Di Redazione PW83
-Codice Review fornito da Odencat Inc.
-Versione Testata: Nintendo Switch
-Disponibile per: Xbox One, Xbox Series X|S, PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, PC, Mac
In un sottomondo dove esseri abbietti mangiano gli umani per colazione può una bambina stravolgere la semplice vita di una comunità di abomini? Scopriamolo.
Chi non adora i videogiochi in pixel-art? Per certi versi hanno fatto la storia dei videogiochi, infatti quando tutto ebbe inizio i giochi non erano altro che dei punti luminosi su schermi a tubo catodico, vedi per esempio lo SpaceWar! del 1962, nei decenni a venire tutto divenne sempre più nitido grazie a schermi sempre più definiti, fino ad arrivare ai giorni nostri dove sfioriamo il fotorealismo sui titoli recenti, il mondo videoludico è fondamentalmente una grande evoluzione. Eppure l’amore per i giochi con una grafica retrò è ancora vivissimo, lo sanno bene molti studi indie (e non…) che continuano a puntare tanto su comparti grafici in pixel-art. Tra questi troviamo lo studio nipponico Odencat, creatori del Meg’s Monster che andremo ad esaminare fra poco. Un titolo curioso che mescola una narrativa di forte impatto emotivo con delle meccaniche derivate dai JRPG, basterà questo strano mix per decretarne il successo? Diciamo di si, ma con qualche riserva.

L’ avventura inizia con la caduta di Meg, una dolce bambina dai capelli biondi, in una voragine che porta in un luogo chiamato “sottomondo”. Nella conseguente e disperata ricerca della madre la bimba s’ imbatte in due brutte creature: Roy e il suo migliore amico Golan. Roy è un mostro burbero, apparentemente privo di sentimenti, interessato più che altro alla raccolta del suo unico alimento, la pece magica. Il suo disinteresse verso la bimba è tale che Golan decide di mangiare Meg tutta da solo. Ma all’improvviso accade qualcosa di strano: la bimba inizia a piangere dalla paura e Roy percepisce un calore strano, inteso, una sensazione di distruzione imminente, come se il mondo stesse per autodistruggersi. I due compari rimangono immobili, increduli di fronte a ciò che sta accadendo. Pensando che la bambina sia un “presagio di sventura” decidono di non farla piangere più e quindi di non mangiarla, in quanto dalla tranquillità di Meg dipendono le sorti del sottomondo e del mondo che conosciamo. Da questo presupposto parte l’avventura dei tre alla ricerca della madre della piccola Meg in un’avventura che saprà emozionare mescolando momenti divertenti ad altri inquietanti, trattando tematiche più o meno profonde e con dei colpi di scena ben riusciti. Il mondo di gioco è piccolo e poco esplorabile ma ben caratterizzato, con tanto di governo e leggi da rispettare, accurata la scrittura della quasi totalità dei personaggi che incontreremo. Degna di nota è “Borgo Mostro”, sede del mercato e del palazzo del consiglio, un piccolo centro città ben realizzato.

Croce e delizia del titolo è l’anima da JRPG, Roy infatti ingaggerà un numero modesto di scontri durante la campagna dando vita a dei combattimenti a turni sin troppo facili: il nostro co-protagonista è infatti il mostro definitivo in quanto ha una quantità di vita tale che nessuno, di fatto, può batterlo. L’unica variante da tenere d’occhio durante i combattimenti è Meg, in quanto la bambina ha una barra di “stress” che scende man mano che Roy viene colpito, l’obiettivo di fatto è non fare esaurire suddetta barra, pena il game-over in quanto la bambina inizierà a piangere ed il mondo inevitabilmente esploderà. Ma anche in questo caso il gameplay ci viene (fin troppo) in aiuto fornendo degli strumenti diretti e indiretti che ristabiliscono la barra della bimba. A conti fatti, la troppa semplificazione inficia un’esperienza che avrebbe potuto trasformare Meg’s Monster in una Perla. La campagna è composta da obiettivi principali e secondari. Le missioni opzionali, contrassegnate da un punto esclamativo verde, sono sottotrame brevi e da godersi durante la run in quanto non recuperabili in un secondo momento.

Il motore grafico che muove i pixel di Meg’s Monster è l’Ebitengine, progetto Open-Source che consente di sviluppare titoli di buona qualità. Noi abbiamo giocato l’opera su Nintendo Switch che indubbiamente, grazie allo schermo OLED, restituisce in portabilità un’esperienza dai colori vividi oltre che una più che buona fluidità delle immagini. Non ci ha convinto del tutto il comparto sonoro, di ottimo livello sotto il profilo strettamente tecnico ma alcune tracce mancano della componente memorabile che ci si aspetta da un maestro come Reo Uratani, compositore dietro a titoli del calibro di Monster Hunter e Atelier Ryza 2 (CLICCATE QUI per la review). Infine una menzione d’onore va fatta alla localizzazione in italiano, di certo rilevante considerata la natura squisitamente indie del titolo.

In conclusione Meg’s Monster ci ha convinto, al netto di un gameplay troppo semplificato. Vogliamo però aggiungere una considerazione personale: durante l’avventura la narrazione potrebbe risultare “pesante” per giocatori particolarmente sensibili a determinati temi, in quanto in alcune fasi dell’avventura avvicinare due parole come “mostro” e “bambino” potrà generare inquietudine in alcune persone . Ma, siccome si parla di videogiochi, e nel caso specifico di Meg’s Monster di un’opera d’arte pseudo-astratta, vi invitiamo a dare il giusto peso ad un gioco che vuole essere sia carino, sia dolce ma anche inquietante e riflessivo.
POWER RATING:
8.0/10
“Meg’s Monster è di fatto un’avventura grafica fortemente incentrata sulla narrazione, ottima l’idea di implementare una componente in stile JRPG con combattimenti a turni ma il tutto finisce per essere poco incisivo nell’ecosistema del gioco, bisognava osare di più.”
PRO:
+ Storia di buon livello
+ Caratterizzazione dei personaggi
+ Buona l’idea dei combattimenti a turni…
CONTRO:
-…ma realizzata in maniera troppo basilare

Una risposta a "#Review: #MegsMonster – Un‘ avventura “mostruosamente” emozionante"