Di Redazione PW83

-Codice Review fornito da Invader Studios
-Versione Testata: Xbox Series X

-Disponibile per: PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S, PC

Gli italianissimi Invader ritornano con Daymare: 1994 Sandcastle, sequel dell’apprezzatissimo Daymare 1998. Tutti i segreti nella nostra review!

Non stavamo nella pelle al pensiero di recensire questo Daymare: 1994 Sandcastle, sequel di quel Daymare 1998 che testammo ormai più di tre anni fa (CLICCATE QUI per la review). Sviluppato dall’italianissimo team di Invader Studios, in provincia di Roma, il primo titolo fu decisamente importante per svariati motivi: iniziato come “passion project”, alla sua concezione i ragazzi di Invader stavano fondamentalmente creando un remake di Resident Evil 2 addirittura prima di Capcom. Successivamente, trasformarono quel prototipo proprio nel Daymare 1998 che conosciamo ed amiamo. Ora, ci troviamo a recensire il secondo episodio, che fungerà altresì da prequel del titolo originale. Siete pronti?

Iniziamo come di consueto dalla trama. Ambientato 4 anni prima degli eventi di Daymare 1998, come si può facilmente intuire dal titolo, il Sandcastle del titolo si riferisce al nome in codice che il team H.A.D.E.S. ha dato alla missione in corso, ovvero infiltrarsi in un tecnologicamente avanzatissimo impianto di ricerca situato sotto la famosa Area 51 in Nevada per recuperare una valigetta contenente informazioni compromettenti su qualcosa di grosso, talmente grosso che addirittura il Presidente degli Stati Uniti sta cercando di insabbiare. Chiaramente, nulla di quanto programmato andrà come previsto e la nuova protagonista, tale Dalila Reyes, si troverà impegolata in un mix mortale di complotti, trappole mortali, e mostri assassini.

Parlando del gioco in sé, ed evitando ogni tipo di spoiler per non rovinarvi la sorpresa, possiamo annunciare sin da subito come Invader abbia fatto passi da gigante in tutto quello che riguarda il comparto tecnico. Particolare menzione va fatta ai modelli poligonali dei personaggi, in particolar modo quello della protagonista Reyes, ma anche in termini di worldbuilding il nuovo capitolo della saga non delude. Magari non saremo ancora ai livelli di pseudo-fotorealismo riscontrabili nei remake di Resident Evil 2Resident Evil 3 e Resident Evil 4, per non parlare dei fantascientifici, come ambientazione ma anche come realizzazione tecnica, Dead Space Remake o Callisto Protocol, ma messo a fianco di Daymare 1998, Sandcastle è tutt’altra storia. Tutto è elevato alla N, con un upgrade qualitativo equivalente al passaggio ad una nuova generazione. Se poi si considera che buona parte del gioco è ambientato in una base sotterranea (un po’ come The Hive, visto nel primo film di Resident Evil), va dato credito ai level designer di Invader per la varietà degli ambienti visitabili nel gioco. Un compito non da poco considerando le “limitazioni” concettuali di una ambientazione quasi prevalentemente sotterranea. Tra questi ambienti uno in particolare, siamo sicuri, vi lascerà a bocca aperta: Un po’ perché vi farà realizzare la vastità del complesso sotterraneo, con tutto quello che comporta un simile avvenimento, un po’ per la sorpresa di trovare qualcosa di così lontano dal proprio elemento. Molto bello.

In termini di gameplay, abbiamo potuto apprezzare il lavoro di snellimento svolto da Invader. Addio alla complicata gestione dell’inventario del primo capitolo, a favore di una configurazione più moderna ed in linea con la concorrenza. Dove veramente Sandcastle si differenzia dal primo capitolo e soprattutto dagli altri survival horror però, é nell’uso del Frost-Grip, una sorta di bracciale alimentato ad azoto liquido che vi permetterà di rallentare i nemici, risolvere enigmi, e scovare segreti nel mondo di gioco. Non solo, nel caso veniste afferrati da uno dei suddetti nemici, premendo lo stick di destra potrete produrvi in una devastante esplosione criogenica, congelando tutto quello che vi sta attorno e dandovi un attimo di respiro per riposizionarvi, fuggire o elaborare una nuova strategia. Per quanto concerne il resto il gunplay del titolo con il fucile a pompa e la mitraglietta di ordinanza equipaggiate da Reyes si sono dimostrate migliori rispetto a quanto provato nella demo di un mese fa. Tutto nella norma il resto, se non che spesso ci è capitato di mancare qualche colpo per un eccessivo ondeggiare della telecamera di gioco. Nulla di irrisolvibile, in ogni caso. Ora, parlando dei nemici, nel gioco ne incontrerete diversi e capirete immediatamente come abbiano ben poco da spartire con quelli del primo capitolo. Il tutto ruoterà attorno a globi di energia di provenienza sconosciuta, in grado di possedere ed animare i cadaveri. Questa premessa getta le basi per una meccanica di gioco decisamente interessante: fin quando anche solo un cadavere sarà presente nell’area che state esplorando, non potrete considerarvi al sicuro (a ben vedere non sarete mai al sicuro in D94, ma avete capito il concetto). La soluzione, oltre al polverizzare letteralmente qualunque cosa stia correndo o strisciando verso di voi, munizioni permettendo, sarà quella di colpire i sopramenzionati globi di energia durante la transizione tra un cadavere e l’altro. Fidatevi, ben più facile a dirsi che a farsi. Prima di passare oltre: non pensiate che la presenza dei nemici sia limitata esclusivamente alla presenza di cadaveri, visto che i simpaticoni potranno anche teletrasportarsi dal nulla, grazie agli esperimenti super-segreti che stavano conducendo nelle profondità dell’ Area 51. Chiaramente poi, incontrerete anche altre aberrazioni sul vostro cammino, tra cui una fastidiosissima variante in grado di assordarvi e una mostruosità che avrà la brillante idea di assalirvi in una stanza dove il Frost Grip funzionerà a singhiozzo: come se dover gestire globi di energia in grado di rianimare i morti non fosse abbastanza!

Veniamo ora alle note negative che, pur essendo poche e fondamentalmente di scarsa rilevanza nel grande schema delle cose, sono oggettivamente presenti. Noi abbiamo testato il gioco su Xbox Series X, e purtroppo abbiamo dovuto constatare un caricamento tardivo delle texture decisamente marcato: modelli poligonali dei personaggi, modelli delle strutture, nulla è al sicuro. E’ un po’ un peccato, perché va a minare quanto di buono realizzato dai ragazzi di Invader con questo capitolo che, lo ripetiamo, é un innegabile passo avanti rispetto a D98, oltreché un importante biglietto da visita per il futuro. Per il resto, come già accennato, nulla di trascendentale, e in linea di massima D94 funziona decisamente bene.

Tirando le somme, Daymare: 1994 Sandcastle é un prodotto di tutto rispetto che farà la gioia di chi è in cerca di un nuovo survival horror ben fatto e divertente. Il comparto audio è ottimo, con una colonna sonora tematicamente azzeccata che ci ha portato alla mente diverse produzioni iconiche (una su tutte The Thing, di Carpenter), ed il tutto coadiuvato da una recitazione degli attori decisamente sopra le righe, ma contestualmente perfetta. Tecnicamente poi, come abbiamo già detto, D94 é un enorme passo avanti rispetto a D98, sia che si parli di modelli poligonali che di ambientazioni. Insomma, se state cercando qualche “spavento di fine estate”, non cercate oltre: D94 é il gioco che fa per voi.

POWER RATING:
8.5/10
“Daymare: 1994 Sandcastle prende quanto di buono ottenuto con Daymare 1998 e lo eleva a nuovi standard. Un miglioramento su tutti i fronti: Bravissimi Invader Studios!”


PRO:

+Meccaniche di gioco interessanti: il Frost Grip è una bella idea
+Dalila Reyes è una protagonista gradevole da impersonare
+Tonnellate di riferimenti ed easter eggs
+Ottimo level-design
+Comparto audio

CONTRO:
-Troppi caricamenti tardivi delle texture

Una replica a “#Review: #Daymare1994Sandcastle – Basi segrete, intrighi, e #horror!”

  1. Ottima recensione, complimenti PW83. Sicuramente andro’ ad acquistare il titolo, magari la limited edition!!!

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