abilità e dal differente loadout. Non solo, quello stesso loadout potrà essere modificato, optando tra diverse armi primarie, secondarie, e da lancio. State per entrare in una mappa caratterizzata da spazi angusti, angoli ciechi e lunghi corridoi? Bene, fareste meglio a trovare qualcosa di più consono di un fucile da battaglia con zoom 2x. Che ne dite del ventaglio di pallettoni e della potenza esplosiva di uno shotgun? La scelta di operatori, equipaggiamento e armi è assolutamente fondamentale per la riuscita della missione, alla pari di un buon team. Inutile avere armi allo stato dell’arte se gli altri due colleghi che vi accompagnano corrono per il livello come galline decapitate, allertando ogni singolo nemico e rendendosi fondamentalmente dei bersagli ambulanti. Ammettiamo che le nostre prime partite sono state abbastanza disastrose, ma quando, finalmente, tutto ha fatto “click” ci siamo ritrovati con un team di operatori che si muoveva in gruppo, agiva consapevolmente, e soprattutto non si lasciava andare a giocate suicide. Ecco, quando R6E funziona in quel modo, é assolutamente al suo apice.

Tutto bene quindi? Un giro di pacche sulle spalle, tappi di champagne che saltano e grandi sospiri di sollievo? No. Perché se è vero che Extraction riesce a essere qualcosa di assolutamente delizioso quando viene giocato nel modo giusto, é anche vero che si porta dietro una serie di difetti non trascurabili. In primis c’è il comparto tecnico, che per quanto ben fatto e settabile sulle ormai canoniche modalità Qualità/Prestazione, rimane sempre un filo… deludente, per mancanza di un termine migliore. Parliamo pur sempre del motore grafico di Rainbow Six Siege, un gioco del 2015, con ormai sette anni sulle spalle. In ambito videoludico sono una eternità e per quanto R6E non sia sgradevole, non è nemmeno un esempio di prodezza grafica. Proseguendo, va fatto notare come alcuni operatori siano oggettivamente più indicati di altri. Il gioco promuove la capacità di muoversi silenziosamente ed eliminare sistematicamente i nemici, quindi operatori dalle abilità legate allo sfondamento saranno penalizzati ancora prima di iniziare una missione.

Nonostante tutto però, Extraction ci ha divertito. E’ vero, tutto ruota attorno ad una assurda premessa per un gioco facente parte della serie Rainbow Six (figuratevi che in alcune delle missioni più avanzate visiterete addirittura un’altra dimensione ed affronterete versioni aliene dei vostri operatori), ma tutto quello che funzionava e che ha fatto apprezzare il gioco durante le varie iterazioni è presente anche qui. Le meccaniche di combattimento sono state lucidate e ritoccate fino a renderle pressoché perfette, e una missione giocata con compagni che sanno cosa stanno facendo sarà sempre fonte di gratificazione. Anche questo intero, nuovo, mondo di gioco, con le sue storie e le sue leggi appare ben fatto e, che ci crediate o meno, coerente. Ci é piaciuto questo Extraction, e ci sentiamo di consigliarlo.

POWER RATING:
7.7/10
“Extraction parte da una premessa assurda che non ha nulla a che vedere con i precedenti Rainbow Six, ma si conferma coerente nella scelta e soprattutto, divertente da giocare.”

PRO:
+Meccaniche di combattimento perfette
+Level-Design e mondo di gioco coerenti
+Livello di sfida gratificante
+Tattico, come da tradizione R6
+Pieno di contenuti

CONTRO:
-Comparto tecnico leggermente datato
-Alcuni operatori decisamente penalizzati
-Potrebbe risultare ripetitivo, alla lunga

Posted by:Powerwave83

3 risposte a "Recensione: #TomClancy’s #RainbowSixExtraction – “Come reinventare R6 stravolgendolo”"

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