Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da Bethesda / Tango Gameworks
-Versione Testata: Xbox Series X
-Disponibile per: Xbox Series X|S, PlayStation 5, PC

Bethesda e Tango Gameworks, dopo il successo su PlayStation 5, portano la spettrale Tokyo infestata da Yokai anche su Xbox!

Vogliamo iniziare questa review con una rivelazione: ci siamo innamorati di questo Ghostwire Tokyo, (pen)ultima produzione del binomio Bethesda/Tango, e precedentemente esclusiva PlayStation/PC. Ci siamo innamorati, dicevamo, e non tanto per meccaniche di gameplay rivoluzionarie, tecnologia allo stato dell’arte o qualsivoglia altro metro di giudizio possa venirvi in mente. Nossignore. Ci siamo innamorati perché la rappresentazione virtuale di Shibuya, una delle aree più famose di Tokyo, è resa in maniera assolutamente incredibile. Non stiamo nemmeno riferendoci a luoghi iconici come lo Shibuya Scramble (l’ormai leggendario incrocio al centro del quartiere reso famoso da decine di giochi, film, anime e manga) o altri, ci siamo innamorati perché Ghostwire: Tokyo permette di vivere in prima persona la quotidianità di un popolo e di una cultura che, nel 2023, continua a risultare quasi aliena alla maggior parte di noi. Gli appartamenti, i vicoli, gli host-bar, gli hotel, i kombini (piccoli supermercati), sono tutte realtà che a parte la serie di Yakuza (CLICCATE QUI per la recensione dello splendido Like a Dragon) o quella di Persona, nessuno sviluppatore era stato in grado di riprodurre fedelmente. Andiamo però con ordine, e iniziamo a disquisire del gioco iniziando come di consueto dalla trama.

Ghostwire: Tokyo (GT, da ora) apre con il nostro protagonista, tale Akito, in sella alla sua motocicletta, impegnato in una folle corsa contro il traffico della capitale Nipponica a seguito di una telefonata dall’ospedale dove la sua sorellina è ricoverata. Nel mentre, qualcosa di inquietante sta lentamente prendendo l’iconico quartiere di Tokyo sotto la sua ala misteriosa: una densa e fitta nebbia che, al contatto con le persone, le fa scomparire. E’ un furgoncino impazzito (con il suo guidatore scomparso) quello che va a scontrarsi con la moto di Akito, facendolo carambolare sull’asfalto in fin di vita. Fortunatamente però, una entità incorporea si impossessa del corpo del nostro protagonista poco prima che lo stesso spiri definitivamente: E’ KK, e vi accompagnerà per tutto il gioco, donandovi una gamma di poteri impressionanti e soprattutto una seconda chance per sconfiggere “L’uomo con la maschera da Hannya”, la mente dietro a questo spaventoso evento che, oltre ad aver ridotto la popolazione di Tokyo a una sola persona (Akito) avrà come obiettivo principale anche la povera sorella del protagonista, che si rivelerà un catalizzatore fondamentale per la riuscita del suo malvagio piano.

Dovessimo dare un voto a questo GT solo ed esclusivamente per la sua atmosfera, sarebbe un 10 tondo, tanti saluti, e fine della recensione. Questo perché come accennavamo nel capitolo introduttivo, Tango Gameworks è stata maestra nel creare un titolo assolutamente coerente con quanto menzionato nel titolo: Il gioco è ambientato a Tokyo? Bene, deve avere la migliore rappresentazione di Tokyo di tutti i tempi. E non si è nemmeno fermata a quello, perché GT sarà pieno zeppo di rimandi alla cultura giapponese, al suo folklore, la sua mitologia, e perché no, alla sua quotidianità, a quella routine che per noi occidentali è ancora fonte di stupore. Cosa intendiamo per quotidianità? Ecco qualche esempio: le macchinette per le bevande ad ogni angolo della strada, i cibi stessi (ricordatevi, il Giappone non è solo sushi e anzi, per assurdo nemmeno i giapponesi ne mangiano tanto o spesso, se non per occasioni speciali. NdP), la conformazione degli appartamenti e delle abitazioni… é tutto leggermente diverso dalla nostra realtà, ed unitamente alla premessa alla base del gioco, ovvero demoni, spiriti, maledizioni ed altre entità in giro per una metropoli deserta, riesce a creare un connubio assolutamente, deliziosamente e spaventosamente irresistibile.

In termini di gameplay, ad una prima occhiata verrebbe da bollare Ghostwire: Tokyo come un First Person Shooter. Sbagliatissimo. In comune con il genere ha solo ed esclusivamente la visuale in prima persona. GT va invece classificato come action-RPG, dato che l’esplorazione del mondo di gioco, il completamento di missioni primarie e secondarie e tutte le varie (e numerosissime!) attività extra doneranno ad Akito punti esperienza che, una volta raggiunto un determinato punteggio, lo faranno salire di livello, garantendogli punti abilità da spendere in potenziamenti per gli attacchi, nuove abilità ed altro ancora. Il combattimento vero e proprio sarà basato sui poteri che KK ha donato ad Akito: il giovane potrà quindi attaccare con veloci attacchi a base di vento, potenti lame d’acqua ottime per gestire folti gruppi di yokai, e per finire lenti ma precisissimi e potentissimi attacchi a base di fuoco, utili per eliminare o indebolire in relativa sicurezza gli spiriti più forti. Non è finita. Ognuno di questi tipi di attacco avrà a disposizione alcune variazioni, come attacchi caricati o l’equivalente delle “Super” dei nostri amati Fighting games (pensavate che non avremmo fatto un riferimento anche qui? NdP).

Non sarà tutto focalizzato sull’attaccare a testa bassa ogni singolo yokai che vi capiterà a tiro. Sarà possibile difendersi dagli attacchi premendo il tasto dorsale sinistro ed addirittura negare completamente i danni producendosi in una parata perfetta, attivabile premendo il tasto sopramenzionato letteralmente all’ultimissimo momento. Rischio/ricompensa, adoriamo meccaniche simili. Saranno poi disponibili vari talismani dagli usi più disparati. Alcuni vi aiuteranno in combattimento stordendo gli spiriti o creando cespugli spirituali dietro cui nascondervi (non stiamo scherzando. NdP), creare correnti ascensionali in grado di lanciarvi verso altezze strabilianti così da raggiungere agilmente gli edifici più alti, vediamo come la creazione Tango Gameworks fornisca un arsenale di tutto rispetto per gestire quel sandbox virtuale della capitale Nipponica che potremo goderci in Ghostwire.

Come avete potuto notare leggendo fino a questo punto, abbiamo lanciato lodi sperticate verso il titolo in esame, ma va fatto notare come, pur di livello eccellente, anche Ghostwire abbia la sua serie di problematiche. In primis il sistema di combattimento sopramenzionato non è proprio un esempio di “adattabilità”, e anzi risulterà abbastanza rigido durante le sezioni più complicate. Sempre in termini di gameplay, va fatto notare come l’approccio stealth, pur presente, non sia esattamente consigliabile. Spesso e volentieri l’IA nemica sarà in grado di vedervi da decine di metri di distanza, così come non accorgersi della vostra presenza nonostante siate nel loro campo visivo. Peccato. Non solo, se da una parte è encomiabile la mole di contenuti presente nel titolo, va detto che il tutto segue un leitmotiv decisamente demodé, visto che si rifarà al tristemente famoso modus-operandi che abbiamo imparato a conoscere e successivamente odiare grazie a titoli come Assassin’s Creed, FarCry e compagnia danzante: il dover sbloccare punti di interesse che a loro volta daranno accesso a nuove aree della mappa principale. Arcaico, considerato che esistono giochi come The Legend of Zelda: Breath of the Wild (e prima ancora, il prezzemolino Skyrim o altre opere di Bethesda), dove l’intero mondo di gioco è a disposizione degli utenti immediatamente dopo la fine del filmato introduttivo.

Tirando le somme, siamo di fronte ad una creazione che, riteniamo, ai tempi del lancio originario non ha goduto del successo che si merita. Ora, arricchita ed impreziosita dall’aggiunta dell’upgrade gratuito “The Spider’s Thread” (La tela del ragno, per i meno anglofoni) raggiunge nuovi standard grazie a cutscene espanse, nuove missioni, una intera nuova modalità ed altro ancora, e va a porsi come una esperienza assolutamente imperdibile per chiunque ami non solo il tema del Giappone con tutto quello che si porta dietro (folklore, usanze, stile, ecc.), ma anche e soprattutto per gli amanti del bel videogiocare. Tango Gameworks si conferma ancora una volta uno studio di sviluppo assolutamente di prima categoria.

POWER RATING:
9.0/10
“Bello, bellissimo. Ghostwire: Tokyo non solo è una finestra su una cultura affascinante, ma è anche un videogame nel senso più stretto del termine in grado di suscitare una vasta gamma di emozioni. Promosso.”

PRO:
+Meccaniche di gioco variegate e stratificate, per tutti i gusti
+Trama ben scritta, con personaggi decisamente interessanti
+Tokyo è ricreata in maniera sublime
+Tantissimi contenuti, ora più che mai grazie a The Spider’s Thread

CONTRO:
-Gameplay un po’ “rigido” (combattimenti) o calibrato approssimativamente (stealth)
-Sbloccare l’intera mappa di gioco segue un concept ormai datato

Posted by:Powerwave83

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