Di Redazione PW83
-Codice Review fornito da Bandai Namco
-Versione Testata: Nintendo Switch
-Disponibile per: PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch, PC
Il primo capitolo della fortunata serie antologica horror sviluppata da Supermassive Games sbarca su Nintendo Switch!
Quattro anni dopo il debutto, il capitolo iniziale della fortunata serie horror sviluppata da Supermassive Games, lo stesso studio dietro a Until Dawn e The Quarry, arriva su Nintendo Switch, portando con sé gli aggiornamenti pubblicati sulle altre console, ovvero il capitolo giocabile esteso Flooded e la modalità di gioco Curator’s Cut che aggiunge nuove scene e decisioni. Sarà valsa la pena aspettare tutto questo tempo?

Se ricordate, e soprattutto se siete nostri lettori, saprete che abbiamo già recensito su queste pagine alcuni dei capitoli della Dark Pictures Anthology, nello specifico il bel House of Ashes (CLICCATE QUI per la recensione) e il capitolo conclusivo della prima stagione, The Devil in Me (CLICCATE QUI). E’ una sensazione vagamente bizzarra tornare a parlare del primo capitolo, una sorta di salto indietro nel tempo, ma tutto casca a fagiolo perché pur non avendolo recensito (nel 2019 PW83.com non esisteva), lo giocammo da semplici utenti, cosa che ora ci da un grosso vantaggio nell’analisi di questo porting.

Citiamo da uno dei nostri articoli precedenti: “L’Antologia di Dark Pictures ruota attorno ad un modus operandi ormai ben definito: Il Curatore, un enigmatico personaggio che, di volta in volta, introdurrà i giocatori al capitolo in oggetto, e la primaria meccanica di gameplay che ormai abbiamo imparato a conoscere dall’originale Until Dawn: la possibilità di decidere il destino dei personaggi sulla base dei comportamenti e delle scelte effettuate durante l’avventura, dove scegliere una risposta, o non scegliere affatto, può portare ad una (spesso orrifica e brutale) fine.” Quanto esposto vale in misura ancora maggiore se si va ad analizzare questo Man of Medan, in quanto incipit dell’intera antologia.

The Dark Pictures Anthology: Man of Medan è ambientato quasi interamente in mare aperto, e più nello specifico sul relitto di un’enorme barca abbandonata. Liberamente basato sul mistero reale della SS Ourang Medan (Ourang, scritto anche Orang, significa “uomo”, “persona” in Malese/Indonesiano: da qui il titolo del gioco), che naufragò alla fine degli anni ’40 dopo che il suo intero equipaggio venne annientato in circostanze misteriose. Il gioco aprirà le danze con un flashback proprio durante quegli eventi in cui si impersonerà uno dei marinai dell’imponente imbarcazione, prima di passare al cast vero e proprio che ci accompagnerà fino alla fine dell’avventura. Parlando di questi personaggi, avremo l’affascinante ma insicuro Alex, il suo fratello minore Brad, la ricca e socievole compagna di Alex, Julia, l’odioso ma ben intenzionato fratello di Julia, Conrad, e per finire Fliss, il capitano della Duke of Milan, la piccola barca che i quattro hanno noleggiato all’inizio della storia.

In termini di gameplay, c’è ben poco da dire se avete già giocato uno dei capitoli precedenti. Se invece siete nuovi al genere, sappiate che nei titoli di Supermassive il giocatore impersonerà a rotazione diversi personaggi giocabili, e tramite le loro interazione plasmerà l’esito dell’avventura. Alleanze, tradimenti, scelte e decisioni difficili saranno all’ordine del giorno. Vi sono poi i QTE, utilizzati come di consueto per rappresentare le scene d’azione più complicate (non dimenticate che fondamentalmente questi titoli sono poco più di film interattivi). A volte dovrete premere ripetutamente un tasto, a volte si tratterà di una pressione singola al momento giusto, a volte dovrete muovere un mirino, e spesso, spessissimo, dovrete interagire con collectibles da raccogliere ed oggetti da azionare per sbloccare segreti o far progredire la trama. Per il resto, nulla di trascendentale, si dovrà semplicemente esplorare lo scenario di gioco. Sappiamo che sembra estremamente strano da dire, ma il gameplay non è il punto di forza dei giochi di Supermassive Games e paradossalmente non vuole esserlo. Sono le scelte, a farla da padrone. Una risposta (non esiste il giusto e sbagliato, ma solo il contestuale), il non agire e lo sbagliare saranno tutti fattori che andranno a contribuire al tipo di epilogo ottenibile. Sarà possibile salvare tutti i protagonisti, salvarne uno solo, salvarne alcuni e addirittura decimare l’intero party. Questo gioca a favore della rigiocabilità del titolo, e variare le scelte effettuate durante il primo playthrough porterà a finali sicuramente differenti. Encomiabile.

Veniamo ora al lato tecnico, da sempre uno dei punti più… opinabili delle produzioni Supermassive. Per quanto impressionanti sul profilo più strutturale ed architettonico infatti, il problema dei giochi in esame è sempre stato da ricercarsi nelle animazioni, cosa strana se si pensa a quanto importante sia per Supermassive la ricerca della fedeltà cinematografica grazie all’uso del motion capture. Purtroppo Man of Medan non fa eccezione, ed il problema anzi si va ad ampliare anche in quelli che erano i punti di forza precedenti per via delle limitazioni tecniche di Nintendo Switch. Durante il nostro test infatti, abbiamo avuto la sfortuna di assistere ad ogni sorta di “peripezia” (purtroppo in senso negativo) grafica. Animazioni mancanti, texture caricate clamorosamente in ritardo, modelli poligonali dai contorni seghettati, e tempi di caricamento forzatamente ed enormemente più lunghi rispetto alle precedenti versioni per PlayStation ed Xbox.

Tirando le somme, siamo di fronte a un titolo oggettivamente difficile da valutare. Da una parte, l’annuncio a sorpresa di questo Man of Medan farà la gioia dei giocatori su Switch, dato che fino ad ora nessun titolo di Supermassive aveva mai bussato in casa Nintendo, mentre dall’altra, per quanto possiamo capire la difficoltà di trasporre un titolo tecnicamente natio per console ben più potenti di quella ibrida Nintendo, abbiamo tra le mani un gioco che troppo spesso inciampa e si perde in sciocchezze: cosa strana, se si pensa che su questa stessa console, forse per via di qualche miracolo o per pura magia, riescono a girare mostri come The Legend of Zelda: Breath of the Wild e DooM (2016). Staremo a vedere se la situazione migliorerà quando (ma soprattutto “se”) verranno pubblicati anche i restanti capitoli della Dark Pictures Anthology.
POWER RATING:
6.5/10
“L’esordio di Supermassive su Nintendo Switch è come i due lati della proverbiale moneta: da una parte abbiamo un comparto tecnico piuttosto traballante, dall’altra finalmente anche l’utenza Nintendo potrà gustarsi le ottime atmosfere del titolo. Consigliato agli amanti più hardcore dell’ horror-gaming.”
PRO:
+Ambientazione e premessa ottime
+Rigiocabilità
+Venduto a prezzo budget
CONTRO:
-Comparto audio in lingua italiana disastroso: giocatelo in inglese
-Animazioni poco convincenti
-Transizioni tra scene senza continuità
-Tecnicamente traballante