Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da Techland
-Versione Testata: Xbox Series X

-Disponibile per: Xbox One, Xbox Series X/S, PlayStation 4, PlayStation 5, PC (Windows)

Il seguito del sempre grandioso Dying Light é tra noi, e porta in dote tantissime novità! Scoprite tutti i segreti di Dying Light 2 – Stay Human nella nostra recensione!

Gli zombie, e lo abbiamo ribadito più volte, sono forse una delle costanti del mondo dell’intrattenimento. Li abbiamo visti ed affrontati in più di una situazione sin dall’alba dei tempi, dai film alle serie tv, ma soprattutto nei videogames. Resident Evil, Left 4 Dead, Back 4 Blood, Stubbs the Zombie (ah, quanti ricordi!), lo “zombie” inteso come nemico o in termini più ampi come concetto di narrazione/gameplay, inteso come questa macchina di morte inarrestabile dalla carne corrotta, spesso nell’ordine delle centinaia di unità, è stato preso, usato ed addirittura abusato negli ultimi 20 anni. Tra questi prodotti però, uno in particolare colse l’attenzione del pubblico: Dead Island, della software house polacca Techland.

Cosa aveva di particolare? Tante cose, in verità. L’open world, l’impostazione in prima persona, l’implementazione di elementi RPG con tanto di skill tree, e soprattutto una ambientazione decisamente fuori dagli schemi: un lussuoso resort tropicale. Fu, senza tanti giri di parole, un successo. Techland capì che questa formula funzionava, e si mise immediatamente al lavoro sul suo prossimo progetto (dopo diverse vicissitudini su cui non vogliamo spendere tempo e parole). Un sequel spirituale dell’originale Dead Island, ambientato ad Harran, una città fittizia del Medio Oriente e con una grande novità nel gameplay: il parkour. Quel gioco era l’originale Dying Light, e l’anno era il 2015.

Ora, sette anni dopo, abbiamo tra le mani Dying Light 2, e non vediamo l’ora di parlarvene. Iniziamo di consueto dalla trama. Ambientato 20 anni dopo gli eventi del primo capitolo e del collasso della società, il titolo vede il nuovo protagonista, tale Aiden Caldwell, addentrarsi nei budelli dello spazio di gioco, una gigantesca metropoli dal nome di “The City” mentre combatte per la sopravvivenza. E’ bene notare come The City, stando agli sviluppatori, sia quattro volte più grande della Harran del primo capitolo. Interessante anche il comparto relativo alla trama del titolo, che, e lo diciamo senza timore di rovinare nulla, vedrà il nostro protagonista interagire con le diverse fazioni insediate mondo di gioco. Prima di chiudere il discorso legato a trama ed ambientazione, ci vogliamo soffermare sull’estetica e sulla tematica di fondo dello stesso: L’umanità è piombata in quello che gli sviluppatori chiamano “un periodo medievale moderno“, cosa che salterà all’occhio nel Bazaar, area che funge da principale zona sicura nella Vecchia Villedor, un quartiere di The City. Il Bazaar è in realtà solo una grande chiesa nel mezzo della Vecchia Villedor che un gruppo di sopravvissuti ha trasformato nella loro casa fortificandone le mura, aggiungendo piccole fattorie e trasformando l’interno in una vera e propria città improvvisata completa di negozi, fabbri, e cartelli in legno dipinti a mano – insieme a luci UV sparse per aiutare a respingere gli infetti. Abbiamo adorato questa tematica, decisamente evocativa del concetto di “medioevo moderno”.

Rimangono immutate le fondamenta su cui si basa il gioco, ovvero i brutali combattimenti in prima persona divisi tra le classiche armi da mischia che abbiamo imparato a conoscere in DL1 (queste ultime degradabili) ed armi a lungo raggio come archi e balestre con frecce dalle diverse caratteristiche. C’è poi il delizioso parkour, stavolta espanso in maniera esponenziale grazie alla maggior verticalità del mondo ed alle capacità sovrumane del protagonista e della sua infezione: ora il gioco conterà più di tremila animazioni per rendere il più fluida possibile l’esperienza, dallo scivolare all’arrampicarsi, dal saltare di tetto in tetto all’ormai classico wall-running. Non è ovviamente finita qui, perchè in Dying Light 2, sempre secondo il concetto dell’aumento esponenziale dei tool disponibili per l’esplorazione, saranno ora disponibili un rampino ed un “paraglider”, una sorta di paracadute simile a quello già visto nell’eccellente Zelda: Breath of The Wild che darà al giocatore l’opportunità di planare e coprire maggiori distanze relativamente al sicuro.

Ed ora, andiamo a vedere quello che, purtroppo, non funziona come dovrebbe in DL2. In primis, per quanto Techland abbia giurato e spergiurato sulle diverse biforcazioni della trama del gioco sulla base delle scelte del giocatore… beh, semplicemente non è così, e per buona parte dell’esperienza verrete gentilmente sospinti nella direzione scelta dello sviluppatore, con solo alcune marginali deviazioni o eventi che si dipaneranno in un modo invece che in un altro. C’è poi il discorso relativo al protagonista, Aiden: fondamentalmente uno dei peggiori esempi di “essere umano implicato nella trama di un videogioco”. Non tanto perché senza scrupoli o dotato di una dubbia moralità, quanto per il fatto che sia… piuttosto insipido. In quanto “pellegrino”, ovvero un estraneo percepito come pericoloso per le poche zone sicure rimaste al mondo, Aiden Caldwell si avventura a Villedor alla ricerca di sua sorella Mia, che ha visto per l’ultima volta anni fa quando erano entrambi bambini. Attraverso confusi flashback dei quali nemmeno Aiden è convinto, la sua storia e quella di Mia vengono raccontate male, troppo presto e troppo spesso. Sembra che lo sviluppatore abbia voluto dire ai giocatori che Aiden e Mia sono fratelli e che tanto dovrebbe bastare per prendere a cuore l’intera faccenda. E qui che Mia diventa un mero pretesto vivente, destinata a giustificare le scappatelle videoludiche di Aiden nel mondo di gioco. C’è poi lo stealth, e non possiamo non parlarne: è una aggiunta visibilmente implementata in un secondo momento, e questo è rispecchiato dall’inconsistenza con cui (dovrebbe) funzionare. Un consiglio? Attaccate o scappate, evitate di perder tempo con la furtività. Peccato. Ed è un peccato anche che il gioco sia così tempestato di bug e glitch: abbiamo perso il conto delle volte in cui, per nessuna ragione apparente, Aiden abbia mancato clamorosamente l’appiglio dopo un salto, nonostante avessimo ripetuto quell’azione almeno altre 500 volte in precedenza, o ancora che il gioco non registrasse i colpi verso i nemici, o viceversa che perdessimo energia a seguito di un colpo visibilmente andato a vuoto. Speriamo in patch correttive quanto prima, perché…

Perché il resto del gioco, senza tanti giri di parole, è fantastico. L’open world e il modo in cui lo si può esplorare sono davvero divertenti. Il platform in prima persona è un’impresa difficile, ma Techland mostra i muscoli e migliora qualcosa che era già molto buono. Dopo aver sbloccato alcune abilità, diventa chiaro che Aiden è più veloce e più impressionante di quanto Kyle Crane sia mai stato nel primo gioco. Aiden è anche meglio equipaggiato, con un rampino e un aliante per migliorare ulteriormente i suoi viaggi. In un certo senso, questo punto di forza fa sì che Dying Light 2 funzioni dove molti altri giochi open world non lo fanno; piuttosto che lasciare che i giocatori si concentrino sui ritmi principali – le missioni principali e le missioni secondarie più emozionanti – e lasciando da parte il cosiddetto filler, qui quelle attività periferiche rappresentano il lavoro più bello del gioco. Le prove a tempo di parkour o anche solo scalare alcuni dei più grandi grattacieli del gioco è un divertimento di qualità e ripetibile. Camminare sul filo del rasoio a un miglio sopra la città mentre il vento minaccia di farvi cadere e spappolare al suo fornisce un coinvolgente senso gutturale di terrore. Nel frattempo, esplorare negozi abbandonati in cerca di oggetti di valore mentre i non morti dormono rannicchiati come qualcosa uscito da un film dell’orrore pone l’accento sulle paure in un modo che, onestamente, avremmo sperato fosse presente in misura ancora maggiore. Il combattimento non risplende così brillantemente come il parkour, ma non è un gran problema. Di fronte a orde di infetti, inclusi molti nuovi tipi speciali come Howlers in grado di allertare altri nemici e Anomalies, mini-boss grotteschi che aspettano nelle arene di notte, il combattimento è al massimo. Gestire una orda di non morti quando diversi tipi di mostri sono lenti o veloci, simili a carri armati o agili, crea un tipo di stress (quello buono) che rende esattamente l’idea che gli sviluppatori avevano in mente. Anche dopo 50 ore, risulterà difficile controllare una folla di zombi senza sudare le canoniche sette camicie.

Tirando le somme, se tutta questa recensione vi è sembrata piuttosto incoerente, è una cosa voluta. Dying Light 2 è un gioco che lascia perplessi. La sua storia e i suoi personaggi provocano mal di testa e il gioco sembra grezzo in molte aree. Ma anche una dozzina di ore dopo aver visto i titoli di coda, ci siamo ritrovati a tornare nell gioco per fare un’altra sfida di parkour, frugare in un altro laboratorio di scienze abbandonato o semplicemente vedere se eravamo in grado di andare dal punto A al punto B senza mai scendere al suolo. È un gioco approssimativo in diverse aree e che chiede ai giocatori di investire molto nel suo elemento più debole, ma una volta che vi renderete conto che la storia, come la gravità, affossa l’esperienza complessiva, potrete iniziare a sfidare il gioco e godervi le cose in cui Dying Light 2 riesce meravigliosamente. Fidatevi, non ve ne pentirete.

POWER RATING:
8.0/10
“Tanto grezzo e “dimenticabile” in alcune aree quanto godibile e divertente in quelle davvero importanti ai fini videoludici, Dying Light 2 continuerà, come una sirena, ad chiamarvi fino al suo completamento ed oltre, grazie a quello che conta davvero in un videogioco: Il divertimento provato giocando.”


PRO:

+Il miglior Parkour visto in un videogame
+Esplorazione suggestiva ed interessante
+Ambientazione di gioco ed atmosfera fantastiche
+Colonna sonora superlativa, composta da Olivier Deriviére (Streets of Rage 4, A Plague Tale, ecc.)

CONTRO:
-Decisamente troppi bug
-Trama decisamente pretestuosa
-Modalità Stealth inutile

Posted by:Powerwave83

3 risposte a "#Review: #DyingLight2 Stay Human – Il ritorno di #zombie e #parkour!"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...